Da Fazzini a Tschumi, storie di una città incapace di disegnare il suo avvenire
San Benedetto del Tronto | Nel '69 Pericle Fazzini aveva progettato per San Benedetto un'opera artistica quasi unica al mondo. I politici e la gente si divisero ed alla fine non si fece nulla. Cambiate i personaggi, quarant'anni dopo questa città è la stessa.
di Gino Troli
Era il 1969. Pericle Fazzini, scultore già affermato a livello internazionale e figura straordinaria di artista visionario, immaginò qualcosa che poteva dare alla città di San Benedetto un'altra visibilità mondiale che non fosse quella della semplice città di villeggiatura per bagnanti pigri che alla fine degli anni '60 ci caratterizzava.
Realizzò un modello già stupendo che a guardarlo ancora oggi fa rimpiangere la perdita che la città ha subito non realizzandolo.
Vi ricordo ciò che Fazzini scriveva a proposito del Monumento al Pescatore: " una grande forma che sa di mare, che sa di barca e di gabbiani, in un gioco di acqua e di luci ...l'idea di un monumento al marinaio mi ha ispirato come un specie di sfida al mare ...Ho voluto rubare un poco di mare al grande mare per farlo vivere a contatto diretto con la nostra città. Proprio per questo ho pensato a una grande fontana che diventasse funzionante per la vita del paese. Come è abbastanza chiaro nel bozzetto questa forma monumentale vista di fronte al mare nasce da una grande vasca collegata ai bordi di cinque passerelle, due delle quali sono di accesso alle due scale che portano sopra a quattordici metri di altezza alla bella vista sul mare da cui nasce il basamento della vela".
La grande scultura doveva raggiungere i 26 metri di altezza, tutta praticabile, una presenza teatrale nella città, dinamica e drammatica, un'opera artistica quasi unica al mondo.
La città cominciò a discutere, la politica cominciò a dividersi, quelli che capiscono tutto sempre prima degli altri cominciarono a dire che San Benedetto aveva altre cose a cui pensare.
La foce dell'Albula, dove Fazzini aveva proposto di collocarla, oggi è sotto gli occhi di tutti: una palude a cielo aperto, senza senso e senza prospettiva.
Una vecchia storia. Cambiate i personaggi, cambiate i luoghi. Quarant'anni dopo questa città è la stessa. Incapace di disegnare qualunque avvenire, qualunque prospettiva, qualunque sogno.
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17/11/2008
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