Finalmente quello che sembrava un progetto irrealizzabile è diventato voce, corpo, azione. Ha esordito venerdì sera al Teatro Cicconi di Sant’Elpidio a Mare l’Edipo Re, la prima produzione teatrale del Fermano, realizzata dall’Associazione Teatri di Marca insieme alla società di servizi elpidiense Sem Servizi. Un progetto in cui in pochi credevano all’inizio, ma che si è concretizzato mese dopo mese, ed ha visto nel grande attore e regista Franco Branciaroli il punto di riferimento di un’opera ambiziosa ma senz’altro riuscita.

Uno spettacolo innovativo, straordinariamente attuale, alla ricerca di una chiave di lettura diversa della grande tragedia di Sofocle. Un punto di vista che ha cercato di spostare l’attenzione, ed in questo è stata la grande novità, dall’incesto e dalla colpa di Edipo, il cui mondo si rovescia sulle sue spalle improvvisamente, alla ricerca di un capro espiatorio, come necessità di una società violenta per il superamento della crisi. Per comunicare questo concetto, Branciaroli si è affidato ad un coro che anziché leggere le battute originali di Sofocle, ha ripreso le riflessioni sulla violenza ed il sacro di René Girard.

Un’operazione ambiziosa, incentrata sulla convinzione che nella tragedia greca vi sia un’enorme falsificazione della realtà, una ricerca del colpevole come medicina per l’annullarsi delle differenze, che dà vita alla violenza. Edipo, insomma come vittima. Un Edipo portato in scena da un’intensa interpretazione di Alex Sassatelli, giovane di Sassuolo, ottimo protagonista, e dal suo doppio, l’acuta invenzione di Branciaroli dell’Edipo di spalle, interpretato da Riccardo Leonelli. Un protagonista doppio: da un lato l’Edipo protagonista della scena, dall’altro quello che rivive e scopre il suo passato, percorre a ritroso la propria esistenza, alla ricerca di una terribile verità. Tra i protagonisti, da sottolineare anche la Giocasta, Isabella Carloni, e Giorgio Di Bonaventura nei panni del veggente Tiresia. Molto convincente anche Marco Grossi, applauditissimo, nel ruolo del Nunzio, a pronunciare, in un divertente, improbabile linguaggio, un po’ napoletano, un po’ dialetto, un po’ maccheronico, il prologo e l’epilogo dell’opera.

Un teatro fatto prima di tutto di parole, quello di Branciaroli. Un teatro scarno, che nulla concede alle scenografie, solo tavoli e panche al centro del palco, ed ai costumi, tutti infatti in abiti moderni, ma che si concentra sui testi e sugli attori. Un teatro alla ricerca dei contenuti, intenzionato a lasciare al pubblico un messaggio forte, che pur correndo il rischio magari di appesantire un po’, e dilungarsi nelle spiegazioni, attraverso il coro svela ed interpreta sé stesso. Un esordio della stagione teatrale, quello elpidiense, segnato da una sostanziosa presenza di pubblico giovane. Una linea verde che già lo scorso anno si era delineata, e che anche quest’anno, dopo l’apertura di stagione, conferma il Cicconi come meta di una platea (ma soprattutto di una galleria) in gran parte composta da ventenni. Anche questo un buon segnale, per un esordio soddisfacente, che ha ricevuto l’apprezzamento del direttore Amat Raimondo Arcolai e dal vice presidente Eti, Ente teatrale italiano, Emanuele Banterle.