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Fotografie come opere d'arte: Patrizia M. Burr

San Benedetto del Tronto | Mostra fotografica all'apertura del "Misus" a Porto D'Ascoli, il fascino delle foto in “bianco e nero” in un'ambientazione hi-tech.

di Adamo Campanelli

Arredamento essenziale misto all'hi tech del soffitto multicolore quello del Misus, il tutto incorniciato dalle fotografie formato poster della fotografa sambenedettese Patrizia Marchetti Burr.

Donne splendide, sobrie, in pose narcisistiche catturate dall'obbiettivo sapiente di Patrizia, immortalate per creare un'emozione, ognuna con un proprio stile, ognuna con una propria forma.

Il bianco e nero che con le sue luci-ombre amplifica il messaggio, la foto diventa comunicazione, l'ambiente prende immediatamente carattere, tutto si mischia, e il pubblico rimane inebriato da così tanto fascino.

Lo sguardo si perde nell'inconsueto muro bianco, cerca di trovare un'origine al tutto, impossibile riuscirci, ogni scatto è vissuto con un triplo sguardo, quello della modella quello della fotografa, quello del pubblico...

"Sono nata a San Benedetto del Tronto", -ci racconta Patrizia- "e a 18 anni sono andata a Milano, spinta dal "piattume" di questa città…avevo voglia di fare la fotografa, mi piaceva "Vogue", e quando ho visto Linda Evangelista in bianco e nero, da lì ho detto: Vado!.

Sono stata 15 anni a Milano, c'è stato uno stacco abbastanza graduale da qui, anche se mi sento sempre legata a San Benedetto del Tronto, che mi ha dato la personalità."

Milano la patria per eccellenza della moda e della pubblicità…
"Si, Milano nel mondo la moda la detta. Ha pochi investimenti e una grande potenza visiva."

I tuoi inizi a Milano quando sei arrivata?
"E' stata la casualità, il destino, sono arrivata e lo stesso giorno sono andata a tagliarmi i capelli da dei parrucchieri famosi, avevo dei provini con me fatti a delle mie amiche, mi hanno chiesto se volevo fare  la loro campagna pubblicitaria per i capelli, le modelle erano professioniste, le agenzie hanno visto le foto, e automaticamente è incominciato il giro, mi ha chiamato la "Fashion"…ho iniziato subito dall'alto.

Lì è anche iniziata la mia crisi, perché io non mi sentito più appropriata a Milano, perché io volevo o il massimo o basta, perché è una fatica pazzesca stare dietro alla concorrenza.

Avevo un nome per il bianco e nero, mi chiamavano solo per quello, avevo un ruolo.

Non trovo piacere fotografare a colori."

Hai fatto scuole specifiche?
"No, io sono figlia di un fotografo, che a nove anni stampava le foto, mi piaceva lavorare con gli acidi, la carta, ruvida…è una sensazione molto bella.

Importante non è la macchina fotografica che uno usa, ma quello che pensi, quando vedi una persona e come la vorresti vedere e tirare fuori,  a me piace immaginarmi da una base, una faccia semplice un'espressione, un'arrabbiatura.

La moda poi, mi ha plasmata  ad un certo tipo di lavoro, però io con il bianco e nero riuscivo a fare questo e per me era un piacere, per questo sono andata a vanti, sennò a livello economico mi avrebbe fatto rinunciare al primo anno."

E qui a San Benedetto come mai il "ritorno" ?
"Qui ho la fortuna di avere Timmy, che è un grafico e un creativo, che mi riprende sempre quando abbandono…che mi fa ritornare la voglia di rifarle queste cose perché ci crede, ha le vibrazioni nel vedere quello che vedo io."

La tua collaborazione qui al Misus?
"È stata proprio per questo, io e Timmy era diverso tempo che non collaboravamo gli ho fatto vedere quello che facevo nei momenti buchi…in passato abbiamo lavorato per Elle facendo una campagna pubblicitaria di 6 mesi...ed ha voluto inserirmi nel progetto Misus con questa mostra.

Qui le ditte di abbigliamento di calzature vanno a Milano a fare le foto, e non si rendono conto che spendono il doppio senza guardarsi prima intorno, qui ci sono degli artisti, non solo nella fotografia, ma in tutte le arti, noi siamo i talenti!

Carità è stato un fumettista tra i più noti e conosciuti e  amicano ha esposto per degli anni al Castello Sforzesco è morto…e lì l'esaltazione!

Mascitti era un "povero disgraziato" che vendeva i quadri, io personalmente lo apprezzavo molto, compravo le sue opere quando potevo e adesso che è morto…Dobbiamo morire?Che dobbiamo fare?"

Tu quindi fai una critica alle Marche, al Piceno…?
"Si, la faccio, la Toscana sa apprezzare molto di più ed è nostra cugina. Qui da noi non esiste niente e la cosa è tristissima, per noi reduci da Milano"

Come giudichi la tua arte?
"Sono critica, la sento invecchiata, sento che dovrei rinnovarla, però rimane lo stile."

Utilizzi modelle professioniste?
"Si, americane, che vengono a Milano per dei periodi per fare appositamente il book fotografico, perché lavorare a Milano rispetto ad altre capitali europee significa fare i "barboni" , Milano è solo per l'immagine fotografica. Se prendi una modella della Germania, fotografata molto male, viene in Italia si rifà l'immagine e lavora in tutto il mondo, soprattutto a New York dove le mie foto erano particolarmente apprezzate, tanto che una rivista di moda americana mi chiamò per comprare delle mie foto, e pensa, quanti fotografi ci sono a New York? Per me è stato un onore gli e le avrei regalate…"

Soggetti solo femminili, come mai questa scelta?
"E' vero, la donna riesco a gestirla meglio, ha molto più mercato a Milano, mi piace fotografare l'uomo, ma non ho avuto una motivazione forte, ne ho di belle, ma la donna rimane il mio soggetto preferito."   

Qui a San Benedetto hai intenzione di fare qualcos'altro…mostre?
"Si, anche se la mostra a me fa un po' paura, sono molto gelosa per le mie cose, ho paura che una non-competenza, possa far notare la bella ragazza, rispetto alla bella foto."

(In allegato la galleria fotografica)

14/05/2004





        
  



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