Uno sguardo sull’altro.

 

Una mano tesa per le persone in difficoltà. Un sorriso ed un aiuto ai più fragili. La Comunità Capodarco, che compirà l’anno prossimo i suoi primi quarant’anni, si appresta nel prossimo fine settimana a celebrare la seconda festa nazionale, oltre ad inaugurare un premio di notevole qualità. 

 

Dal 24 al 26 giugno, la Comunità si aprirà al pubblico con numerosi stand gastronomici, spettacoli, mostre ed esposizioni. Sabato sera, show con Sergio Sgrilli di Zelig con “Una vita da Pelatters”, mentre domenica chiuderanno la festa i Vinci&Sgrassi in concerto.

 

Il momento più interessante si avrà però venerdì 24 giugno alle 21, con la prima edizione de “L’anello debole”, concorso per opere radiofoniche, televisive e cinematografiche brevi contro ogni forma di esclusione sociale. Il progetto, originato da un’idea del giornalista Rai Giancarlo Santalmassi, presidente della giuria e affiancato da Daniele Segre, Carlo Verdelli e don Vinicio Albanesi, mira proprio a concentrare l’attenzione dei media sui volti, le vite e le storie di chi sta ai margini della nostra società, e viene spesso dimenticato dal mondo della comunicazione.

72 le opere presentate al concorso, divise in tre categorie. Dopo una scelta dei lavori finalisti, la giuria ha selezionato i vincitori, le cui opere saranno premiate e proposte nella serata di venerdì e sono state anticipate questa mattina alla stampa. Nella categoria radio, il premio è andato a Sonia Filippazzi di Radio Rai con “Mamma segreta”, in cui si racconta la possibilità di far nascere bambini, se pur non voluti, lasciando alle madri la possibilità di restare nell’anonimato.

 

Per i reportages televisivi, Vincenzo Pergolizzi di Galata Produzioni culturali ha convinto la giuria con “Navi avvelenate”, inchiesta spietata sulla demolizione delle carrette del mare in Turchia, ad Allaga, dove vengono messe in evidenza le penose condizioni dei lavoratori oltre ai frequentissimi contatti con materiali pericolosi, con conseguenti malattie come il cancro da amianto.

 

Emozionante e commovente “Io mi chiamo Tommaso”, cortometraggio di Valentina Studer e Filippo Soldi, realizzato per Telethon e la Fondazione Onlus. In pochi minuti, un racconto fatto di speranza, dramma, dignità, che racconta la storia di un bambino distrofico dalla straordinaria energia e voglia di vivere, accompagnato dall’amore dei genitori per l’unico figlio, insieme disperati per l’assenza di cure e speranzosi per il futuro.

 

Oltre ai vincitori, la giuria ha scelto di menzionare un’altra opera per ogni categoria, una sorta di premio speciale a lavori meritevoli: citazioni dunque ad “Asterisco – Nomi e cognomi” per la radio, “I bambini di Marrakech” per la sezione tv e “Due” per i cortometraggi.

Nel complesso, una serie di storie che raccontano il disagio e l’emarginazione da varie sfaccettature e punti di vista. Un tentativo di informare e sensibilizzare. Un richiamo ad una giustizia assoluta. Una lezione di democrazia e solidarietà.