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“Vita mia” al teatro comunale di Porto San Giorgio

Porto San Giorgio | Con la regia di Emma Dante, il teatro comunale si prepara ad ospitare sabato 22 gennaio una delle registe più brave e originali del panorama teatrale italiano.

Emma Dante

Il teatro comunale di Porto San Giorgio si prepara ad ospitare una delle registe più brave e originali del panorama teatrale italiano.

In scena fuori abbonamento, sabato 22 gennaio alle 21,30 “Vita mia” di Emma Dante, palermitana, trentaseienne, “Premio Ubu” nel 2003 con “Carnezzeria” e “Premio Gassman”, nel 2004, come miglior regista. Emma Dante propone stavolta al pubblico un lavoro di serrata unità stilistica e intensa concentrazione emotiva. Soltanto 60 gli spettatori ammessi a sedere, in semicerchio, sul palcoscenico.

Gli elementi scenici dello spettacolo sono pochissimi, e dal forte richiamo simbolico: dei lumini e, immancabile, il crocefisso, simbolo della forza della religione cattolica, così radicata nel nostro paese e soprattutto nella realtà siciliana che descrive la Dante. Al centro della scena un letto che sembra aspettare un morto. Quattro i personaggi, una madre e i suoi tre figli.

La madre si rivolge agli spettatori – quasi un coro da dramma antico, ma silenzioso, estraneo – lamentandosi dei ragazzi scansafatiche, che non le danno il minimo aiuto. Ma tutti e tre – aggiunge con un brivido – sono la vita mia.

Non vi è un racconto sequenziale, tutto si svolge in un'unica lunga scena "fuori dal tempo" e capiamo ciò che è accaduto dai dialoghi e comportamenti, in un mix tra ricordo, realtà e immaginazione.

Il mondo di Emma Dante, ruota intorno a Palermo e alla Sicilia, intesa come terra, come luogo della carne e del sangue, in una dimensione ancestrale della tradizione e della famiglia, ventre sacro da cui tutto proviene ma che tutto si riprende, inesorabilmente, con violenza.

“Vita mia” è il tentativo folle e disperato di ritardare fino allo stremo delle forze quest'ultimo giro prima della morte, uno spettacolo forte, suggestivo, commovente, dove il dolore per la perdita di un figlio e di un fratello, e l'inaccettabilità della morte contrastano con l'allegria, la spensieratezza e la naturale immortalità della vita, due facce della stessa medaglia.

Il linguaggio, il palermitano, ma anche quello non verbale dei colori, nero, rosso, bianco, e l'espressività degli attori: tutto converge e fa vibrare le corde emotive dello spettatore. La regista però sa emozionare e commuovere mettendo in scena la vita, attraverso personaggi comuni che con la loro realtà, la loro espressività, i loro gesti e la loro parlata vernacolare, ne celebrano l'essenza stessa.

Per informazioni Eventi Culturali 0734/902107

18/01/2005





        
  



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