Non finisce mai l’autunno caldo Sadam. Dopo gli innumerevoli dibattiti, dopo i continui incontri con esponenti politici di maggioranza e opposizione, dopo le dimostrazioni in Italia ed Europa, il prossimo passo sarà quello di uno sciopero e di un presidio al Ministero dell’Industria, in attesa di ulteriori riunioni per scongiurare lo spettro chiusura.

Il 21 novembre, tutti fuori dallo stabilimento e massiccia spedizione a Roma, per presidiare il Ministero insieme ai dipendenti di altri 8 zuccherifici italiani che a causa della riforma europea Fischer-Boel stanno rischiando in queste settimane lo smantellamento. Non è tutto. Il 23 novembre, rappresentanti di tutti i 19 zuccherifici italiani saranno a Bruxelles per una dimostrazione proprio nei giorni fissati per un incontro tra i ministri dell’agricoltura. La speranza, in realtà abbastanza flebile, è che gli undici paesi contrari alle modalità della riforma possano attirare al proprio blocco altre Nazioni, rendendo più sostanziosa la loro posizione.

Quello che sembra invece più plausibile, è che in ogni caso le condizioni, pur migliorando non basteranno per garantire il mantenimento degli stabilimenti. Il discorso da portare avanti con urgenza è allora quello della riconversione degli impianti, parallelamente agli ammortizzatori sociali. A questo proposito, continuano con fervore gli incontri e le trattative con il ministro per le politiche agricole Gianni Alemanno e con il ministro delle attività produttive Claudio Scajola, i quali hanno garantito che entro marzo arriverà un piano nazionale energetico, per stabilire definitivamente quali impianti proseguiranno, quali saranno riconvertiti e quali dovranno definitivamente chiudere i battenti. Nel frattempo la tensione resta massima.