L'Europa si affaccia ad est
Fermo | La storia e la cultura dellUngheria ha inaugurato oggi il ciclo di conferenze proposto dallIstituto di storia per la Liberazione delle Marche
di Enrica Mataloni
La storia e la cultura dell’Ungheria ha inaugurato oggi il ciclo di conferenze intitolato L’Europa si affaccia ad Est.
L’iniziativa, organizzata dall’Istituto di storia per la Liberazione delle Marche, ha lo scopo di offrire maggiori spunti di riflessione su tre Paesi europei – Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia – ormai entrati nell’Unione, ma considerati ancora al margine della nostra conoscenza, affinché il dibattito attuale non si focalizzi esclusivamente su tematiche politiche, ma allarghi i propri orizzonti verso gli affascinanti aspetti della storia e della cultura di questi Paesi dell’Europa Orientale.
E proprio questo è stato il primo nodo da scogliere, il significato cioè di Europa dell’Est.
Tale concetto, infatti, non appartiene alla nostra antichità, ma se n’è cominciato a parlare solo nel XIX secolo per identificare quei popoli slavi con una particolare identità culturale. Durante la Guerra Fredda, invece, il termine designava i Paesi che si trovavano sotto l’influenza dell’U.R.S.S., senza tener conto delle connotazioni geografiche. Caduto il muro di Berlino la definizione ha iniziato a modificare il suo significato a seconda del contesto in cui si impiegava.
Tuttavia, i Paesi definiti dell’Est presentano tutti caratteristiche comuni, quali la prevalenza di una componente di carattere agrario della società; una marcata distanza tra un élite evoluta e la massa ancora culturalmente arretrata; e ancora, una forte differenza tra Cittadinanza e Nazionalità.
Dopo questa premessa iniziale, il professor Cingolati ha ripercorso la storia dell’Ungheria, dal periodo di sottomissione all’Impero Astro-Ungarico fino ai nostri giorni, passando attraverso le due guerre mondiali, l’influenza dell’U.R.S.S., fino allo sviluppo economico degli ultimi anni, che ha visto l’Ungheria quale maggiore beneficiario del processo di “delocalizzazione industriale”, promosso da diversi Paesi europei, tra cui l’Italia. Gli stessi avvenimenti sono stati poi ripercorsi, nella relazione della professoressa Capesciotti, attraverso la letteratura.
Essa, infatti, a differenza dei documenti storici, ha la proprietà di presentarci gli eventi attraverso il filtro della soggettività, con uno sguardo quotidiano che fa meglio trasparire l’identità culturale di un popolo.
Oggetto della discussione sono stati Sàndor Màrai, definitosi un “borghese umanista che guarda all’Occidente”; Arthur Koestler, i cui romanzi ebbero una forte tensione morale, espressi nel confronto tra valori individuali e ideologia; e poi ancora Imre Kertéz, Péter Esterhàzy e Beatrice Tötössi, autrice di Scrittori ungheresi allo specchio (Carocci editore), antologia di scrittori ungheresi che ha lo scopo di inaugurare un lungo lavoro d’inter-cultura tra questo Paese “europeriferico” e l’Italia.
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27/10/2005
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