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A teatro la guerra secondo i bambini

Sant'Elpidio a Mare | Successo per lo spettacolo realizzato dalle quinte elementari e da Marco Cutini

di Pierpaolo Pierleoni

“Perché la guerra”. Un titolo sospeso, come a cercare altre parole, spiegazioni che non arrivano, motivi e colpevoli che non si trovano. Uno spettacolo intenso, quello dei bambini delle quinte elementari della scuola Mazzoni di Sant’Elpidio Mare, nella sera dei saluti e degli arrivederci per la fine di un quinquennio scolastico.
 
Al teatro Cicconi, i giovani protagonisti, diretti e preparati da Marco Cutini con la collaborazione delle insegnanti, hanno portato ieri sera sul palco una rappresentazione complessa, lontana dai canoni scanzonati e leggeri delle tradizionali recite di fine anno. Parole dure, pensieri amari, toccanti momenti di lettura e poesia, mentre sullo sfondo lampeggiavano su un maxischermo scenari di morte e distruzione.
 
Uno spettacolo contro la guerra, sì. Ma anche di più. Una riflessione sull’uomo. Un uomo che non cambia, che si evolve generazione dopo generazione pur restando lo stesso, incapace di fare a meno della violenza, abituato ad applicare la legge del più forte, a sottomettere. Un uomo ancora incapace di scegliere autonomamente, un uomo che si lascia spingere dalla corrente senza pensare, un uomo che si nasconde tra il popolo fingendo di non essere mai colpevole.
Nella prima parte, una delle tre classi si trovava al centro del palco per discutere sull’opportunità di un conflitto. Alle parole di ciascun componente della comunità, la massa oscillava tra desiderio di pace e di guerra, incapace di trovare la soluzione più opportuna. Fino al momento in cui combattere diventava inevitabile.
 
Saliva sul palco così la seconda classe di bambini, a mettere in scena i momenti più cruenti del conflitto. Una lotta furiosa, “Perché ogni guerra ha bisogno di molti morti, altrimenti non è guerra”. Sotto i rumori assordanti di bombe e mitragliatori, i bambini si accasciavano a terra uno dopo l’altro, fino a che non ne restava nessuno in piedi.
 
Nel terzo atto, l’ultima classe si trovava nel dopoguerra, a promettersi pece e prosperità per i tempi a seguire, impegnandosi solennemente a non ripetere gli errori precedenti. Ma era una pace apparente: poco dopo i sopravvissuti sarebbero tornati a scontrarsi gli uni con gli altri, a umiliare i più deboli.
 
A concludere la rappresentazione, la voce di due bambine per un pensiero sul futuro: “Serve una metamorfosi profonda dell’uomo per un domani migliore. Finché si ricostruirà dalle macerie di una guerra, prima o poi si tornerà nuovamente a distruggere, in un ciclo senza fine”.
 
Al termine, scroscianti gli applausi del numeroso pubblico presente. Probabilmente in molti, in occasione di uno spettacolo realizzato da bambini, si aspettavano di uscire dal teatro con un sorriso. La forza delle quinte elementari e di Marco Cutini è stata invece quella di sorprendere con una recita dura e profonda. E magari di mandare a casa il pubblico domandandosi “Perché la guerra”.

09/06/2005





        
  



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