Cultura e natura, unire gli sforzi per il rilancio turistico
Castel di Lama | L'assessore Olimpia Gobbi al convegno su "Microclima del Piceno", che si è svolto sabato presso il Borgo storico Seghetti Panichi
“La ricostruzione del nostro territorio passa attraverso la sintesi di tutte le progettualità coinvolte nel tentativo di ricucire relazioni tra natura e cultura”. Si è espressa così l’Assessore alla cultura della Provincia di Ascoli Piceno Olimpia Gobbi all’apertura del convegno “Microclima del Piceno: Botanica, Bioenergia, Benessere” organizzato dall’Associazione culturale Seghetti Panichi, presieduta da Giulia Panichi Pignatelli nelle giornate di sabato 7 e domenica 8 ottobre.
“Un convegno dall’impianto ricco ed interessante – ha sostenuto poi la Gobbi - perché capace di mettere al centro del dibattito le relazioni che nei decenni si sono istaurate tra gli uomini e il paesaggio. Quello che manca è la sintesi, intesa come vera unione di sforzi ed intenti, necessaria per far convergere non solo le idee ma anche gli studi che si compiono sul territorio per elaborare un intervento mirato alla ricostruzione del rapporto che abbiamo con il nostro paesaggio”.
Molto interessanti dunque tutte gli interventi nel dibattito svoltosi a Villa Seghetti, e che ha visto la presenza di un folto pubblico affascinato dal suggestivo parco bioenergetico e interessato dagli interventi dei relatori. “Da sempre la natura è stata vista come paesaggio da incorniciare, da rappresentare nelle forme più diverse – ha detto Gloria Gradassi, critica e storica di arte contemporanea - ora assistiamo ad una vera rivoluzione in cui un fiume, un albero e un monte sono visti come prolungamento dell’uomo e dell’artista e non come semplice sfondo sul quale si sviluppano le relazioni umane”.
In questo senso l’arte può dunque servire per far maturare nell’uomo questa riflessione sull’importanza dei vivere la natura come parte di noi stessi e non come entità esterna staccata dal nostro micro-cosmo. Interessante l’intervento di Elena Di Filippo Balestrazzi, Docente all’Università di Padova che ha puntato l’attenzione sulla ricostruzione della vallata Truentina ripercorrendo la storia del territorio baciato dal fiume Tronto proponendo suggestivi documenti da Plinio ai giorni nostri mostrando attraverso foto come sia mutato il paesaggio nei secoli.
“Prima di pensare a come riqualificare un territorio così vasto – ha detto la Balestrazzi - bisogna capire come esso fosse strutturato e da cosa fosse caratterizzato nel passato. Dagli studi compiuti abbiamo la possibilità di affermare che la valle del Tronto non fosse un territorio di confine come oggi. Probabilmente il Tronto per gli argini e per la struttura che ancora conserva era un fiume navigabile e rappresentava una importante via di sbocco verso il mare. Questo significa ripensare anche al ruolo della Sentina e più in generale a tutto il paesaggio”.
“Un convegno dall’impianto ricco ed interessante – ha sostenuto poi la Gobbi - perché capace di mettere al centro del dibattito le relazioni che nei decenni si sono istaurate tra gli uomini e il paesaggio. Quello che manca è la sintesi, intesa come vera unione di sforzi ed intenti, necessaria per far convergere non solo le idee ma anche gli studi che si compiono sul territorio per elaborare un intervento mirato alla ricostruzione del rapporto che abbiamo con il nostro paesaggio”.
Molto interessanti dunque tutte gli interventi nel dibattito svoltosi a Villa Seghetti, e che ha visto la presenza di un folto pubblico affascinato dal suggestivo parco bioenergetico e interessato dagli interventi dei relatori. “Da sempre la natura è stata vista come paesaggio da incorniciare, da rappresentare nelle forme più diverse – ha detto Gloria Gradassi, critica e storica di arte contemporanea - ora assistiamo ad una vera rivoluzione in cui un fiume, un albero e un monte sono visti come prolungamento dell’uomo e dell’artista e non come semplice sfondo sul quale si sviluppano le relazioni umane”.
In questo senso l’arte può dunque servire per far maturare nell’uomo questa riflessione sull’importanza dei vivere la natura come parte di noi stessi e non come entità esterna staccata dal nostro micro-cosmo. Interessante l’intervento di Elena Di Filippo Balestrazzi, Docente all’Università di Padova che ha puntato l’attenzione sulla ricostruzione della vallata Truentina ripercorrendo la storia del territorio baciato dal fiume Tronto proponendo suggestivi documenti da Plinio ai giorni nostri mostrando attraverso foto come sia mutato il paesaggio nei secoli.
“Prima di pensare a come riqualificare un territorio così vasto – ha detto la Balestrazzi - bisogna capire come esso fosse strutturato e da cosa fosse caratterizzato nel passato. Dagli studi compiuti abbiamo la possibilità di affermare che la valle del Tronto non fosse un territorio di confine come oggi. Probabilmente il Tronto per gli argini e per la struttura che ancora conserva era un fiume navigabile e rappresentava una importante via di sbocco verso il mare. Questo significa ripensare anche al ruolo della Sentina e più in generale a tutto il paesaggio”.
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08/10/2006
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