Salviamo la domenica
Ascoli Piceno | Le considerazioni del Vescovo di Ascoli Silvano Montevecchi sul riposo settimanale. Luomo non è solo produttore e consumatore.
di S.E. Silvano Montevecchi*
Perché la domenica è un giorno che, mediamente, viene atteso e vissuto con gioia? Le risposte, probabilmente, possono essere diverse: per la libertà dal lavoro, la possibilità di dedicarsi alla famiglia, di visitare amici, parenti, località turistiche, far opere di solidarietà, vivere la fraternità nelle comunità cristiane.
La domenica, nata per ricordare l’accadimento più decisivo della storia - la risurrezione di Cristo -, ha trasmesso alla comunità una carica di vitalità umana e cristiana straordinaria.
I cristiani sanno bene che, se perdono la domenica, viene meno la loro identità.
Per questo non possiamo sottacere alcune situazioni negative. Le trasformazioni in atto nelle attività economiche hanno determinato in questi ultimi tempi una continua estensione degli orari di lavoro fino ad occupare il tempo della festa. Si assiste cosi, anche nel territorio della Regione Marche, ad una crescente liberalizzazione dell’apertura domenicale dei grandi centri commerciali e dei negozi al dettaglio.
Al di là dei necessari servizi che ovviamente non si possono sospendere neanche la domenica, la Commissione pastorale regionale per i problemi sociali e il lavoro ritiene che la progressiva estensione del lavoro domenicale non rispetti la dignità della persona.
L’uomo infatti non può essere ridotto alla sola dimensione economica: non è semplicemente un essere produttore e consumatore, non vive solo per lavorare e consumare.
Il lavoro nei giorni festivi stravolge le abitudini di vita dei dipendenti dei centri commerciali e degli stessi commercianti, costringendoli a rinunciare al riposo e alle esigenze della famiglia.
L’uomo in realtà non può fare a meno del tempo della festa, che è tempo per il riposo, per la coltivazione di sé, per la riflessione, per le relazioni familiari e sociali, per l’apertura alla trascendenza: la domenica è il giorno della festa.
Il Concilio Vaticano II ricorda che “i lavoratori devono godere di sufficiente riposo e tempo libero che permetta loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa” (Gaudium et spes, 57). Faccio appello alle istituzioni, ai legislatori e agli operatori economici perché siano riconsiderate le norme e il ricorso al lavoro domenicale, applicando ad esso il principio di stretta necessità.
Allo stesso tempo invito i cittadini, in particolare i cristiani, ad evitare di utilizzare la domenica per lo “shopping”: salvare la domenica dal consumismo e dalla costrizione del lavoro significa salvare l’uomo dalle nuove minacciose schiavitù e promuovere un mondo più umano e vivibile.
*Vescovo di Ascoli Piceno
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21/11/2005
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