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Società partecipate e privatizzazioni dei servizi pubblici: il Comune che fine farà?

Ascoli Piceno | L’azione popolare promossa dai consiglieri comunali e dai segretari politici dei partiti di centrosinistra di Ascoli ha posto con forza un grande problema di ordine politico e giuridico nazionale ed europeo

di Emidio Catalucci*

 
L’azione popolare promossa dai consiglieri comunali e dai segretari politici dei partiti di centrosinistra di Ascoli, nei confronti del sindaco Piero Celani circa la sua incompatibilità con gli incarichi societari che riveste, riconfermata proprio ieri in Parlamento, ha posto con forza un grande problema di ordine politico e giuridico nazionale ed europeo.
 
Si tratta del problema delle esternalizzazioni dei servizi di interessi economico generali, meglio conosciute come privatizzazione dei servizi pubblici una volta gestiti direttamente dal Comune, ora affidate direttamente (in house), senza gara, a società di capitale integralmente pubbliche (nel caso di Ascoli interamente comunali).
 
Dopo la legge finanziaria 2004, d.l. 269/03 convertito in legge n. 350/2003, che ha introdotto questa possibilità, i Comuni italiani stanno affidando direttamente, senza gara, di tutto e di più dei propri servizi.
 
Come segnalato più volte, dal dott. Luigi Meconi, segretario comunale, la legge è contraddittoria al punto che Consiglio di Stato e più TAR hanno chiesto lumi alla Corte di Giustizia Europea.
 
Per molti gli affidamenti diretti sostenuti da questa legge sono possibili alle sole vecchie municipalizzate. Fatto è che i Comuni, tutti, la stanno applicando facendo utilities: Spa o Srl. E già che ci stanno, vista la natura delle Società di capitale, queste utilities stanno assorbendo tutti i possibili immaginabili servizi locali.
 
E’ un dilemma che sta dilaniando tutti i livelli istituzionali del Paese e dove nessuno è scevro da colpe, nemmeno il centro sinistra. Anche per un aspetto di legittimità della scelta.
 
Ormai è un fenomeno inarrestabile ma che sta procurando immensi problemi, generando contrasti all’interno dell’ANCI nazionale, palesando presunte irregolarità giuridiche. Se si continuerà su questa strada si presenteranno a vere e proprie situazioni assurde e paradossali. Tra poco si arriverà ad appaltare anche i servizi anagrafici, per cui un certificato di morte o di nascita sarà rilasciato da un supermercato.
 
Fino al punto che alcuni si chiedono : “E i Comuni che fine faranno?”. “Che cosa resterà loro da qui a poco?”
 
E’ forse, questo, il risultato dell’azione politica del centro destra che voleva far diventare “…Il Comune come una azienda”?. E’ questa l’aziendalizzazione del Comune prevista dal programma di Celani e soci in campagna elettorale?
 
Oggi abbiamo capito: il Comune non doveva raggiungere livelli efficaci ed efficienti nella erogazione e nella gestione dei servizi, ma doveva essere espropriato di tutto e i servizi affidati ai privati. E il Comune può anche chiudere senza che nessuno se ne accorga.
 
Inoltre un ultimo dubbio: come avvengono i controlli dell’Ente sulle decisioni di una società partecipata a cui è stata affidata, senza gara, i servizi di interessi economici generali della città?
 
Oltre questo aspetto di ordine generale, ad Ascoli registriamo un ulteriore paradosso di una situazione illegittima e irregolare. Il Presidente di due società partecipate di cui il Comune è unico socio (Ascoli Servizi Comunali e Piceno Gas Distribuzione) e l’amministratore unico di una terza (Piceno Gas Vendita), nonché Presidente della Start Reti è l’Ing. Piero Celani, che guarda caso è anche il sindaco della città.
 
In questo modo Piero Celani gestisce la città non in qualità di Sindaco ma in quanto Presidente delle società che erogano servizi quali: gestione e vendita gas metano, verde pubblico, illuminazione pubblica, calore e cogenerazione, servizio idrico integrato, servizio igiene integrato ecc. ecc.
Fuori da ogni controllo del Consiglio Comunale.
 
Come avvengono, infatti, le assunzioni, gli affidamenti, gli incarichi, gli acquisti, la manutenzione delle strutture e dei macchinari in queste società?
 
Tutto è in mano ai consulenti, ai revisori dei conti, ai commercialisti (quasi sempre gli stessi) e conservati nei loro studi. Ed infine, come entreranno i privati in queste società e con quali criteri, garanzie, professionalità e percorsi democratici e trasparenti dando pari opportunità a tutti? 
 
*capogruppo consiliare del Partito dei Comunisti Italiani

29/07/2005





        
  



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