Non lo nascondo. Mi sento oramai l’alter ego di Dino Campana della politica picena, con il dovuto rispetto per la sua grandezza; un personaggio anomalo al paragone della società politica locale e, fors’anche nazionale, che difatti mi respinge quanto io la ripugno. Inaccostabile alle lobbies costituite, ai partiti tradizionali, ai potentati economici e finanziari; senza maestri visibili o invisibili e senza eredi, ma vicino al popolo.

 

Scandalizza il modo di fare politica senza intermediari o referenti e, soprattutto, senza richiesta di posti o di prebende; si focalizzano le reazioni gelide o irritate degli esponenti dei partiti maggiori (alleati e non) e, spesso, anche dei più stretti collaboratori – la censura dei mezzi d’informazione – gli strali di chi sospetta chissà quali trucchi pensando d’aver a che fare con chissà quale mitomane o chissà quale ciarlatano dell’arte nobile.

 

Non lo nascondo. È gratificante perché evidentemente nel modo assunto di fare politica c’è qualcosa che non passa inosservato, che turba chi lo percepisce. E poi gli elettori lo avvertono … i quasi tremila voti alle provinciali ne sono testimonianza.

 

Il potere costituito e la stampa asservita sentono il bisogno di negare tutto - dicendo con il silenzio - che non si tratta di una cosa seria; nessun riconoscimento da chi cerca di normalizzare, da chi ha avuto ordine di non pubblicare o di storpiare gli articoli, da chi sminuisce gli interventi come “robetta da fiera” e la azione politica come il vagabondare senza costrutto di un caduco Pan.

 

La Lega Nord? A differenza di Dino Campana … “mi volevano pazzo per forza” … non li ho accontentati. Oggi la Lega è l’unica formazione dove chi è ingiustamente accusato di essere matto in senso clinico resta integrato nella società civile e significativo in quella politica; non v’erano alternative.