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Le intellettuali di Molière apre il programma del Teatro Annibal Caro Racconta

| CIVITANOVA MARCHE - Spettacolo in programma per sabato, prodotto dal Nuovo Teatro Nuovo e dal Mercadante Teatro Stabile di Napoli, in collaborazione con la Città di Urbino/Teatro Sanzio e l’Amat

Dopo il Teatro Rossini, apre il sipario il Teatro Annibal Caro con il secondo appuntamento (primo della sezione Racconta) del Convito 2005/2006, stagione di prosa e danza dei Teatri di Civitanova promossa dal Comune di Civitanova Marche, dai Teatri di Civitanova e dall’Amat.

Sabato 22 ottobre (buio in sala alle 21.00), prodotto dal Nuovo Teatro Nuovo e dal Mercadante Teatro Stabile di Napoli, in collaborazione con la Città di Urbino/Teatro Sanzio e l’Amat, va in scena l’irresistibile e caustica comicità de Le intellettuali di Molière diretto e interpretato da Arturo Cirillo.
 
Lo spettacolo, che ha già riscosso consensi di pubblico e critica sia all’anteprima napoletana nell’ambito del festival Napoli Scena Internazionale, sia al suo debutto avvenuto l’11 ottobre al Teatro Sanzio di Urbino, conferma la maturità e la bravura dell’astro nascente della regia e dell’interpretazione teatrale italiana.
 
Arturo Cirillo, trentasette anni, napoletano, consacrato nella scorsa stagione con il premio UBU per la regia - sorta di Oscar del teatro – grazie alla messa in scena de L’ereditiera di Annibale Ruccello, ha mescolato in una sintesi vincente insegnamenti ed esperienze maturate. Diplomatosi all’Accademia D’Arte Drammatica nel 1992 comincia subito a lavorare con grandi registi come Massimo Castri e, in particolare, Carlo Cecchi con cui inizia una collaborazione che dura dieci anni e produce cinque spettacoli, lunga gavetta in cui emerge, oltre al naturale talento comico, anche una notevole sensibilità per i ruoli drammatici. Nel 1999 si dà alla regia e da allora alterna l’attività di attore a quella di regista. Mai dimentico dell’importanza del rapporto con la tradizione, dopo Ionesco, Norén e Horovitz, affronta due testi napoletani, Mettiteve a fa l’ammore cu me! di Scarpetta e L’ereditiera, appunto, di Ruccello con i quali riscuote grande successo di critica e gradimento del pubblico.
 
In questa ultima fatica Cirillo affronta uno degli autori più amati dal suo maestro Carlo Cecchi, quel Moliére capace sempre di uno sguardo lucido e graffiante su difetti e virtù del suo tempo e dei suoi contemporanei, di cui rimangono strepitosi affreschi tinti di intelligenza, ironia e comicità.
 
Le intellettuali vede dibattere la disputa tra ragioni del cuore e supremazia della ragione tra personaggi accomunati da una generale mancanza di buonafede veicolata attraverso un linguaggio infido e menzognero la cui attualità giunge intatta attraverso secoli e mode grazie alla lungimiranza del suo autore.
 
“Lo spettacolo non è completamente nell'oggi o nell'allora del diciassettesimo secolo, è nel presente contraddittorio della rappresentazione – spiega Cirillo nelle note di regia - Do fiducia a Molière e credo che ci possa dire tante cose su di noi, le nostre famiglie, i nostri intellettuali, le nostre complicazioni sessuali, il nostro egoismo, pur restando se stesso.” Insomma un testo ancora attuale che la splendida traduzione di Cesare Garboli fa sentire ancora più vicino grazie ad un italiano che ci riporta continuamente al nostro presente e che Cirillo ha tinto di accenti napoletani perché “dovendo fare una commedia che ha tra le sue tematiche quella del linguaggio e la sua parossistica degenerazione, e dovendo trovare un piano di realtà nell'oggi, mi sono riferito a realtà pacchiane a me, e ai miei attori, familiari.
 
” Vista l’importanza del linguaggio in questo testo Cesare Garboli diventa quindi quasi “coautore” di Moliére: “Ecco senza tante storie, senza falsi problemi, il solo modo di dare Molière, saltando il futile scoglio del "tradire o no i classici" – scrive Garboli nel suo saggio Un po’ prima del piombo – […]. Via dunque il seicento rifatto sui tascabili di antiquariato e il mobilio d'epoca, via il décor, le stoffe e la cartapesta, per fare posto a una comune tavola e a due sedie. Sì, però, alle parrucche, col gusto aperto di contraddirsi e con un rapporto dialettico, elastico, continuamente sottolineato, fra il vetusto e il moderno, il morto e il vivo, fra oggi e ieri, fra oggi e allora”.
 
E parrucche, dialettica e contraddizione sono proprio gli ingredienti ricorrenti della messa in scena di Cirillo che ha costruito uno spettacolo divertente e intelligente dove la comicità è strumento per smascherare l’ipocrisia. Uno spettacolo che “ha come protagonista il teatro, è quindi finto ma dice delle verità, […] non sposa una tesi, o un partito - scrive il regista - si cerca di stare dalla parte di tutti e contro tutti, perché grazie alla grandezza di Molière ogni personaggio ha le sue ragioni che convivono con una bella dose d'ipocrisia”.
 
In scena con Arturo Cirillo una nutrita schiera di attori, Giovanni Ludeno, Sabrina Scuccimarra, Monica Piseddu, Antonella Romano, Salvatore Caruso, Rosario Giglio, Michelangelo Dalisi, Beatrice Ciampaglia. I costumi sono di Gianluca Falaschi, le luci di Andrea Narese, mentre le scene e la musica sono affidate a due collaboratori storici di Cirillo che sono rispettivamente Massimo Bellando Randone e Francesco De Melis.
 
Informazioni per Civitanova Marche: biglietteria Teatro Rossini, ore 19–21 - tel. 0733.812936 / Amat (tel.071.2075880, fax 071.54813).

19/10/2005





        
  



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