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"Le nostre imprese? Bene a produrre, un pò meno a vendere".

| ANCONA - Intervista a Cleto Sagripanti, 34 anni, giovane "tycoon" marchigiano. Presidente ANCI “junior”, carica che sta lasciando per rivestire quella di Vice di Colaninno.

di Carmine Rozzi

Cleto Sagripanti

Cleto Sagripanti nasce nel 1971 a Macerata. A 22 anni, nel 1993, viene nominato Direttore Vendite, a cui si aggiungono, due anni dopo, quello di Direttore Marketing e poi di Direttore Generale. Dal 2002 è nominato Amministratore Delegato. La ditta è una multinazionale del calzaturificio nostrano.

Si chiama “Manas  S.p.A “, nata dal nulla nel 1956.  Il fatturato aggiornato del 2004 è di 47 milioni di euro (per il 2005 previsti 60 milioni), e i marchi sono Lea Foscati, Olimpia e Design.
Una percentuale di vendite del 27 % sul mercato interno e di ben 73 % sull’estero. Presente in quasi tutti i continenti e paesi del mondo dal Giappone all’Australia passando per il Sud Africa e gli Emirati Arabi.

Un predestinato, visto che egli rappresenta la terza generazione della famiglia fondatrice dell’azienda. E la rapida carriera in seno ad essa ne sarebbe la logica conseguenza. Ma Cleto Sacripanti è in verità molto di più. Dal 2002 Presidente dell’ANCI  Junior (Associazione Calzaturieri Italiani). Fino ad Aprile 2005 Vice Presidente di Poliexport, il Consorzio all’esportazione che opera in provincia di Macerata. Dal 2003 è Delegato Marche al Consiglio Interregionale del Centro Italia del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria. Ed infine, dal 21 Aprile 2005, Vice Presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria. Rappresenta, in tutti i sensi, una di quelle forze giovanili e trainanti alle quali la nostra Regione si affida con speranza visto l’incerto futuro e, per certi versi, il drammatico presente.

 Come agli altri tre nuovi vicepresidenti di Confindustria Giovani le è stato assegnato un settore di competenza con indicazione ; rapporti esterni ed education. Temi e progetti quanto meno attuali ed impegnativi…..
“ Incominciamo con il dire che il compito affidatomi mi onora. Per i temi l’education, in particolare, è la delega “storica” dei Giovani Imprenditori che si sono sempre interessati dei rapporti con la Scuola, le Università e il mondo educativo in generale.Sono problematiche che fanno parte del dna del movimento. Penso, ad esempio, a percorsi formativi centrati su figure professionali emergenti e ad iniziative che mirino ad infondere tre “virus” nelle Università : quello dell’interdisciplinarietà, della cultura d’impresa e dell’internazionalizzazione.”

Nell’articolo  “Information e Tecnology” apparso sull’Economist di qualche tempo fa nel sottotitolo si fa notare come ormai ci si sta orientando dall’innovazione all’esecuzione spostando di conseguenza anche la localizzazione. Cosa ne pensa e se secondo lei il concetto è valido anche in ambito locale.
“E’ un concetto complesso ricco di sfumature. A tutt’oggi vi sono a mio parere due tendenze, tra le tante, che vanno per la maggiore. Nell’una, per mantenere elevati livelli di competitività, si  delocalizza all’estero tutta la produzione lasciando in Italia solo alcune funzioni strategiche come marketing, ricerca, gestione commerciale ed amministrativa e talvolta l’assemblaggio dei semi- lavorati. Nell’altra invece, si sceglie di migliorare la capacità produttiva complessiva a livello locale, creando un’organizzazione “ a rete” e spostando all’estero solo alcune parti marginali per le quali risulta impossibile reperire manodopera. E’ chiaro che tra le due forme di delocalizzazione, solo quest’ultima offre maggiori garanzie di sviluppo soprattutto dal punto di vista occupazionale. Per attuare tutto occorre tuttavia creare un habitat favorevole alla crescita del nostro sistema di piccole imprese con servizi più idonei ai nuovi livelli di competitività.”

Come vede il futuro calzaturiero e dell’intera industri Marchigiana di fronte all’avanzare pressoché inarrestabile del Made in China ?
“Guardiamo la cosa da un altro punto di vista. La Cina ha un po’ rivoluzionato alcuni parametri della competitività ; il fattore prezzo non è più il solo su cui si fondano le strategie aziendali, mentre l’invasione di prodotti  a basso costo ha spinto verso l’alto il livello qualitativo dei prodotti calzaturieri. Le aziende sono state costrette a “guardarsi dentro”, a sfoderare energie nascoste, a rivalutare il fattore umano, a far ricerca  e innovazione più spinte, a ad introdurre in maniera più massiccia strategie di marketing, di comunicazione.”

Fin qui i punti positivi i cui risultati saranno visibili più evidentemente nei prossimi anni ;
ma intanto ?
“ Dall’altro lato, però, non dobbiamo nascondere che, nell’immediato, esiste una profonda disparità di trattamento dei rapporti commerciali tra i due Paesi che penalizza il settore. Le nostre calzature che viaggiano verso la Cina, ad esempio, non hanno i dazi irrisori delle merci cinesi che entrano in Europa ( ma anche se le percentuali fossero uguali, un conto è avere un 15% su un prodotto cinese da 5 dollari, un altro, un 15 % su un prodotto nostro, più o meno simile, da 20 dollar) ; inoltre, mentre le le esportazioni cinesi trovano nel nostro continente un mercato strutturato, noi in Cina, ad eccezione di negozi monomarca nei grandi centri, troviamo una situazione di completa assenza di reti distributive. Su questi problemi  < difesa dei prodotti “Made in”, tracciabilità del prodotto, garanzie contro le contraffazioni, reciprocità di trattamenti commerciali >  mi aspetto un ruolo più attivo dell’Unione Europea, anche se da tempo si manifesta una posizione unica tra tutti i Paesi membri.”

Nel Forum organizzato dell' Università di Macerata Lei ha tenuto una conferenza dal titolo "Manas- Dalle calzature......alle emozioni". Ci aggiorni riguardo  a quest'ultime...
"Il titolo è emblematico di come sia cambiato il mercato delle calzature in pochi anni. Se prima bastava produrre per vendere oggi è necessario vendere prodotti ed emozioni insieme per fare quella differenza in grado di discriminare la scelta del consumetore. Questo significa un grande investimento nell'immagine dei marchi, nei rapporti con i clienti-distributori (i nostri "soci" in affari, nonchè i veri "azionisti" dell'azienda, in comunicazione e marketing : in tutte quelle leve che fanno uscire dall'anonimato le nostre imprese, bravissime a produrre, un pò meno a vendere "

Ad un anno dai festeggiamenti per il suo cinquantenario quali altre sfide vi attendono dopo averne vinte così tante ?
“Prima di tutto l’obbiettivo di realizzare un progetto innovativo nella distribuzione che dovrà permettere un rapporto più vicino con il consumatore. Quindi una ulteriore riduzione dei costi fissi e variabili di prodotto del 15 %. Cogliere nuove opportunità in Paesi come Cina e Sudamerica. Tutto questo con la “passione “ delle persone che collaborano con noi della Manas, a partire dalla famiglia, in particolare i tre “senior” e i cugini, e tutti coloro che fanno parte della nostra variegata e ampia comunità, in Italia e nel mondo”.

Che siano persone come questo “ragazzone” di 34 di cui le Marche hanno bisogno per cercare di arginare lo “Tsunami giallo”, smettendola di piangerci addosso e incominciare a “rendere” qualche pariglia? Ce lo auguriamo. Una cosa è certa ; di carte in regola ne ha da vendere.         

03/05/2005





        
  



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