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Lavoro atipico in crescita, femminile e giovane

| ANCONA - Seminario sul fenomeno dei lavori atipici nelle Marche. La ricerca del Cles e di Ernst&Young. Ugo Ascoli: “Quasi un quadro d’altri tempi: lavoro precario che si aggiusta in base alle esigenze di vita.”

Quasi 90 mila persone nelle Marche- circa il 14,7% degli occupati- lavorano con contratti atipici, vale a dire in part time, collaborazioni coordinate e continuative, lavoro in “affitto”,  apprendistato, formazione-lavoro ecc. Un numero rilevante e in crescita  (circa il 70% dell’aumento dell’occupazione dipendente registrata in quest’ultimo triennio),  che si collega strettamente ad un altro dato interessante: la massima parte, ovvero i due terzi del totale dei lavoratori atipici sono donne, over 35 e con un medio-alto livello di istruzione. Ma anche molti giovani sotto i 30 anni che vivono ancora in famiglia.      

Una fotografia del lavoro atipico nella nostra regione,  messa a fuoco dalla  ricerca finanziata dalla Regione Marche e realizzata  in collaborazione dalle Società CLES e Ernst&Young,  i cui risultati sono stati illustrati , oggi, dai ricercatori  Silvio Casucci e Alessia Camba  nel corso nel seminario promosso dall’assessorato regionale alla Formazione-Lavoro.

Sono intervenuti gli economisti Paolo Leon e Antonio Ranieri, dell’Università di ‘Roma Tre’, coordinatori scientifici della ricerca condotta su un campione di 600 lavoratori alla fine dello scorso anno.

L’indagine aveva come obiettivo di delineare le caratteristiche sia dell’offerta che della domanda di lavoro atipico, in modo da fornire elementi di riflessione utili alla definizione di azioni ed interventi specifici rivolti a questa particolare categoria di lavoratori.

“Emergono diverse questioni da questa interessantissima ricerca”, ha detto l’assessore regionale alla Formazione e Lavoro, Ugo Ascoli. “La questione femminile, innanzitutto, ma anche la caratteristica territoriale : ad Ascoli Piceno l’incidenza del lavoro atipico e tre volte superiore a quella di Ancona.

E poi ancora la questione giovanile. Un tema, quindi,  trasversale su cui impegnarsi molto per la futura programmazione delle politiche attive del lavoro.”

“Un dato poi da approfondire – ha proseguito Ascoli-  anche dal punto di vista sociologico è quello relativo al grado di soddisfazione : tre lavoratori su quattro si dichiarano “molto” o “abbastanza” soddisfatti della propria situazione lavorativa.

Soprattutto i più giovani, in apprendistato o formazione –lavoro e  i part timers a tempo indeterminato, costituiti in netta maggioranza da donne in età matura con un basso livello di scolarizzazione.” “ Sembra di rivedere- ha concluso l’assessore-  un quadro della situazione lavorativa di 30 anni fa: flessibilità estrema e lavoro precario di cui ci si accontenta per conciliare le esigenze della famiglia. E’in atto una tendenza nella nostra comunità a determinare un nuovo equilibrio a causa dell’incertezza del futuro e della consapevolezza di poche alternative.“

La maggior parte degli occupati “atipici” lavora per un’unica impresa ( di più nel settore terziario e dei servizi alla persona);  la durata media del contratto è un anno. Gli stipendi sono bassi (mediamente 700 euro al mese; solo l’1,5% percepisce oltre 21 mila euro all’anno). 

Per Paolo Leon l’indicazione su cui maggiormente riflettere è  quella dell’occupazione femminile. “La  riforma Biagi – ha detto-  non è stata pensata per le donne, ma è un fatto che le donne ne hanno approfittato e praticamente si traduce come veicolo della cosiddetta conciliazione del lavoro di cura e del lavoro .”

Il 44% degli intervistati ha giudicato necessaria una modifica della Legge 30, mentre il 7% la giudica soddisfacente. E il futuro? “ Il maggior timore espresso dai lavoratori riguarda non tanto la stabilità del posto, quanto le poche opportunità di carriera, intesa come conferma di un ruolo specifico in azienda. Dall’altra parte, il maggior numero delle 308 imprese intervistate, ha dichiarato che intenderanno in futuro avvalersi ancora di contratti atipici, soprattutto apprendistato e formazione-lavoro.

29/06/2005





        
  



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