Gravidanze e nuove nascite nelle Marche
Ancona | E' stato redatto il rapporto regionale. I risultati presentati martedì 21 dicembre in Regione.
Martedì 21 dicembre, alle ore 15.00, presso l'Aula Verde della Regione Marche, l'Osservatorio epidemiologico sulle diseguaglianze nella salute dell'ARS Marche presenterà i risultati del rapporto regionale: "Gravidanze e nuove nascite nella regione Marche", svolto in collaborazione con il Sistema informativo statistico della Regione Marche.
Saranno presenti l'assessore alla Salute, Almerino Mezzolani, e il dirigente del servizio Salute, Carmine Ruta. È primo rapporto regionale stilato sui dati rilevati attraverso il Certificato di assistenza al parto. Vengono presentate informazioni dettagliate sulla qualità dell'assistenza fruita dalle donne marchigiane in gravidanza, sui parti e sulle nascite, delineando un quadro regionale complessivo sulla salute materno-infantile che rappresenta una misura sensibile del grado di benessere di un'intera popolazione.
In particolare viene rilevato se il numero di visite effettuate è adeguato, se la prima visita è stata effettuata entro i termini consigliati, se sono state effettuate le indagini prenatali invasive; vengono analizzate le modalità del parto, con quale frequenza viene indotto il travaglio, se sono presenti persone di fiducia in sala parto, quanti sono i parti con taglio cesareo e le condizioni del neonato (basso peso, nascita pretermine, necessità di rianimazione, nato morto).
Inoltre il rapporto dedica particolare attenzione al contesto demografico marchigiano, alle caratteristiche socio-economiche e alla cittadinanza delle madri e dei genitori, mostrando le ricadute che le diseguaglianze sociali hanno sull'assistenza ricevuta, sugli esiti della gravidanza e sul neonato.
Lo studio ha tenuto conto delle conclusioni della Commissione dell'Organizzazione mondiale della sanità sui "determinanti sociali di salute", pubblicato nel 2008 e delle raccomandazioni generali che invitano a misurare e ad analizzare lo svantaggio nella salute di alcuni gruppi della popolazione, in quanto questo, non essendo un fatto "naturale", può essere evitato con una azione politica e amministrativa comune, a partire da una riorganizzazione dei servizi sociosanitari, in modo da garantire lo stesso accesso e le stesse cure a chi ne ha bisogno, a beneficio, anche economico, di tutta la collettività.
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17/12/2010
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