Come faceva Colombo a conoscere così bene la meteorologia?
Fermo | A questo ed altri interrogativi risponde la mostra allestita nel capoluogo fermano
Appare in tutta la sua straordinaria normalità l’impresa di Cristoforo Colombo, letta attraverso le carte nautiche, le bussole, gli strumenti di navigazione, gli oggetti, i manoscritti, i reperti Maya in mostra a Fermo (Centro Congressi San Martino) fino all’8 gennaio 2006.
Si tratta veramente di una grande e poderosa rassegna, che riporta all’attenzione degli esperti e degli studiosi tutta la portata dei cambiamenti e delle conseguenze che la scoperta del Nuovo Mondo hanno impresso alla cultura europea.
Superate le dispute sull’attribuzione storica dei natali di Colombo, (solo da pochi anni infatti è stata ufficialmente riconfermata Genova come luogo di nascita, con beneplacito della Spagna), oggi anche attraverso questa rassegna fermana, sembra utile ed interessante riprendere gli studi e la ricerca (non solo storico-bibliografica), su quel cambiamento che consente di indicare il 12 ottobre 1492, giorno in cui Colombo giunse alle Americhe, come la fine del Medio Evo e il passaggio al Rinascimento.
Uno degli elementi positivi del viaggio che permise al capitano genovese arrivare verso quelle che lui credeva le Indie, fu sicuramente il buon tempo, la mancanza cioè di avversità climatiche, benché la traversata atlantica avvenisse in un’epoca caratterizzata da frequenti ed intense tempeste. Ed infatti la domanda che tuttora divide gli storici è: fu un’accurata conoscenza della meteorologia e dell’astronomia, per forza di cose maggiore dei suoi contemporanei, o piuttosto fu una dose di fortuna che consentì a Colombo di portare a termine la traversata dell’Oceano? Di certo il suo viaggio mostra molti aspetti anomali. Soprattutto per le abitudini del tempo.
Le tre caravelle salparono da Palos il 3 agosto, e già l’11 dello stesso mese Colombo giunse alle Canarie. Qui egli si fermò per quasi un mese, un periodo insolitamente lungo, per fare provviste e operare piccole riparazioni. La lunga traversata dell’Oceano iniziò solo il 6 settembre: Colombo navigò pressoché il linea retta , un po’ più a nord del Tropico del Cancro, convinto di poter così arrivare sulle ricche coste di Formosa. In realtà, dopo 36 giorni di tranquilla navigazione, il 12 ottobre 1942, Colombo sbarcò su una isoletta dell’Arcipelago delle Bahamas, che ribattezzò con il nome di San Salvador, mettendo la sua firma sulla scoperta dell’America.
La caratteristica che maggiormente stupisce nell’impresa delle tre caravelle è la totale assenza di maltempo durante il lungo viaggio, e la perfetta scelta dei tempi e del tragitto intrapresi per la traversata, soprattutto n considerazione delle scarne conoscenza dell’epoca.
Temporeggiando per circa un mese alle Canarie, Colombo arrivò ai Carabi nel mese di ottobre, ovvero quando la stagione degli uragani volge ormai al termine. I cicloni tropicali nell’Atlantico si formano durante tutto il periodo che va giugno a novembre, quando le acque dell’Oceano sono sufficientemente calde, ma raggiunge il picco di frequenza tra agosto e settembre, per poi diminuire considerevolmente. Ma sembra assai improbabile che all’epoca, si potessero avere queste informazioni. Insomma che sia stata solo fortuna, oppure un’eccezionale e per certi versi inspiegabile conoscenza della meteorologia, Colombo scelse tempi e modi migliori per il suo viaggio alla scoperta del Mondo Nuovo.
La presenza nella mostra di Fermo di rari oggetti nautici quali bussole in metallo e vetro, cannocchiali (di cui uno con fodera decorata ed uno in metallo con tipica fodera a squame), apparecchi di misurazione e appunti di navigazione , oltre che ad affascinare ed incuriosire per la rara bellezza e il loro stato di conservazione i visitatori, potranno stimolare ed indurre i ricercatori ad approfondire la figura di Cristoforo Colombo non solo quale eroico scopritore di nuovi mondi, ma come moderno e sempre attuale uomo di scienza.
Ricordiamo che l’ingresso alla mostra “Cartografia e storia Naturale del Nuovo Mondo:manoscritti,libri ed incisioni tra itlaia e Spagna nei Secoli XV e XVIII” è gratuito. Questi gli orari di visita fino all’8 gennaio 2006: dal martedì alla domenica, ore 9.00-13.00; ore 16.00-19.00; chiuso il lunedì. Per informazioni e prenotazioni: 039 + 0734/2841 0734/284310. L’ingesso è libero. Seconda tappa della mostra sarà la Spagna: dal 2 marzo a l 28 maggio; nella Provincia di Castiglia la città di Valladolid, Sala Palacio de Pimente e Medina del Campo, Museo de La Ferias
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16/11/2005
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Betto Liberati