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Edipo re, un capolavoro ritrovato

Sant'Elpidio a Mare | Parte con la tragedia di Sofocle la stagione a Sant'Elpidio a mare. Nell'allestimento di Branciaroli la novità è l'introduzione dell'elemento educativo per il pubblico

di Laura Ripani

Parte con un capolavoro, l'Edipo re di Sofocle, la stagione teatrale di Sant'Elpidio a Mare. Due ore di spettacolo, che devono al grande tragediografo greco l'appeal, alla riduzione di Branciaroli
l'aspetto educativo e alla scelta dell'assessore Antonio Santori l'intenzione di portare sulla scena del piccolo ma gremito spazio cittadino un momento di cultura classico e di grandissimo impatto, senza concessioni alle spesso incomprensibili avanguardie.

Il destino drammatico del Re di Tebe, parricida ed incestuoso, raccontato, perlatro, anche da Piepaolo Pasolini, da oltre 2000 anni appassiona il pubblico di ogni età.
I temi che da secoli sono affrontati e messi sulla scena hanno visto, però, nell'allestimento, spartano, di Branciaroli alcuni elementi di novità.

Innanzitutto l'abbandono della centralità delle vicende erotiche per esaltare quello originario, umano.
Il plot è interrotto, a tratti, dalle riflesioni degli stessi attori che si trasformano in alunni. Ragionano sul valore dell'opera stessa e, più in generale, sulla importanza della tragedia come genere lettarario. Questo elemento da un lato rende fruibile e spiega, anche a chi è digiuno di cultura greca, gli argomenti più interessanti in una sorta di brain storming tra studenti.

Dall'altro, però, interrompono l'intensità dell'opera stessa, introducendo il pubblico in una sorta di grande aula di liceo, dove la spiegazione diventa un momento, magari atteso ed utile alla sua divulgazione, ma che limita la fruzione personale e sminuisce la cultura privata di chi la guarda. Perchè

si ritrova a fare i conti con l'indirizzo del professore che sale in cattedra e dà la linea.
L'invenzione risulta importante, comunque, per indicare le caratteristiche salienti dell'opera (il senso del doppio, il valore del destino, l'importanza della verità, la crisi della religiosità primitiva e la
decadenza dei costumi oltre al relativismo etico). E', inoltre, essenziale per attualizzare e, addirittura, respingere le interpretazioni che, dello stesso Edipo, sono state date nel corso dei secoli. Per superare, infatti, e distruggere gli stereotipi sedimentati nella critica, soprattuto degli anni
Settanta.

Come quando, in riferimento all'antagonista Creonte, gli attori-discenti dichiarano di non accettare la partitizzazione della figura, ritenuta da alcuni icona della destra intesa appunto in senso parlamentare.
L'opera di Branciaroli, comunque, ha il grande pregio di riportare l'attenzione sul vero centro della tragedia come la voleva intendere il suo creatore, vale a dire la profonda umanità, l'intelligenza dell'essere umano e l'autorità che lo caratterizzano.

Spiace, però, che si sia eliminato il senso di compassione che offre la morale dell'intera opera: Edipo, una volta aver compresi i suoi peccati, dopo aver tentato inutilmente di sfuggire al suo destino che si è comunque compiuto ed essersi accecato per espiare, non viene qui riabilitato come vuole Soflocle dalle parole dolci e ferme di un aziano del popolo.

Rimane, invece, cieco di fronte al futuro. E senza, pertanto, vedere ricreato il suo mito dopo che è stato distrutto dalle proprie cattive azioni.

07/10/2006





        
  



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