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Il popolo della Harley a Teramo ritrova le atmosfere della “frontiera” americana.

| TERAMO - Tante le testimonianze in un evento storico unico del suo genere in una città medievale. Grazie al Progetto Prometeus della precedente Giunta regionale di Centrodestra in Abruzzo.

di Nicola Facciolini


Il lungo giorno dell’Harley  a Teramo (23-24-25 settembre 2005) è il risveglio della città al suono del rombo dei motori. Arriva il popolo di motociclisti dell’Hog, l’Harley Owner Group, i membri dei “charter” ufficiali da non confondere con gli altri club che non rientrano nell’ufficialità. Nel popolo arancio-nero, i colori predominanti  Harley, a Teramo sono in tanti e fieri, nascosti nei loro giubbini di pelle con borchie e spille che ripercorrono la loro storia, di motociclisti del mito.  Molti uomini, diverse donne, tante famiglie. Si sistemano lungo corso san Giorgio e piazza Martiri Pennesi assieme alle loro fiammanti moto a due e tre ruote, tanti i modelli di ogni ordine e grado.
 
Gli Harleysti raccolgono le impressioni di una città immersa completamente in un clima di festa.  Il corso e le vie del centro sono strapiene: “neanche al mercato del sabato c’è tanta gente”, affermano in molti. Teramo ancora un volta ha risposto con simpatia e organizzazione. L’umore generale è buono, il tempo anche. E qualche neofita a Piazza Dante è pronto per il Demo ride, la cavalcata sull’inferno d’asfalto prossimo alla rottura (parcheggi), mentre a piazza Martiri nelle diverse moto d’esposizione il nuovo si abbina all’antico. Intanto cresce esponenzialmente il numero dei motocilisti in città, tanto che cominciano ad esserci problemi di posizionamento. Alle 11 sono ancora solo 337, ma per le 15 è previsto l’arrivo del resto della truppa per un cifra avvicinabile  ai 1400 harleysti.  La maggioranza viene da Reggio Emilia, da Piacenza, da Napoli, dalle Puglie e da Roma sono presenti infatti i due maggiori gruppi chapter della capitale: il Forum  Roma chapter e il Marione.
 
Eugenio “Prozac” Caliandro, è il director del forum, è una farmacista nella vita di tutti i giorni  ha portato  con se moglie e figlio di tre mesi, Michele, il quale ovviamente è già un membro del Forum. “L’ho iscritto al club  addirittura prima di iscriverlo all’anagrafe”, ci rivela Prozac. La moglie, un avvocato, è stata letteralmente rapita dal mondo delle Harley, e in futuro porteranno il loro bambino con sé. Del gruppo, comunque, ne sono arrivati ben 50 mentre del gruppo Marione sono in 10, ma altri devo raggiungerli. E’ uno dei chapter più trasversali: c’è il manager di banca detto Big Jim, il commercialista Lillo Ambrosi. Addirittura c’è un pilota dell’Alitalia Marco Rubini, detto il Dark,  il director del gruppo: “ma è normale sono appena arrivato, comunque la città sembra carina”. E poi c’è “Sergione”, Sergio Sagripanti, una vita spesa sulle moto e sulle Harley, e che nella vita di tutti i giorni è un dipendente del Senato della Repubblica. “Sono cinquant’anni che sto in sella ad una Harley, ne ho 68 all’anagrafe, fatti un po’ i conti. Possiedo una Harley del 1943. Ho macinato più di 20mila chilometri. “Sono moto che non muoiono mai perché loro a differenza di altre moto hanno un’anima!”, risponde Marione, altro membro della comunità. “Il mondo Hog,  poi, è una comunità.
 
Non ci sono pregiudizi, non c’è classismo, nessuno che ti giudica”. E proprio il senso di appartenenza che distingue un membro di un Chapter Hog rispetto ai vari club in giro per la penisola. Perché gli harleysti si dividono in due grandi categorie: quella dei  normali professionisti, dove si ritrovano intere famiglie vivere assieme il culto della motocicletta. Dall’alta parte i cosiddetti “liberi”, la parte forse meno tranquilla e meno familiare del mondo Harley. “Questi ultimi non fanno parte degli Hog” - racconta Silvio Crestano, presidente del Great West Chapter del Piemonte. “L’Harley oltre ad essere una moto, in primis è una filosofia, uno stile di vita, e molti raggiungono questa consapevolezza sono in un’età più matura. Da giovani  infatti si è più interessati alla velocità e non si apprezza il valore di una moto pronta a dare altre sensazioni. Si preferisce l’emozione di un bolide da corsa alla bellezza e alla dolcezza di un motore Harley- Davidson. Crestano ha partecipato a tanti Hog Events in Italia ma è la prima volta che assiste ad un evento organizzato nel centro di una città medievale. Di solito infatti il tutto si allestisce in appositi spazi occupabili, fuori città, tipo prateria Usa.
 
“Mi stupisce davvero l’accoglienza dei teramani, davvero – spiega Binna Bertold, di origine bolzanese ma residente a Senigalia –  Non pensavo poi che l’organizzazione fosse così ricettiva. Sono solo 6 anni che Binna è un’appassionata Harley, da quando suo marito, per scherzo, invece di comprarle la casa al mare che sognavano da tempo acquistò una moto Harley. “All’inizio volevo ucciderlo ma poi, a poco a poco, mi  sono innamorata del mezzo e ho cominciato a macinare fior di chilometri”. Intanto continuano a Teramo come la Città della Harley-Davidson. Speriamo in un felice risveglio da questo incredibile sogno.

01/10/2005





        
  



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