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Eutanasia di un consorzio di bonifica

Fermo | Come rendere improduttiva l’agricoltura irrigua di pianura e collinare della valle del Tenna

di Ruggeri Dario*

La sera del 2 novembre c.m., presso il Centro Sociale Girola di Fermo, si è tenuta una riunione, indetta dal sindaco di Fermo, per dibattere il seguente tema: “Irrigazione Valle del Tenna: problemi e proposte”.

Il tema era stato sollecitato dagli agricoltori della zona dopo che hanno ricevuto, come tutti gli utenti del consorzio, delle bollette esorbitanti per il servizio irriguo.
Il titolo della riunione suona semplice e lineare, come quando un amministratore vuole decidere il futuro di un qualunque servizio insieme ai diretti interessati, ma per gli agricoltori intervenuti con le bollette da salasso in mano era solo un problema scottante a cui si voleva trovare una soluzione.Purtroppo coloro che pensavano di trovare una soluzione sono stati profondamente delusi.
Intervenuti al dibattito: il sindaco di Fermo, il commissario regionale che presiede al progetto di unificazione dei tre Consorzi di bonifica della provincia di Ascoli (Tenna – Aso – Tronto), il direttore del Consorzio di bonifica valle del Tenna dott. Gismondi, il direttore del Consorzio di bonifica valle dell’Aso ed alcuni rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria che sedevano fra gli agricoltori che erano circa cento.

Il sindaco di Fermo introduce il dibattito dicendo di essere venuto a conoscere il problema e ad acquisire informazioni perché da poco più di tre anni è fuori del Consorzio che aveva diretto alla fine degli anni novanta!

Subito l’aria si è scaldata, da parte degli agricoltori, con proteste vibrate sul costo dell’acqua di irrigazione passata a tariffe uguali all’acqua potabile, come è facilmente verificabile, per chi ha l’irrigazione a pressione e contatore (S. Caterina). Coloro che invece usufruiscono di canali di irrigazione a scorrimento devono pagare 300 € ad ettaro di proprietà.

Entrambi i costi sono un’enormità per un’agricoltura con ricavi già risicati.

Il direttore Gismondi ci spiega, con chiarezza da contabile, che questo è il costo di esercizio del consorzio per i vari bacini di utenza e quindi impossibilitati per legge a praticare riduzioni o buchi di bilancio. Inoltre gli aumenti retroattivi sono stati approvati dal commissario come unico mezzo per il pareggio di bilancio dei vari anni (2002 (saldo) – 2003 (in parte ancora da pagare) – 2004 (che arriverà nel 2005).

A nulla valgono le proteste degli agricoltori che non erano stati avvisati per tempo degli aumenti. Si risponde che erano stati avvisati i sindacati di categoria. Ma non è diretto il rapporto consorzio utente? Solo la coldiretti conferma di aver saputo di un aumento di circa il 30% e non del 300%.
Si può solo osservare che i prodotti agricoli degli anni in pagamento oggi sono gia stati venduti ai prezzi di mercato e che questo aumento retroattivo azzera i già risicati ricavi.

Sembra di vivere in un’atmosfera surreale. Un consorzio di bonifica nato per favorire ed aiutare l’agricoltura la strangola con una semplicità unica: basta notificare una bolletta ed il gioco è fatto.
Il commissario osserva sornione tutto questo marasma. Certo ne aveva autorizzato l’avvio per pareggiare i conti o ridurre il disavanzo come prevede la legge ed il suo incarico.
Mi sorge una domanda! Ma il commissario della Parmalat come mai, per risanare i bilanci, non ha triplicato il prezzo del latte? Ed il commissario dell’Alitalia perché non ha triplicato i biglietti aerei?
E’ così semplice!!
Questo ha fatto il Consorzio valle del Tenna con l’approvazione del commissario!! E questo vi sembra un comportamento normale?

Se qualcuno poi chiedeva un confronto dei prezzi con altre realtà analoghe veniva tacitato con “questi sono i costi di esercizio e per legge li devono pagare gli utenti, ognuno per il proprio bacino, noi rispettiamo la legge gli altri forse no!”

Ed allora quali “prospettive” si vuole per il consorzio? Ovviamente nessuna! Non c’è stata alcuna proposta tesa all’ottimizzazione ed economizzazione del servizio e dei suoi costi.
A questi prezzi siamo fuori mercato e quindi la richiesta generale è stata “chiudere il consorzio”! “Ma no! È un bene sociale e favorisce le colture irrigue!” E poi è in atto la fusione dei tre consorzi!
Come stanno gli altri enti in via di fusione? Ci dicono che il consorzio del Tronto ha 15 miliardi di vecchie lire di debito; il consorzio dell’Aso è in pari in quanto da 8-9 anni a questa parte ha diversificato gli investimenti creando 2 piccole centrali idroelettriche che incrementano le entrate e quindi può tenere il costo dell’irrigazione agricola a prezzi accettabili.

Allora è solo questione della solita buona o cattiva amministrazione, delle scelte operate dagli amministratori passati ed attuali!
Ecco perché ora siamo senza prospettive!!
Veramente una prospettiva c’è e non è quella di commissariare un’azienda in crisi ma di chiudere un’azienda che fornisce servizi non acquistabili da alcuno per il costo eccessivo e con questo hanno decretato l’automatica chiusura.

Se l’anno prossimo gli agricoltori che usano l’impianto a pressione di S. Caterina non consumeranno acqua, per il costo elevato, come farà il consorzio a pareggiare il bilancio di bacino? Dovrà spalmare il costo di esercizio sugli utenti e saranno stangate paurose senza aver utilizzato l’acqua e così via negli anni. E’ il cane che si morde la coda!
Per i bacini a scorrimento è già così: il costo è stato spalmato sugli utenti, usufruiscano o no dell’acqua,… ma tutti potenziali consumatori!

Già !… il direttore ed il commissario a fine anno vanno via! (lo hanno detto loro)
Poi a proposito del prezzo richiesto o imposto, perché se il consorzio fornisce un servizio si deve pagare una tassa (tributo 630) con tanto di bolletta notificata da un’Agenzia di riscossione e non una normale fattura commerciale?

Sarà perché attraverso la bolletta notificata si può imporre il prezzo che si vuole senza possibilità di reclamo o rifiuto di pagamento! Ma tutto questo è legale? Ed è legale aumentare retroattivamente il costo di un’utenza?

A proposito del rifiuto del pagamento, che aleggiava nell’aria, i sindacati presenti “raccomandano” di pagare la bolletta per non incorrere negli ingranaggi della burocrazia.
In conclusione è proprio finita l’epoca dell’irrigazione della valle del Tenna?
Non so se sia possibile ma un’azienda come la “Tennacola” che riesce a fornire l’acqua potabile a 30-45 centesimi al metro cubo forse riuscirebbe a fornire l’acqua di irrigazione ad un prezzo accettabile!! E’ solo un’ipotesi!

*agricoltore di Sant'Elpidio a Mare interessato dal problema acqua

09/11/2004





        
  



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