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Incateniamo l’acqua dei Sibillini

| Una assunzione di responsabilità collettiva, un impegno di tutti per la globalizzazione dei diritti.

di Pierluigi Addarii*

Vedendo il sindaco di Arquata  incatenatosi alcuni giorni fa nella Sala Consiliare della Provincia di Ascoli Piceno mi sono tornate in mente le parole pronunciate alcuni anni fa in quello stesso emiciclo da P. Renato Chiera, missionario italiano in Brasile, nel corso del convegno nazionale “Sulla pelle dei bambini”.

P. Renato ricordando la tremenda situazione in cui versano milioni di bambini nel mondo – senza cibo, senza acqua, senza istruzione, senza sanità, … -, riteneva che l’unica speranza di soluzione del problema del sottosviluppo fosse una assunzione di responsabilità collettiva,  un impegno di tutti per la globalizzazione dei diritti.

Quale rapporto ci può essere tra i bambini di strada di Rio de Janeiro e l’imbottigliamento dell’acqua dei Sibillini? Dietro questi situazioni ci sono due visioni antitetiche dello sviluppo: da un lato si chiedono più diritti per tutti, dall’altro si vuole ridurre un diritto di tutti a bisogno da soddisfare, a merce da vendere.

Certamente il Sindaco di Arquata pone una esigenza sacrosanta – l’attenzione al proprio territorio – proponendo però una ricetta non condivisibile.

La disattenzione ai problemi della “montagna” ha radici lontane e si è avvertita anche nel dibattito politico degli ultimi anni, tutto avvitato intorno all’asse Nord/Sud, nello scontro tra fautori ed oppositori alla costituzione della nuova Provincia di Fermo. Credo che sia questo il nodo da sciogliere per recuperare le carenze nei servizi e nelle infrastrutture: chiedere alla politica di recuperare il suo ruolo, facendosi carico dei problemi soprattutto delle aree più disagiate.
Lo sviluppo di un territorio non può essere fatto “ad ogni costo”; la coscienza collettiva ha maturato consapevolezza e non accetta qualunque cosa in nome della crescita economica (basta pensare alla difficoltà di insediare discariche, inceneritori, antenne per cellulari, o al alcune discutibili scelte di insediamenti industriali, …)

Il ruolo della politica è, quindi,  anche fare, ed aiutare a fare, scelte coraggiose, guardando ad una prospettiva di sviluppo sostenibile e integrato. 
Pongo solo due questioni che mi portano ad essere contrario alla ipotesi di sfruttamento commerciale dell’acqua dei Sibillini. 

La prima attiene la salvaguardia dell’ambente. Imbottigliare una bottiglia di acqua minerale, tra la produzione del PET (con un Kg di PET si fanno 30 bottiglie di plastica, si consumano circa 20 litri d’acqua e si rilasciano in atmosfera 40 g. di idrocarburi), il trasporto (paradossalmente, si beve localmente  l’acqua prodotta altrove e si vende altrove l’acque prodotta in loco!!), lo smaltimento degli scarti, ecc ha un costo molto elevato per la collettività. Quale può essere il senso di pagare un così alto costo quando, aprendo il rubinetto, possiamo avere quasi gratis questo bene prezioso?

La seconda riguarda il processo di privatizzazione in atto nella nostra società. Stiamo passando da una cultura dei diritti ad una cultura dei bisogni; non c’è più responsabilità collettiva e individuale perché tutti possano soddisfare i diritti. Per combattere questo venire meno del senso della “cittadinanza”, è necessario moltiplicare e generalizzare pratiche di gestione democratica dei beni e servizi essenziali.

Su questi temi, da diversi anni è in corso un dibattito, ed il Consiglio Provinciale di Ascoli Piceno, nella scorsa legislatura, proprio nell’ambito di questa ampia discussione,  ha aderito alla  “Carta dell’acqua”, facendo propri, tra gli altri,  i principi sopra esposti. Tra i Consiglieri che approvarono questo ordine del giorno c’era anche chi, oggi, si fa paladino delle ragioni dell’imbottigliamento dell’acqua dei Sibillini. Certo si può cambiare idea (anche se solo dopo pochi mesi). Non si può però affermare che chi ha sempre tenuto fede al principio che l’acqua è un bene comune dell’umanità esprima oggi posizioni legate ad una situazione contingente.
Perché oggi come ieri, insieme con tanti uomini e donne di tutto il mondo, anche ricordando che “l’acqua è di tutti”, vogliamo ripetere che un altro mondo è possibile.
 
*SOS Missionario

25/12/2004





        
  



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