Le lettere minatorie, i rapimenti, le bombe e gli omicidi perpetrati dagli estremisti islamici, stanno spingendo migliaia di persone fra le minoranze cristiane dell'Iraq ad abbandonare le loro terre. Questa gente cerca rifugio nelle confinanti Giordania e Siria.
Un esponente della chiesa cristiana tradizionale in Siria ha lanciato un monito preoccupante: "Se l'emigrazione continua con il ritmo attuale, entro 10 anni non ci saranno più cristiani in Iraq". Ma uno dei pastori iracheni ci ha detto di ritenere che, come prima cosa, per evitare questa prospettiva la comunità cristiana cercherà la clandestinità.

Intervistati ad Amman e a Damasco, i profughi cristiani dall'Iraq ammettono che le bombe esplose nelle chiese ad agosto ed a settembre hanno contribuito ad alimentare il recente esodo. Il fattore principale sono gli attacchi messi a segno ai loro danni da istigatori della crescente ondata di fondamentalismo islamico. Affermano di essere presi di mira a causa della loro fede e considerati collaborazionisti delle forze americane che occupano il paese, in quanto "condividono la stessa religione".

I miliziani cercano di rapirli perché convinti che abbiano collegamenti con l'Occidente, e pertanto siano in grado di pagare riscatti più cospiqui degli altri iracheni. Benché la comunità cristiana irachena, antica di 2000 anni, abbia espresso speranza nel nuovo governo per l'instaurazione della completa libertà di religione, ritiene al tempo stesso che l'esistenza stessa della chiesa in Iraq sia minacciata.

(fonte: Porte Aperte Italia)