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Gli uomini che pensano le donne come il ministro Buttiglione

| Un analisi di Armata sui comportamenti del leader dell'UDC

di Tonino Armata

“I Popolari sono maiali che andranno al macello per nutrire la sinistra. Il loro sangue serve per annacquare il sangue dei comunisti!” Era il 27 marzo 1996, l’Ulivo e il centrodestra si stavano combattendo nella campagna elettorale che avrebbe visto la vittoria di Romano Prodi. Uno scontro durissimo, ma che non aveva mai toccato eccessi così volgari.

“Imputo lo sfascio della società alle donne preoccupate del lavoro e dello stipendio ma che non si preoccupano se i figli cresceranno con il vuoto affettivo di una madre assente”.

“La donna in carriera è quella che si occupa di casa, marito e figli, coltivando nel tempo libero interessi culturali e attività sportive”.

“Sarebbe ora che tutte queste donne rampanti se ne tornassero a casa lasciando il loro posto ai tanti disoccupati padri di famiglia che non sanno come arrivare alla fine del mese”.

“Le donne lavorano non per incrementare il bilancio familiare ma per se stesse, per curare il loro aspetto fisico e comprare cibi precotti”.

“La famiglia esiste per consentire alle donne di avere dei figli e di avere la protezione dell’uomo che si prende cura di loro”.

L’ultima frase, come si sa, l’ha pronunciata col suo solito sorriso furbetto il filosofo Rocco Bottiglione, assieme all’affermazione che l’omosessualità è un peccato, irritando la commissione del parlamento europeo che ha temporaneamente sospeso la sua candidatura a commissario europeo a giustizia e libertà e sicurezza.  

Buttiglione non ha parlato a vanvera, come potrebbe pensare qualsiasi persona con un po’ di sale in zucca: per quanto le sue giacche esprimano contrizione e vita dedicate alla famiglia (con molte donne che non ama stirare), il docente di filosofia a Teramo sapeva benissimo cosa stava facendo.

Primo, fare un po’ di rumore con apparenti sciocchezze che avrebbe consentito a lui e alla folla apocalittica d’ideologi governativi e buttiglioneschi, d’inventarsi una “inquisizione anticristiana” (non si capisce perché non anticattolica), da parte del parlamento europeo.

Secondo, far contenta la nebulosa sempre più consistente di persone, per la maggior parte uomini, che stufi di prendersela con comunisti, extracomunitari e omosessuali, hanno riscoperto il nemico più classico, il satana di tutti i tempi: le donne in generale, quelle che lavorano in particolare. Massimamente pericolosa ed esecrabile quella che fa carriera, così descritta, “una rampantissima supercarrierista d’assalto, tosta, aggressiva e conflittuale, sempre sulla scaletta di un aereo con la ventiquattrore in mano e il coltello fra i denti”.

Questa idea è cominciata a circolare da poco di un anno: prima nessuno osava, o trattandosi di tempi meno disperati, nessuno ci pensava oppure non era ancora esaurita del tutto l’epoca in cui le donne all’altezza di quasi pari diritti, suscitavano rispetto, persino vaghi sensi di colpa per un passato di subordinazione e la presente durezza delle loro vite di lavoratrici, madri e anche mogli, ma non sempre, essendo vasto il numero delle donne separate, divorziate, abbandonate, fuggite, quindi sole con figli.

E’ difficile che il nostro ministro Udc, essendo appassionato di Kant, sia anche un lettore di “Questioni di cuore” dove avrebbe potuto apprendere il nuovo corso di un certo pensiero maschile sui mali forse addirittura anticristiani nel mondo, rappresentati da donne con stipendio anche scarso e a termine. A parte una sua eventuale propensione personale a non vedere di buon occhio le donne  poco operose con viakal o svelto, chi gli avrà suggerito che era il momento di portare a sé ed eventualmente al Polo le nuove pecorelle smarrite nel labirinto delle odiose donne che, lavorando, diventano casalinghe solo dopo le sette di sera, e magari fino a mezzanotte, e poi ciccia, sono troppo stanche? Le sue massime frequentazioni vaticane, un circolo di perpetue, il club degli uomini soli, l’associazione maschi casalinghi?

Certamente nelle sue burbere ma amabili esternazioni, ha tenuto conto più del pensiero laico di maschi incavolati che per esempio di quel cristiano del cardinale Ratzinger, il quale con la sua famosa “lettera sulla collaborazione dell’uomo e della donna” ha conquistato le femministe per aver scritto che “le donne siano presenti nel mondo del lavoro e dell’organizzazione sociale e che abbiano acceso a posti di responsabilità che offrano loro la possibilità d’ispirare le politiche delle nazioni e di promuovere soluzioni innovative ai problemi economici e sociali”.

Richiedendo anche “una giusta valorizzazione del lavoro svolto dalla donna nella famiglia. In tal modo le donne che liberamente lo desiderano potranno dedicare la totalità del loro tempo al lavoro domestico senza essere socialmente stigmatizzate ed economicamente penalizzate”.

Si sottolinea casalinghe: quelle che liberamente lo desiderano, senza imposizione da parte della fragilità maschile.
Lavoratrici: accesso a posti di responsabilità senza che i maschi se ne sentano degradati. Sono tempi oscuri, di recessione politica, economica e civile quelli in cui si ricomincia a parlare delle donne come massa ribelle e fastidiosa da ricondurre sulla retta via della sottomissione domestica.

Si tratta di sfoghi senza sbocco, d’idee senza futuro; mai una volta in ogni modo che uno di questi uomini che saprebbero come far funzionare il mondo con metodi talebani, si senta minimamente corresponsabile, assieme, più che alle donne, alle istituzioni allo sbaraglio, dell’inciviltà e dello sgangheramento morale del Paese.

07/11/2004





        
  



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