Strano modo di procedere. Credevo che prima si individuassero le riforme necessarie e poi si costruissero le convergenze, sulla base di contenuti. La lezione vale forse, anche per San Benedetto. Seppure protocollato ed archiviato, Martinelli, probabilmente, non entrerà in letargo. Si profila, forse, un gran dinamismo degli schieramenti e negli schieramenti. Un brivido mi attraversa la schiena.

Vedo alchimisti al lavoro, il sorgere di officine, incontri di taverna. San Benedetto e l’Italia intera avrebbero bisogno di riforme o meglio di individuare le tre – quattro emergenze su cui agire, per non entrare nella curva dell’ellisse della crisi, donde non c’è ritorno. Il rilancio del sistema produttivo sulla base della costruzione di un nuovo distretto avanzato, (vale a dire una rete di settori produttivi, risorse naturali e culturali), una riforma del welfare (vale a dire non l’eliminazione dei servizi, ma lo sviluppo strutturale dell’intervento sulle fasce deboli sulla base delle risorse interne della società stessa), l’apertura all’economia internazionale (o esterna nel caso di San Benedetto) a posto della chiusura della mente sambenedettese o italiana.

Sarebbe utile ed efficace che in questi mesi si aprisse un dibattito sui contenuti, perché i gruppi consiliari dell’Ulivo hanno elaborato molto negli anni e nei mesi scorsi, il forum ha prodotto documenti, dal centro destra arrivano riflessioni sull’esperienza amministrativa  e fanno riflettere, interventi individuali, come quello già propositivo di Nino Capriotti e di Cinì sulla cultura. Ci sono tutti gli elementi perché una buona chimica produca soluzioni per le emergenze e disperda gli alchimisti.

Ci sono le condizioni per convergenze limitate o divisioni e confronti chiari e motivati nella sfera della politica. Ma soprattutto ci sono le condizioni per una convergenza di elaborazione con la società  “timida”, che si esprime solo con il voto.

Purtroppo forse questo appello è disperato.