Non comprate quel libro
San Benedetto del Tronto | E' domenica, vado in edicola a comprare i giornali. Una notizia mi ferisce dalla prima pagina di un quotidiano locale: "Centomila euro per Ahmetovic. I soldi da Corona per i diritti del libro sulla strage di Appignano"...
di Antonella Roncarolo

Fabrizio Corona
Come Felix, il protagonista di Alice nella città di Wenders, ho dormito nei motel della Route 66, dove sempre campeggia, su uno squallido mobiletto di formica, una lussuosa e moderna televisione.
Era una delle mie prime mattine negli Usa, dal letto accendo la tele e compare la sigla di "Good Morning Utah", il telegiornale dello Stato dove mi trovavo in quei giorni.
Prima notizia.
"Solo mezz'ora fa c'è stato un terribile incidente davanti la scuola elementare di Page. Un pirata della strada ha ucciso un uomo e suo figlio mentre stavano recandosi a scuola".
Compaiono sullo schermo le immagini dei due cadaveri, ancora caldi immagino, coperti da un telo bianco, la polizia che lega i famosi nastri attorno alla scena del delitto. Poi l'inquadratura si sposta sull'inviata, una giovane giornalista che sa il fatto suo. "Ora intervistiamo l'autista della macchina assassina", urla nel microfono.
Non voglio credere ai miei occhi e alle mie orecchie. Un'intervista in diretta con l'assassino? Alzo il volume per non perdere neanche una parola, sperando ancora di non aver capito bene la lingua inglese.
Inquadrano un uomo di mezza età, visibilmente ubriaco (erano le nove di mattina), barba lunga. Nel sottopancia dello schermo compare la scritta "The driver", l'autista, e subito la domanda della giornalista sulle sue sensazioni: "sono molto addolorato, non li ho visti, sono comparsi all'improvviso, forse correvo un po' troppo"...e così via.
Tornata in Italia, racconto il fatto (che non è stato l'unico in un mese) ad amici giornalisti di più esperienza di me. Tutti, anche il direttore di questo quotidiano, mi dicono la stessa frase: non ti scandalizzare, questo modo di fare giornalismo arriverà anche in Italia, manca pochissimo.
Rifletto sui giornali e i telegiornali italiani di oggi. Notizie brevi, quasi degli spot, (la gente non ama leggere notizie lunghe, chi vuole compra i giornali di approfondimento), poche inchieste, notizie trash su divi e divette una volta relegate a giornali di basso target, oggi in bella mostra sulle prime pagine.
Ricordo le "Tre S" che fanno vendere i giornali, soldi, sesso e sangue, ma cerco di essere ottimista: la notizia, l'inchiesta, l'opinione, l'editoriale rimarranno i pilastri dell'informazione.
E' domenica, vado in edicola a comprare i giornali. Una notizia mi ferisce dalla prima pagina di un quotidiano locale: "Centomila euro per Ahmetovic. I soldi da Corona per i diritti del libro sulla strage di Appignano"
Ancora una volta non voglio credere ai miei occhi. Leggo in piedi davanti l'edicola tutto l'articolo e rimango esterefatta.
Corona, Lele Mora, persone delle quali non si dovrebbe neppure parlare, sono ancora in primo piano nelle cronache e nei fatti della nostra società. Persone, ma non dovrebbero essere chiamate tali, che dopo essere state alzate sugli altari delle cronache per storie di ricatti e corruzione di bassissimo livello, si ergono loro stessi a talent scout e editori di nuovi "scrittori", razzolando nel fango e sfruttando il dolore, questa volta purtroppo drammaticamente vero, di famiglie che hanno perso, in un attimo, per colpa di un ubriaco, i loro giovani ragazzi.
Ridiamo un senso e un peso alle parole: chiamamolo solo ubriaco e non "giovane rom disadattato da rivalutare perché straniero", questo pazzo che in una notte di aprile correva lungo la Salaria con il suo camioncino.
E voglio fare un appello ai lettori di questo giornale: quando uscirà il libro di Ahmetovic (perché purtroppo uscirà con un gran battage pubblicitario da parte di tutti i telegionali e giornali nazionali), non compratelo: è l'unica arma che abbiamo contro quest'immondizia che ci sta affogando. Facciamo che tutta l'operazione sia un fallimento in modo che non ce ne siano più.
Compriamo (e leggiamo), piuttosto, un classico: "Delitto e castigo" di Dostojevski e immergiamoci nel travaglio dell'anima di Raskolnikov, alla ricerca di un castigo e di una espiazione che vanno oltre quello dell'uomo e di Dio.
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28/10/2007
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