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Palma: " Ciccanti la smetta con Magnalbò".

Fermo | " Noi vogliamo lasciarla, l'attuale provincia, tutta per loro e dare vita a quella nostra, nuova, diversa, snella e leggera come una gazzella".

di Alberto Palma

La nuova provincia del Fermano è un progetto giusto che viene da lontano e il senatore Magnalbò lo sta portando avanti con coerenza da quando fu eletto nel collegio di Fermo. Con largo consenso trasversale sta per giungere a conclusione in Parlamento. Questo infastidisce il senatore ascolano Ciccanti, ma non lo autorizza a delegittimare ed offendere il senatore di Fermo.

Magnalbò ha presenti i bisogni e condivide da sempre le legittime aspirazioni del Fermano, che Ciccanti cerca ostinatamente di reprimere per mantenere i privilegi di Ascoli.

Nell'Aprile '92, con l'editoriale di "Pentapolis-Marche", denunciava la disarmonia esistente tra le varie aree, individuando nelle Marche non quattro, ma cinque poli di riferimento territoriale e cioè Pesaro-Urbino, Ancona, Macerata, Ascoli, aggiungendo Fermo ai quattro capoluoghi esistenti. Secondo Magnalbò la nostra zona "non ancora provincia, dovrebbe diventarlo, possedendone la dignità, i requisiti, le capacità di autogovernarsi".

Qualche mese prima ad Ancona, dopo un'accorata requisitoria di Ciccanti, seguito da Vallesi e Paoletti, gli interessi di bottega della città di Ascoli avevano dovuto cedere rispetto alle ragioni della nuova provincia fermana invocata da 40 comuni. Si espressero a favore i consiglieri della Regione Marche, esclusi solo i tre democristiani ascolani e un verde.

Nulla è cambiato nei tredici anni trascorsi da allora, ma gli ostruzionisti ascolani continuano a fare danni incalcolabili per il futuro dei reciproci rapporti.

In quei tempi, non sospetti, l'avvocato maceratese di famiglia elpidiense, che conosceva il Fermano  molto bene, a differenza di Ciccanti, giudicava sbagliata la sua inclusione nella provincia di Ascoli.

Perché allora accusare Magnalbò di "appiccare il cappello" sulla nuova provincia quando ne è stato sostenitore ben prima del suo ingresso in politica? Nervoso, scomposto e gratuito appare inoltre l'invito che Ciccanti gli rivolge, con toni di minaccia, a lasciar perdere per un presunto ma inesistente conflitto d'interesse. Magnalbò sta dimostrando coerenza e fedeltà agli impegni e, se sarà nominato relatore delle tre nuove province, saprà farlo meglio di altri proprio per la lunga dimestichezza con la materia come il deputato di Monza, Schmidt.

In conflitto di interessi sono, piuttosto, tanti politici ascolani, come lo stesso Ciccanti e il suo collega Merlonghi, molto agitato in questi giorni in cerca di visibilità elettorale.

Due esempi dei (troppi) dirigenti della provincia ascolana, che somiglia ad un elefante, che fanno politica al riparo di un comodo posto di ruolo che non vorrebbero rischiare.

Noi vogliamo lasciarla, l'attuale provincia, tutta per loro e dare vita a quella nostra, nuova, diversa, snella e leggera come una gazzella. Una sfida certo non facile per il Fermano, ma anche un'opportunità eccezionale per poter crescere e far crescere le Marche, senza nulla togliere ad Ascoli, come avvenuto a Prato, Rimini e in altre province efficienti e moderne di recente istituzione.

Ciccanti vuol minimizzare la portata di quanto sta avvenendo attribuendone la "colpa" a me e Luigi Vitali che avremmo, a Roma, l'aiuto del ministro Bossi, ma deve decidersi a riconoscere che è invece un progetto istituzionale nuovo, maturo e condiviso, reso irreversibile dall'oggettiva disomogeneità territoriale, certificata prima dalla divisione CasMez, poi dai piani di provincia e regione.

Dico grazie ai parlamentari di tutte le parti adoperatisi per la nuova provincia e voglio esprimere solidarietà a Magnalbò, che –con la maggioranza dei senatori- saprà impedire che il parto imminente si trasformi in aborto, come sperano Ciccanti e quegli ascolani che hanno tanta paura del nuovo.

23/11/2003





        
  



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