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Riflessioni ad alta voce sul tema sanità

Fermo | Saturnino Di Ruscio*: "Ognuno tenga pulita la sua mattonella", diceva Madre Teresa di Calcutta

di Saturnino Di Ruscio*

 
Il riposo del periodo estivo, quando normalmente si fanno le ferie, suggerisce momenti di riflessione più intensa. Nella nostra città poi, è facile incontrare i fermani che hanno costruito la loro vita professionale altrove ma restano legati con amore alla città natale e al suo territorio e, sicuramente, sono più obiettivi di quanto possiamo esserlo noi nel valutare crescita e sviluppo di Fermo.
Pertanto sono stato indotto a soffermarmi su un tema come la sanità che necessiterebbe di maggiore attenzione da parte dei cittadini. In queste mie riflessioni, mi servo dell’esperienza di amministratore maturata nel corso del mio mandato.
 
La sanità purtroppo è un tema solo per politici ed addetti ai lavori ovvero per “interessati” a vario titolo non per chi usufruisce del servizio che è costretto in alcuni casi a sopportare con spirito di rassegnazione file interminabili e disagi di vario genere.
Spesso politici o addetti ai lavori si rivolgono a me perché si modifichi questo o quello, il concorso vinto da Tizio piuttosto che da Caio, ecc... Come se il Sindaco fosse un podestà che può disporre di tutto a vari livelli. Così, fortunatamente per il bene di tutti, non è. Si tratta di un costume tipicamente italiano secondo il quale ci si aspetta sempre qualcuno a risolvere i nostri problemi, un supereroe dei fumetti nella fantasia come Superman, o un Berlusconi nella realtà.
 
Sono convinto che il cambiamento potrà avvenire solo con la collaborazione e la volontà di tutti ma resta comunque il bisogno di qualcuno che indichi un orizzonte, tracci la rotta, dia fiducia all’equipaggio e dimostri di saper reggere il timone: “Un Cristoforo Colombo”.
 
Le riflessioni che seguono prendono spunto da alcune parole pronunciate da altri:
 
Se si vuole fare un parallelo tra Madre Teresa di Calcutta ed un infermiere dell’ospedale, la differenza consiste  nel fatto che la prima ha svolto la sua azione per puro volontariato e sulla base di un ideale religioso, il secondo come esigenza professionale ed economica;  Madre Teresa ha poi  dedicato se stessa all’aiuto dei bisognosi mentre per un infermiere l’aiuto agli altri rappresenta un lavoro, un mezzo per il proprio sostentamento economico. E’ triste considerare che oggi a volte negli ospedali la cura dell’ essere umano avviene con le stesse modalità della catena di montaggio di grandi industrie (guai a perdere tempo in inutili chiacchiere con il paziente). Ci sono casi in cui il paziente viene considerato come un manufatto industriale e non come un uomo che ha bisogno anche di accoglienza, calore e  gesti d’affetto oltre che di terapie mediche. Un sistema che fortunatamente non rappresenta la regola ma che induce a questi atteggiamenti che inficiano l’intero settore sanitario.  Questo ragionamento vale per tutti gli operatori sanitari di vari livelli medico e paramedico ma anche per noi politici che dobbiamo tener presente che il nostro obiettivo non è spendere meno possibile (o tagliare) ma dare un buon servizio al giusto costo evitando gli inutili sprechi.
 
Per quanto riguarda la scelta del personale medico, in particolar modo dei  primari,  la cosa peggiore è che siano i politici a scegliere i primari che, salvo alcune eccezioni, non hanno competenza tecnica in materia medica. Ma tale scelta non può nemmeno essere compito esclusivo dei burocrati o solo dei medici. Alcune persone mi hanno raccontato quest’estate che nei bei tempi andati gli amministratori dell’IRCE (ex ente ospedaliero) si rivolgevano ai nostri migliori medici affermatisi nelle grandi città e chiedevano loro consiglio. Sicuramente mai si sarebbero permessi di danneggiare la propria città, anzi avrebbero scelto il meglio per quanto la amavano.
 
Così ci si comportava e alla fine sono venuti fuori nomi che ancora oggi, pur non avendoli conosciuti di persona, se ne parla come punto di riferimento. Figure che hanno, di fatto, reso il nostro ospedale importante, vero luogo di eccellenza a livello regionale (la prima cardiologia delle Marche a Fermo). Invece oggi noto con sconforto che abbiamo il turismo ospedaliero: primari che vanno e vengono, malati costretti ad estenuanti spostamenti, burocrati che vengono da fuori Regione e non conoscono il territorio e le sue esigenze… Allo stesso tempo mi chiedo come mai una gran parte della popolazione fermana si faccia curare da certi medici fermani che lavorano in altra Asl, oggi denominata Zona, e questi stessi professionisti non riescono a vincere i concorsi a Fermo. In altri tempi si sarebbero fatti ponti d’oro per averli e con tale mobilità sarebbe stata data  fiducia alle strutture ospedaliere. Magari non saranno i più bravi, ma non credo che oggi sia importante avere il più bravo che dopo tre anni a volte se ne va e non fa in tempo neanche a farsi conoscere ed apprezzare.
 
Illustravo la nostra organizzazione sanitaria ad un amministratore di una importante provincia dell’Emilia Romagna. In particolare ho parlato dell’Asur, il grande “mostro” regionale. Le sue considerazioni sono state queste, tra l’incredulo e lo sbigottito: da che mondo è mondo  più i servizi sono vicini al cittadino e meglio è  e le economie di scala nella sanità non hanno mai prodotto benefici reali. E’ inconcepibile un’unica Asl regionale!
 
Dobbiamo avvicinare i centri decisionali e le responsabilità al territorio per  avere una sanità migliore e più umana.
 
Altrimenti avremo delle catene di montaggio anonime ed inumane.
Sono mesi che cerco di far modificare qualche servizio all’interno dell’ospedale per renderlo più rispettoso dei cittadini. Credo che se  accanto al direttore generale, ci fosse un “Consiglio di Amministrazione locale” (invece dell’anonima Regione Marche) qualche cosa cambierebbe in poche ore.
 
Queste sono semplici riflessioni che cercano di far capire che tanti sono i Sindaci passati e tanti ne passeranno nel fermano ma se lo sforzo non sarà di tutti difficilmente la sanità cambierà: prima occorre cambiare gli uomini poi le regole del gioco.
 
Come diceva Madre Teresa di Calcutta “Ognuno tenga pulita la sua mattonella”. 
 
*sindaco di Fermo

30/08/2005





        
  



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