Riccardo Paoletti  ha solo sedici anni,ed ha già passato quasi metà della sua vita su un campo da baseball. Tutta la sua costanza è stata ripagata lo scorso 11 settembre, quando è entrato a far parte della prima Accademia Italiana del baseball inaugurata nel centro CONI di Tirrenia (PI), progetto questo nato dall’accordo tra la FIBS e Major League Baseball, volto allo sviluppo tecnico dei giovani talenti.

 

La sua avventura è cominciata circa due mesi fa quando ha superato il primo provino insieme ad altri 25 ragazzi, che sono stati poi ulteriormente selezionati con la scelta dei 10 lanciatori e ricevitori più forti di tutta Italia; a questi verranno aggiunti nei prossimi due anni altri 15/20 atleti che andranno a completare la squadra.

 

L’Accademia si sviluppa sul modello dei College americani, affinché si possa dare ai ragazzi un’ottima preparazione scolastica e soprattutto sportiva, allo scopo di andare a formare una nazionale competitiva per le prossime Olimpiadi.

 

Potremmo definire questa storia come quella di un sogno avverato, in realtà per Riccardo non è altro che l’inizio di un lungo e difficile percorso, infatti, come ci spiega lui stesso, oltre a dover dimostrare la sua bravura in campo, dovrà anche impegnarsi per raggiungere dei buoni obbiettivi scolastici e rispettare le regole di convivenza del campus.

 

In ogni momento della giornata gli atleti sono seguiti da tre tutor.

Il distacco dalla famiglia e dagli amici ha rappresentato per lui un grande sacrificio, ma la sua volontà di diventare un grande campione lo ha reso disposto a grandi rinunce.

La sua storia rappresenta un esempio per tanti ragazzi affinché possano coronare i loro sogni sportivi per mezzo dell’impegno e della costanza.

 

Per la società in cui milita (l’Unione Picena Baseball) avere un atleta che fa parte della prima Accademia Italiana del baseball rappresenta un ulteriore riconoscimento del valore dei propri atleti, nonché un forte stimolo a continuare nella strada intrapresa, dove gli sforzi della società si concentrano soprattutto nel settore giovanile e lo sport viene utilizzato come strumento di crescita, non solo a livello agonistico ma anche formativo.