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Tra gratuità e carità: l’esperienza del Banco Alimentare Marche

San Benedetto del Tronto | Conversazione con Viviana Ruggeri, responsabile del deposito di San Benedetto del Tronto.

di Michela Galieni

Banco Alimentare


V. R.: - Sono contenta di far conoscere la storia del Banco Alimentare, l’amicizia, le preoccupazioni e lo spirito che lo alimentano. Brevemente, ecco come è iniziata la nostra avventura! La mia esperienza inizia nel ‘97 come volontaria nella prima colletta alimentare nazionale. Nel‘98 sono stata provocata ad iniziare un rapporto con il Banco Alimentare: durante una conversazione con le suore di Porto d’Ascoli - come era successo altre volte - è emersa la necessità di aiutarle ad affrontare un periodo di difficoltà. Da lì abbiamo iniziato un lavoro diretto con la sede del Banco Alimentare di Pesaro rendendomi disponibile in una rete di rapporti umani ad organizzare il trasporto delle derrate alimentari che gli enti della nostra zona dovevano andare a prendere nel magazzino di Fano.

D: - Il magazzino del Banco Alimentare di San Benedetto del Tronto è sito presso il Centro agro alimentare. Come è iniziata questa collaborazione?
V. R.: - In quel periodo mio marito era direttore della Compagnia delle Opere Marche Sud (Pompei Nazzareno, n.d.r.) ed aveva conosciuto l’allora direttore del Centro Agro Alimentare Piceno, Dott. Elio Spinozzi. Insieme con lui nel 1999 abbiamo iniziato a pensare all’eventualità di organizzare e gestire un deposito a S. Benedetto del Tronto. In questo modo avremmo facilitato il lavoro di molti enti caritativi ed associazioni locali che si rifornivano delle derrate alimentari a Fano, affrontando disagi e spese per il trasporto. Così ne parlammo con il presidente del Banco Regionale Marco Montagna e con i nostri amici della Compagnia delle Opere di Porto S. Giorgio. Con grande soddisfazione nel 2001 inaugurammo il nuovo deposito presso il Centro Agroalimentare di San Benedetto del Tronto (CAAP). Da quel giorno il nostro punto d’incontro è sempre stato sempre presso il Centro, con un contratto di comodato gratuito. Nel tempo la realtà effettiva ci ha chiamati ad occuparci in maniera sempre più costante di tante altre questioni che hanno necessitato di spazi di magazzino adeguati. Per questo recentemente abbiamo traslocato in un locale molto più grande, adeguato alle nuove e future esigenze della nostra attività caritativa.

D: - La realtà effettiva quindi si è ampliata, immagino coinvolgendo nuove persone e nuovi enti e di conseguenza nuove esigenze da parte di chi ha bisogno del vostro effettivo aiuto e sostegno.
V. R.:- Esattamente! Negli ultimi due anni le richieste di aiuto al Banco Alimentare sono aumentate e con esse anche il numero di enti che ne usufruiscono. Attraverso differenti tipologie di iniziative è aumentata la visibilità sia della Colletta Alimentare che del nostro magazzino locale, creando una maggiore stima verso di noi. Ci siamo così resi conto che la quantità di prodotti alimentari, pervenuta dalle aziende convenzionate con il Banco di Pesaro, con il Banco dell’Emilia Romagna e la Comunità Europea, cominciavano a scarseggiare rispetto al numero sempre crescente delle richieste. Neppure la Colletta alimentare - a fine novembre nei supermercati - riusciva a coprire le esigenze per tutti i mesi, pur incrementando di anno in anno i quintali raccolti.

D:- Come avete sostenuto le crescenti richieste di sostegno da parte degli enti, divenuti ormai numerosi?
V. R.:- Stimolati da questa esigenza effettiva, abbiamo realizzato che ci troviamo nel principale distretto agro-alimentare della Regione Marche e del Centro Italia - ricco di aziende che lavorano sia il secco che il surgelato -. Di conseguenza abbiamo iniziato a contattare le azienda alimentari locali stimolarli a donare i loro prodotti in eccedenza, in modo da incrementare la distribuzione agli enti.

D:- Come si è realizzata tale iniziativa?
V. R.: - L’idea di contattare tali aziende si è concretizzata tramite un passa parola tra amici che conoscevamo direttamente o tramite gli amici che sin dall’inizio ci hanno sostenuto. In breve tempo il progetto di recupero delle eccedenze si è allargato al coinvolgimento di molte imprese del comparto sia dei freschi sia dei surgelati, che ci ha permesso di conoscere diversi imprenditori del settore allargando così la rete di contatti.

D:- Dunque il progetto di recupero delle eccedenze estendendosi e coinvolgendo molte imprese locali, avrà sicuramente richiesto una ulteriore disponibilità di manodopera e di sostegno. Da chi è affiancata in questi cambiamenti ed evoluzioni?
V. R.: - Intorno al progetto di recupero delle eccedenze nel ns. Distretto Agro Alimentare si è “naturalmente” creato un gruppo di lavoro: oltre l’opera di coordinamento e sviluppo infatti, ci sono diverse persone che aiutano nel lavoro di trasporto e magazzino. Inoltre siamo sempre affiancati dalla presenza di tanti che ci sostengono e che ci vogliono bene, come gli amici di San Benedetto, gli amici di Imola, di Pesaro, il presidente del Banco M. Montagna, il direttore Giampaoli, la segretaria Paola, il Presidente del club amici del BA, il sig. Giovanni Lucci, la Compagnia delle Opere, il club Papillon. Tutti siamo profondamente convinti che non abbiamo l’esperienza e la professionalità sufficienti, ma che con la nostra appassionata adesione al banco riusciremo ad ottenere sempre maggiori risultati. Nel conoscere le aziende abbiamo inoltre incontrato degli imprenditori che hanno mostrato oltre al buon cuore anche una grande responsabilità verso chi ha bisogno coinvolgendosi spesso personalmente e coinvolgendo i loro dipendenti. Questi ci hanno aiutato fino a desiderare di far conoscere in altri luoghi la nostra esperienza (parrocchie, movimenti, associazioni, etc).

D:- Da quello che ci racconta l’attività del magazzino si è ampliata a macchia d’olio coinvolgendo più di una realtà, da professionisti a semplici volontari. Come siete riusciti a coinvolgere le imprese?
V. R.: - Semplicemente, le imprese si sono rese disponibili poiché hanno compreso che un impegno caritatevole, svolto con serietà, comporta sempre anche un ruolo sociale. Per questo la Fondazione Banco Alimentare ONLUS offre alle aziende una possibilità di condivisione, per svolgere attività inerenti alla Responsabilità Sociale d’impresa, ponendosi come legante tra la forza produttrice e il territorio e per contribuire alla lotta contro la fame e la povertà in Italia. Credo che crescendo l’opera del banco, sia indispensabile prendere a cuore la Responsabilità Sociale dell’Impresa, diventando questo il terreno da sondare per mantenere costanti gli approvvigionamenti dall’industria agroalimentare .

D:- Come intendete sviluppare nel tempo la collaborazione con le imprese?
V. R.: - Forti della loro collaborazione nel tempo, in concomitanza con l’esigenza primaria di raccogliere per tutto l’anno le eccedenze dalle aziende, abbiamo pensato di proporre loro quella che chiameremo COLLETTA AZIENDE. Attraverso questa iniziativa vogliamo sollecitare il bisogno di tutti, anche di chi dona piccole quantità per incrementare sia i prodotti donati, sia il numero di imprenditori che ancora non conoscono la rete del Banco Alimentare. Una volta l’anno e nell’arco di una settimana, le imprese potranno donare prodotti alimentari di loro produzione. Speriamo che questa iniziativa ci aiuti a conoscere altre imprese che possono durante l’anno chiamare il BA per ritirare le loro eccedenze alimentari.

D:- Ci sono precedenti per questa iniziativa? Qual è l’obiettivo che intendete trasmettere attraverso la colletta aziende?
V. R.: - Si tratta di un’iniziativa senza precedenti a livello europeo, il cui obiettivo, sempre presente nei progetti della Fondazione Banco Alimentare onlus è quello educativo: facendo leva sulla carità e sulla gratuità si chiede a chi ha di più, di dare a chi ha di meno.

D:- In conclusione, qual è la sua testimonianza umana? Cosa le ha dato il vissuto in una realtà che molti immaginano ma che forse ancora pochi vivono in prima persona?
V. R.: - La nostra esperienza dimostra che qualsiasi lavoro può offrire l’occasione di aiutare l’altro, così, dal professionista al disoccupato, tutti possono fare tanto per coloro che vivono nel bisogno, mettendosi in gioco in prima persona. Ho imparato che la carità è una legge senza confini: non è dare o pretendere di risolvere i bisogni ma condividere la vita dell’altro, affrontando insieme un bisogno concreto che non è solo il mangiare o il lavoro, che sono certo delle priorità, ma anche il desiderio di un rapporto, la realizzazione del proprio io, capire il senso della realtà. Questa sarà la mia occupazione e preoccupazione nel tempo a venire: voler coinvolgere chiunque in questa opera.

28/10/2005





        
  



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