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Moto GP: Rossi nella leggenda!

| WELKOM- Vince con la Yamaha il GP del Sudafrica dopo un duello appassionante con Biaggi.

di Sergio Conti

Una giornata epica nella storia del motocilismo, dove l'uomo ha sovrastato la macchina. In crisi la Honda
Sessantesima vittoria in carriera per il 25enne Valentino Rossi e la prima con la Yamaha M1. Il pesarese eguaglia il record di Sheene iniziando il 4° campionato di fila con un successo. Il campione aveva vinto la sua ultima gara con la Honda, ora lo ha fatto con un marchio diverso: è la prima volta che questo avviene nella storia del motociclismo.

Probabilmente una delle più belle gare della storia del motociclismo. Se l'avete vista, bene, altrimenti fatevi regalare una videocassetta dell'evento e sognate. Oggi hanno vinto in due e non sono Vale e la Yamaha. Hanno vinto lo sport e il fattore umano, attività e doti che solo un uomo può avere e praticare. E qui non parliamo solo di Valentino Rossi e Max Biaggi (grande, grandissimo anche lui) ma dello staff che ha cambiato la pelle alla M1 nello spazio di quattro mesi. Non c'entrano i computer, oppure hanno un'importanza minore, e nemmeno i soldi. Chi ha vinto oggi è chi passa sopra alle gomme che perdono efficacia, chi continua ad andare con tempi da qualifica anche con la gara agli sgoccioli, di chi non molla mai ad ogni curva, ad ogni staccata, ad ogni apertura di gas.


Hanno perso in molti, praticamente tutti quelli che non si chiamano Max e Valentino e, se vogliamo, anche Loris che ha trasformato una Ducati così così in una moto capace di infastidire le Honda, e non è poco. Quella delle seconde linee è un problema che non mancherà di lasciare il segno sulla stagione. Dopo quella di Rossi, la miglior Yamaha è quella di Abe, a 36 secondi, la miglior Honda ufficiale, quella di Alex Barros è a quasi 20, la seconda Ducati è a mezzo minuto da Capirex. Capito perché parliamo di fattore umano? Perché di ingegneri ce ne sono tanti, ma di piloti con la p maiuscola molti meno.


Forse l'ha capito anche Nakaijma, il boss della Honda, nel box con la faccia triste di chi ha perso a fine gara! Ovviamente la Honda continua sulla sua strada, con due piloti ufficiali che fanno quarto e quinto
come fossero due clienti. Normale in una giornata dove, scusami dottor Costa per la citazione, si sono visti uomini, semidei e dei. Nell'Olimpo erano in due, Rossi e Biaggi, stesso numero per i semidei, Gibernau, ottimo terzo con una Honda che qualche problema ce l'ha (ad esempio nel curvone veloce saltellava in preda al chattering) e Capirossi che la sua gara l'ha vinta. Gli altri sono solo uomini, magari bravi in moto, ma gente normale.

La cosa più bella è la reciproca attestazione di stima che si sono fatti i due primi (uso questo termine volutamente), in pratica con le stesse parole. Quando si corre così (con una lealtà e una correttezza da prendere ad esempio anche nella vita) non ci può essere odio o antipatia, ma stima reciproca. Strana giornata quella di Welkom, con tre gare finite con duelli all'ultimo giro, con un crescendo mozzafiato. Volendo essere maliziosi al punto giusto si può dire che Rossi ha messo pressione a tutti, sgretolando le resistenze. Di tutti fuorché di Max, che ha combattuto, è partito male, si è tenuto il suo chattering e ci ha provato. Rossi è ufficialmente di un altro pianeta, forse il più grande di sempre.

E gli altri si inchinano. Gibernau sincero nel dire che più di così non poteva fare, Barros e Hayden bravi ma non fenomeni, Capirossi solito leone, Edwards che si è complicato la vita correndo con la ciclistica 2003, Tamada così così. E poi Abe, Checa e Melandri in fila indiana davanti a Nakano e Hopkins. Bayliss che prende due punti, Byrne che debutta andando in classifica con l'Aprilia che proprio non incide. Siamo già nel deserto, nel limbo di chi non va a punti: McWilliams, Aoki e la sua Proton Formula Uno che va pianissimo, il giovane e coraggioso Michel Fabrizio con la impresentabile WCM. I ritiri delle vecchie Ducati di Hodgson e Xaus, di Hofmann che cade due volte in due giorni e di Roberts. Capitolo chiuso. Aspettate le interviste e intanto pensate alla fortuna che abbiamo noi appassionati: seguire uno sport fatto con la tecnologia ma nel quale vincono gli uomini.

19/04/2004





        
  



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