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Il Circo di Raffaello Pareti, Stefano Cantini e Antonello Salis

Porto San Giorgio | Appuntamento domani sera al Teatro Comunale

Un’infanzia in Maremma, tra mare, luci, colline, olivi, feste paesane, orchestrine e scorribande in bicicletta. E’ lì che affondano dolcemente le radici di Raffaello "Lello" Pareti, contrabbassista e autore di grande impatto e versatilità. E proprio "Maremma" è il titolo scelto per il suo ultimo lavoro realizzato con il fisarmonicista Antonello Salis e il sassofonista Stefano Cantini, con lui in quella straordinaria opera che corrisponde a "Il Circo" e che verrà riproposta venerdì 15 aprile al Teatro Comunale di Porto San Giorgio.
 
Un omaggio alla propria terra, che sarà ufficialmente presentato il 10 luglio ad Umbria Jazz, e che Pareti ci descrive appena ultimata la fase di registrazione.
 
"Se è vero che per "Il Circo" ero arrivato in studio che già l’avevo visto prima ancora che lo registrassimo, come in un film, questa volta c’erano delle intuizioni che sapevo che avrei dovuto sviluppare in sala".
Insomma, questa volta è il risultato di un lavoro collettivo.
"Da parte mia ci sono sì state indicazioni precise per quello che riguarda la scrittura e i temi, ma poi l’arrangiamento l’abbiamo costruito insieme. E’ un disco che ha degli elementi di continuità con quello precedente, ma sono presenti aspetti maturati nei due anni che separano le due registrazioni. La formazione è la stessa, con la partecipazione di Stefano Bollani in 4 brani."
La tua affinità con Salis e Cantini ha dell’incredibile.
"Ci si intende ormai su tutto, a volte non c’è neanche bisogno di dire cosa c’è da fare. Viene e basta. Con Antonello il punto di contatto è una certa musica popolare e popolaresca, al quale si è aggiunta l’innata cantabilità di Stefano Cantini che a tutto questo ha dato colore e freschezza. Gli elementi nel primo disco guardano abbastanza al popolaresco e alla musica brasiliana, uno stile che su di me ha un’influenza molto forte. Ma ci sono altre cose che mi stanno interessando sempre di più e che nella nuova produzione iniziano a trovare una loro collocazione. Cosa ho fatto? Ho cercato di restituire la cantabilità ai temi, una cosa tipicamente italiana, mediterranea, alla quale innestare il furore agonistico di due talenti come Cantini e Salis. Fornisci loro pezzi che hanno già una cantabilità, e poi li lasci a briglie sciolte dentro questo cornice di riferimento per le loro improvvisazioni, sempre con un’impronta tematica forte. Tutte e due sono tra i pochi musicisti che sanno ricostruire dei temi improvvisando, fare dei colori, e non semplicemente mettere insieme una serie di belle frasi."
Proviamo a ripercorrere le tue origini.
"Dico sempre una cosa: quando scrivi musica racconti qualcosa della tua vita, qualcosa che è nel profondo. A me non interessa scrivere qualcosa nel quale uno possa ritrovare l’alienazione della metropoli, perché io non l’ho vissuta. La mia infanzia è la Maremma e i suoi colori."
Colori che avete impresso ne "Il Circo". Ma a cosa si lega la scelta di questo nome?
"Innanzitutto il pezzo omonimo è un brano circense per natura. E poi perché tra noi quando si suona, quando stiamo insieme, c’è sempre questa atmosfera di gioco, di divertimento, di scherzo. E’ importante, perché favorisce un tipo di clima molto creativo. Un’atmosfera nata dal primo impatto, sia con Stefano e Antonello con i quali suono più spesso, sia con Bebo Ferra. E’ un’emozione difficile da spiegare e ancora più difficile da realizzarsi in concreto. Ho avuto un’altra esperienza simile con l’Orchestra del Titanic, durata un decennio non a caso, della quale facevano parte lo stesso Antonello e Bollani."
Quali dei dodici brani fanno ancora vibrare il tuo stato d’animo?
"I miei preferiti? Sono essenzialmente due: "Dona Flor" e "Alba del deserto". La prima perché è una bella melodia, mentre "Alba del deserto" è un pezzo visionario, fatto di colori, di accenni, di rimandi."

14/04/2005





        
  



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