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Legge 40 sulla Fecondazione assistita: interviene il Centro Culturale Clemente Rebora

Ascoli Piceno | Incontro all’Hotel Palazzo Guiderocchi con il Prof. Nicola Natale, Vice Presidente della Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia e il prof. Costantino Esposito docente di Filosofia dell’Università di Bari

di Federico Biondi

Nuova iniziativa del centro Culturale Clemente Rebora che, scende in campo a difesa della Legge 40 sulla fecondazione assistita ed invita ad Ascoli il Prof. Nicola Natale,  Vice Presidente della Società Italiana di Ginecologia e d Ostetricia. All’incontro, che si terrà mercoledì alle ore 18,30 nella splendida Sala della Caccia dell’Hotel Palazzo Guiderocch, interverrà anche il Prof. Costantino Esposito docente di Filosofia dell’Università di Bari.
 
“E’ chiaro” sostengono gli organizzatori dell’associazione Clemente Rebora “che con questa legge il legislatore ha inteso legalizzare la pratica della fecondazione artificiale, a condizione però che essa tenga presente tutti i fattori della stessa realtà.
 
Il primo fattore è che i soggetti coinvolti nella procreazione sono tre - il concepito e i suoi due genitori - e che tutti e tre sono esseri umani a pieno diritto (articolo 1). Inoltre, la fecondazione artificiale ha come scopo quello di consentire, in un certo numero di casi, la nascita di un figlio da genitori in età feconda pur in presenza di uno o più fattori di sterilità (articoli 1 e 4), ma non quello di selezionare le caratteristiche del figlio (per esempio, sano o malato (articolo 13), né di fornire opportunità per la sperimentazione sugli embrioni umani e la loro soppressione per la produzione di linee di cellule staminali per la ricerca di nuove terapie (stesso articolo), e neppure di far diventare madri donne in età avanzata o single (articolo 5).
 
La legge ha anche voluto riconoscere il ruolo fondamentale dei legami unici e certi all’interno della relazione genitori-figli, minati dalla diffusione delle pratiche di donazione di spermatozoi e ovociti (articoli 9 e 12).
 
Infine, essa ha chiesto ai medici e alle coppie sterili di non trascurare il fatto che le tecniche attuali di fecondazione in vitro e trasferimento in utero sono segnate da una pesante incertezza quanto al loro esito (la nascita o meno di uno o più bambini) e alle conseguenze delle procedure biologiche e cliniche sulla vita e sulla salute dei soggetti coinvolti, in particolar modo il concepito e la madre.
 
Il legislatore ha ritenuto che l’onere degli esiti avversi non deve gravare su uno solo dei soggetti - il concepito, in quanto non riconosciuto come soggetto umano -, e ha posto le condizioni normative affinché chi desidera sottoporsi alla procreazione medicalmente assistita si assuma consapevolmente le proprie responsabilità (articoli 6 e 14).
 
L’esito di una abrogazione parziale delle norme della legge 40/2004 sarebbe il ritorno a una concezione ideologica, cioè non aderente alla realtà, della fecondazione artificiale e del suo scopo. La soppressione dell’articolo 1 cancellerebbe il concepito dai soggetti coinvolti nella procreazione umana e dal significato ultimo di essa, riducendo l’embrione allo stato di un “oggetto biologico” strumentale al soddisfacimento dei desideri di una coppia e disponibile per ogni sorta di sperimentazione, inclusa la ricerca sulle cellule staminali embrionali e la clonazione per la terapia cellulare.
 
La soppressione del limite al numero di embrioni ottenibili (tre) e dell’obbligo di un loro completo e contemporaneo trasferimento in utero (salvo cause di forza maggiore) riaprirebbe la strada alla generazione di esseri umani destinati alla crioconservazione e, dunque, in larga misura alla distruzione. L’autorizzazione della diagnosi genetica sull’embrione in vitro porterebbe inevitabilmente alla sua selezione (con soppressione dei non selezionati).
 
Infine, la concessione del ricorso a spermatozoi e ovociti estranei alla coppia spezzerebbe quel decisivo e tenace legame di unità integrale (somatica, affettiva e razionale) che caratterizza la nascita e la crescita dell’io umano, fattore di costruzione della personalità adulta e della realtà familiare e sociale.”
 
“Dunque al referendum del 11 giugno non andremo a votare, proprio per riaffermare – contro ogni pretesa scientista – che gli esseri umani non sono cavie e che ai figli vanno garantiti genitori veri e conosciuti per dare loro la certezza di specchiarsi nello sguardo di un padre e di una madre.”

09/05/2005





        
  



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