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Oliva ascolana del Piceno, ufficializzata la Dop

Ascoli Piceno | Coldiretti Ascoli: “Un traguardo importante per tutto il territorio, poichè ci garantirà da falsi e imitazioni”

 

L’Oliva Ascolana del Piceno Dop è ufficialmente iscritta nell'Albo delle denominazioni di origine dell'Unione Europea.

“Un traguardo importante per tutta la provincia, poiché il riconoscimento comunitario va a tutelare questa tipicità dai falsi e dalle imitazioni - commenta il presidente di Coldiretti Ascoli, Marco Maroni -, mettendo in evidenza un legame con il territorio che altrimenti si rischiava di perdere a vantaggio di produzioni, spesso di carattere industriale, che nulla hanno a che vedere con la nostra oliva tenera”.

La denominazione d'origine protetta Oliva Ascolana del Piceno designa le olive, in salamoia o ripiene, prodotte nel territorio di 62 comuni della provincia di Ascoli Piceno (e di 27 Comuni della provincia di Teramo), ottenute dalla varietà d'olivo "Ascolana Tenera”.

L’oliva Dop potrà essere commercializzata “in salamoia” (dovrà avere colore uniforme dal verde al giallo paglierino con odore caratteristico di fermentato, sapore leggermente acido con leggero gusto amarognolo, fragrante e croccante in bocca con polpa piena, fine e compatta) o “ripiena” con un impasto di carni fresche bovine (40-70%) e suine (30-50%) (è tollerata l’aggiunta di carne di pollo e/o tacchino sino ad un massimo del 10%), uova, formaggio stagionato grattugiato, olio extravergine e/o strutto, vino bianco secco, cipolla, carota, costa di sedano, noce moscata, sale, farina di grano, pangrattato.

“Il prodotto finito – precisa Coldiretti Ascoli - dovrà contenere almeno il 40% in peso di oliva denocciolata”. Le olive da tavola provenienti dei territori delimitati erano conosciute dai classici latini come “Ulivae Picenae”.

I Monaci Benedettini Olivetani del Piceno furono i primi ad operare la concia delle olive e a testimoniare il carattere di un'industria locale basata proprio sulla preparazione delle olive da tavola. Le prime notizie circa la farcitura dell'oliva ascolana risalgono al 1600 periodo in cui queste una volta denocciolate, venivano riempite di erbe (olive giudee).

La ricetta attuale invece, ha origine nel XIX secolo con farcitura a prevalente base di carni, quale specialità in uso in famiglie agiate. “Il nome della denominazione di origine protetta ‘Oliva Ascolana del Piceno’ – conclude Coldiretti Ascoli - deve figurare in etichetta con caratteri chiari, indelebili e di dimensioni almeno doppie, rispetto alle indicazioni di ditta, ragione sociale ed altre, in modo da poter essere ben distinguibile. Sull'etichetta dovrà, inoltre, figurare la dicitura ‘in salamoia’, ‘in salamoia al naturale’ o ‘ripiena’ secondo la tipologia di prodotto cui si riferisce”.

14/11/2005





        
  



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