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"Perchè il passato non si ripeta". Continuano gli incontri dedicati alla Shoah.

Servigliano | La mostra "Il silenzio del Giusto" dedicata a Giorgio Perlasca, continua a riscuotere successo. Domani all'interno della mostra si svolgerà un incontro con le scuole.

di Alessio Carassai

La memoria ha una storia che va raccontata. Perché il passato non si ripeta, occorre cogliere le testimonianze di chi ci ha preceduto. Con questo auspicio Franca Foà Ascoli, presidente della Comunità ebraica di Ancona, ha salutato gli studenti che sono interventi al convegno "Ripensare alla Shoah", che si è tenuto questa mattina a Servigliano.

L'evento è stato organizzato nell'ambito della mostra "Il Silenzio del Giusto" dedicata a Giorgio Perlasca, aperta nei locali del teatro comunale di Servigliano fino al 23 maggio. Nei giorni scorsi era intervenuto il figlio Franco Perlasca, che ha raccontato la straordinaria vicenda umana di un uomo diventato eroe per caso, per scelta, per coraggio, salvando 5218 ebrei ungheresi.

Franca Foà Ascoli ha spiegato tutto l'orrore e l'angoscia di chi ha ricominciato a vivere dopo l'internamento: "I reduci dei campi di concentramento sono tornati con un senso di vergogna, con la colpa di essere sopravvissuti ai loro amici, alle persone care. I giovani devono raccogliere tutto quel dolore, far proprie le testimonianze di quanti sono stati nel centro della tragedia, perché la memoria non finisca mai".

Lo storico Carlo Saletti, docente all'Università di Mantova, ha sottolineato i molteplici significati della memoria: "Auschwitz è un nome che è diventato paradigma della memoria, parla dei campi di concentramento come luoghi di distruzione pura. E' qui che il progetto dei nazisti è riuscito. In Polonia c'erano 3 milioni e mezzo di ebrei, alla fine della guerra ce n'erano soltanto 3500. La Shoah è la catastrofe assoluta, il termine genocidio è stato coniato proprio da un ebreo polacco per indicare la distruzione completa di un gruppo etnico ben definito. Chi ha lasciato una testimonianza diretta di quanto si andava compiendo sotto i loro occhi ha voluto offrire l'unico implacabile atto d'accusa. Per resistere all'annientamento si sentiva il bisogno di lasciare una traccia. Chi ha raccontato poi l'orrore vissuto ha cercato di riappropriarsi della propria umanità, ma anche di parlare per conto di quanti non sono sopravvissuti. E' stato detto che i morti dipendono dalla nostra fedeltà, tocca a noi, ai nostri giovani restituire a chi non c'è più un nome, un'identità. Eppure oggi accadono ancora tragedie, il genocidio del Ruanda c'è stato nonostante Auschwitz. La storia dei Giusti, come Perlasca, sta a testimoniare che là dove il male è estremo si può ancora compiere il bene".

E' intervenuta poi Gabriele Pslug, ricercatrice dell'università di Salisburgo, che sta ricostruendo la storia del campo di Mauthausen attraverso le testimonianze e i racconti dal lager: "Chi scrive dal lager sente il bisogno di dire di nuovo "io", di mantenere saldi i rapporti umani, di conservare la solidarietà, la cultura del proprio popolo. Noi stiamo raccogliendo in un'antologia i brani scritti, perché i fatti storici diventino fatti nostri".

Al termine del convegno, gli studenti hanno visitato la mostra antologica e con le autorità presenti hanno partecipato alla cerimonia di commemorazione della deportazione di 31 ebrei italiani da Servigliano al lager di Auschwitz, avvenuta il 5 maggio 1944. Nell'occasione del 60° anniversario erano presenti delegazioni degli ex combattenti e reduci.

Il sindaco Renzo Speranza, il vice sindaco Guido Colletti e la signora Franca Foà Ascoli hanno deposto una corona d'alloro all'ingresso del campo di internamento. Domani, mercoledì 5 maggio alle ore 9, al cinema di Servigliano, Costantino Di Sante, docente all'Università di Teramo, racconterà la storia del campo di prigionia di Servigliano e Gabriele Pslug parlerà di "Memoria e letteratura, i racconti dal lager: il caso di Mauthausen"

A seguire sarà proiettato il film "Giorgio Perlasca, un eroe italiano".

04/05/2004





        
  



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