Restaurati la mitra, il pettorale e altri importanti tessili del martire San Basso
| CUPRA MARITTIMA - Ora sono visibili presso il Museo Sistino di Grottammare, sito nella Chiesa di S.Giovanni Battista.
di Antonio De Signoribus*
La mitra, il pettorale ed altri importanti tessili, che fino alla metà del XVIII secolo avevano rivestito il corpo del martire San Basso, custodito e venerato nella chiesa parrocchiale di Cupra Marittima, sono stati restaurati e sono visibili, ora, presso il Museo Sistino di Grottammare, sito nella chiesa di San Giovanni Battista.
L'attenzione verso questo interessantissimo, davvero, ma ancora poco noto, insieme di tessili, nasce nel 1998, durante la fase di inventariazione dei beni storici e artistici della Diocesi di San Benedetto-Ripatransone-Montalto.
"I tessili- ci dice la dottoressa Paola Di Girolami di Cupra Marittima, direttrice dei Musei Diocesani- si trovavano pigiati ed esposti nelle due urne lignee ottocentesche ai lati del presbiterio della chiesa stessa per un totale di ben quindici manufatti tessili tra cui un piviale, un amitto, un camice, una tovaglia, una tonacella, due pettorali, una mitra eccetera; ed anche un cingolo in avorio, una croce pettorale e una teca per Agnus Dei in argento di ambito veneziano. Subito ci siamo resi conto da un lato dell'importanza del nucleo che si presentava assai eterogeneo sia per la tipologia che per la loro epoca e dall'altro di dover procedere urgentemente a dei restauri togliendo almeno i tessili dalle urne poiché il luogo non consentiva una conservazione idonea.
Nel 1999, grazie alla Mostra "Libri di Pietra", realizzata in Ancona, sono stati restaurati un pettorale in seta decorato con piccoli elementi decorativi metallici e smalti traslucidi e una mitra della fine del secolo XIV ed inizio del XV raffigurante imbarcazioni tipiche dell'ambito lucchese e veneto con animali (leoni?) affrontati".
"Nell'estate del 2001- aggiunge la direttrice- durante un cantiere di restauro organizzato a Grottammare con la sezione oreficeria dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze sono stati restaurati i due manufatti in argento; mentre durante l'estate 2002 su tutto il restante nucleo più corposo, da un punto di vista numerico, c'è stato un pronto intervento a cura della sezione tessili dell'Opificio di Firenze. L'intervento segue la logica della non invasività dell'opera, del massimo mantenimento dei dati documentari e mira a salvaguardare gli aspetti più degradati dell'opera in accordo con le condizioni ambientali...
Intanto, gli elementi restaurati sono visibili, per il momento, a Grottammare, in attesa che tutto il nucleo possa far presto ritorno presso la chiesa di San Basso a Cupra Marittima, non appena ci possano essere adeguate garanzie di sicurezza per la loro conservazione".
La presenza di simili manufatti a Cupra Marittima conferma la consuetudine dei vivaci contatti di queste zone con altre aree culturali, "contatti finalizzati- sottolinea Benedetta Montevecchi nei Quaderni della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici delle Marche- non solo all'importazione di prodotti suntuari, come nel caso dei tessili, ma probabilmente anche alla rielaborazione in sede locale: non è da escludere, infatti, che gli ornati metallici siano di produzione ascolana, a conferma delle numerosissime citazioni documentarie di oreficeria profana e di finimenti preziosi per l'abbigliamento, quali le raffinate 'zonae', cioè le cinture, realizzate nelle botteghe orafe di Ascoli e di cui, oggi, non rimane che il ricordo".
*Antropologo
L'attenzione verso questo interessantissimo, davvero, ma ancora poco noto, insieme di tessili, nasce nel 1998, durante la fase di inventariazione dei beni storici e artistici della Diocesi di San Benedetto-Ripatransone-Montalto.
"I tessili- ci dice la dottoressa Paola Di Girolami di Cupra Marittima, direttrice dei Musei Diocesani- si trovavano pigiati ed esposti nelle due urne lignee ottocentesche ai lati del presbiterio della chiesa stessa per un totale di ben quindici manufatti tessili tra cui un piviale, un amitto, un camice, una tovaglia, una tonacella, due pettorali, una mitra eccetera; ed anche un cingolo in avorio, una croce pettorale e una teca per Agnus Dei in argento di ambito veneziano. Subito ci siamo resi conto da un lato dell'importanza del nucleo che si presentava assai eterogeneo sia per la tipologia che per la loro epoca e dall'altro di dover procedere urgentemente a dei restauri togliendo almeno i tessili dalle urne poiché il luogo non consentiva una conservazione idonea.
Nel 1999, grazie alla Mostra "Libri di Pietra", realizzata in Ancona, sono stati restaurati un pettorale in seta decorato con piccoli elementi decorativi metallici e smalti traslucidi e una mitra della fine del secolo XIV ed inizio del XV raffigurante imbarcazioni tipiche dell'ambito lucchese e veneto con animali (leoni?) affrontati".
"Nell'estate del 2001- aggiunge la direttrice- durante un cantiere di restauro organizzato a Grottammare con la sezione oreficeria dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze sono stati restaurati i due manufatti in argento; mentre durante l'estate 2002 su tutto il restante nucleo più corposo, da un punto di vista numerico, c'è stato un pronto intervento a cura della sezione tessili dell'Opificio di Firenze. L'intervento segue la logica della non invasività dell'opera, del massimo mantenimento dei dati documentari e mira a salvaguardare gli aspetti più degradati dell'opera in accordo con le condizioni ambientali...
Intanto, gli elementi restaurati sono visibili, per il momento, a Grottammare, in attesa che tutto il nucleo possa far presto ritorno presso la chiesa di San Basso a Cupra Marittima, non appena ci possano essere adeguate garanzie di sicurezza per la loro conservazione".
La presenza di simili manufatti a Cupra Marittima conferma la consuetudine dei vivaci contatti di queste zone con altre aree culturali, "contatti finalizzati- sottolinea Benedetta Montevecchi nei Quaderni della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici delle Marche- non solo all'importazione di prodotti suntuari, come nel caso dei tessili, ma probabilmente anche alla rielaborazione in sede locale: non è da escludere, infatti, che gli ornati metallici siano di produzione ascolana, a conferma delle numerosissime citazioni documentarie di oreficeria profana e di finimenti preziosi per l'abbigliamento, quali le raffinate 'zonae', cioè le cinture, realizzate nelle botteghe orafe di Ascoli e di cui, oggi, non rimane che il ricordo".
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22/04/2003
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