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Roberto Ippolito presenta il libro "Abusivi"

San Benedetto del Tronto | “La realtà che non vediamo, genio e sregolatezza degli italiani”. Un percorso alla scoperta del vizio più attanagliato alla nostra società, dalle opere pubbliche ai meandri più oscuri dei nostri cimiteri...

di Alice Galasso

Locandina Abusivi

"Abusivi", questo il titolo dell'ultimo libro d'inchiesta di Roberto Ippolito, giornalista nonché autore dei best seller "Evasori", "Il Bel Paese maltrattato" e "Ignoranti" (per saperne di più www.robertoippolito.it) .

Nulla di più appropriato e contingente all'attuale contesto nazionale quanto il tema dell'abusivismo, il quale alimenta da giorni una grossa fetta del dibattito pubblico e da anni pervade in toto il nostro Paese. La realtà culturale sambenedettese ha saputo cogliere questo delicato aspetto dell'attualità e proiettarlo nella propria dimensione cittadina, ospitando nel modesto auditorium comunale lo scrittore napoletano lo scorso venerdì 13 dicembre in occasione del penultimo appuntamento di Incontrando... .


"Parcheggi abusivi, applausi abusivi, villette abusive, abusi sessuali abusivi;
tanta voglia di ricominciare abusiva [...] " cita a proposito Stefano Petrocchi, direttore del Premio Strega, altro ospite speciale della serata. Accosta, così, le note burlesche del rock demenziale di Elio e le Storie Tese ai toni ironici con i quali è stato scritto "Abusivi" che, seppur differenti nel genere e nelle modalità espressive, trovano un denominatore comune nel tema trattato, un "fenomeno pervasivo che coinvolge qualsiasi livello sociale, a Nord come a Sud".

Sono storie tutte italiane quelle che racconta Ippolito nel suo libro con una dovizia di dettagli, una minuziosità nei dati e nei numeri proprie dello stile giornalistico. Recita il sottotitolo: "La realtà che non vediamo, genio e sregolatezza degli italiani". E' chiaro, quindi, che l'oggetto della narrazione non varca i confini nazionali, focalizzandosi sulle nefandezze e sui difetti di un popolo. Tuttavia l'autore smentisce la definizione di abusivismo come "carattere nazionale" che demolirebbe dapprincipio ogni prospettiva di ripresa.

E', bensì, una "allergia alle regole" che "ci tramandiamo" di generazione in generazione, che "ci accompagna dalla culla alla tomba" ed è così radicata nelle nostre tradizioni da diventare una costante ed incurabile piaga. "Perfino nell'Aldilà" è, infatti, il titolo del primo capitolo, un esordio d'impatto, senza preamboli, che vuole far intendere l'aspetto quasi ultraterreno dell'abusivismo, come se fosse una costante metatemporale. Un'iperbole? No, e quello dei loculi abusivi ne è un esempio concreto e reale, un'irregolarità scovata nel comune di Cesena.

Disperato e pieno di rabbia è il racconto di Ippolito che vuole destare l'indignazione dei lettori, ergo dei cittadini attenti, evocando l'assurdo e il paradosso insiti nella nostra società immonda. Non si tratta, tuttavia, di un banale monito moralista o scandalistico, bensì di un'analisi dei danni tangibili provocati dalla cultura dell'illegalità diffusa che si nutre di un'ignoranza dilagante nel Paese a partire dai soggetti più giovani.

E' una problematica varia ed estesa a tutti i settori, soprattutto quello edilizio - 26 mila edifici irregolari sono stati costruiti in tutta Italia - che comprende strade, porticcioli, i celebri ecomostri e persino ponti crollati "per il maltempo", afferma con un mezzo sorriso il giornalista, ma coinvolge anche il terziario, i mestieri più umili, i dentisti - uno su quattro esercitano tale professione senza alcun requisito.

Anche l'ambito religioso ne è pervaso: dalle "Madonne abusive" come quella di Serapo, nei pressi di Gaeta, ai vescovi che giustificano l'abusivismo di necessità, condannando gli "eccessi di giustizia" nelle demolizioni sommarie di alcune case situate a due passi dal mare. In quest'ultimo caso "i bambini vengono utilizzati come veri e propri scudi umani per impedire alle gru di demolire gli edifici" dichiara Ippolito sconcertato.

Ma la criminalità organizzata fa sempre più largo uso dei parcheggi in subappalto, ingaggiando miserabili o perlopiù clandestini per riscuotere il "pizzo" per la permanenza dei veicoli su tale suolo - pubblico in teoria, ma privato secondo una visione più pragmatica dei fatti.

Mettendo su una scala dei valori il fenomeno ed appurandone la persistenza, non possiamo che interrogarci sulle istanze che generano un tale radicamento nella nostra società: "abitudine" ed "accettazione" sono i termini specifici utilizzati dall'autore per indicarne le dinamiche sociali secondo le quali "dubbio" e "fastidio" sono spesso soppiantati dall'omertà o dall'indifferenza.

E', appunto, "la realtà che non vediamo", una realtà nel contempo latente e manifesta che non riguarda "la camera dei bottoni" come ne "La Casta", bensì tocca le classi medio-basse, il "popolo"- se vogliamo definirlo alla maniera più arcaica. E' quest'ultimo il protagonista di "Abusivi", il suo tratto distintivo.

Non lo si legga, comunque, come una condanna a pie' sospinto verso i vizi di una classe standardizzata: sicuramente una parte della responsabilità a riguardo è attribuibile alla faraginosità delle leggi italiane per le quali "è troppo difficile avere le carte in regola" e non si può far altro che rassegnarvisi.

In fondo l'unico che ancora crede nella legalità è il boss ergastolano Giovanni di Giacomo, il quale conia la definizione di "mafioso abusivo", uno senza la licenza per esercitare il "mestiere", un epilogo antifrastico che chiude in bellezza l'epopea di un abusivismo senza fine. 

15/12/2014





        
  



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