Sadam: le ultime speranze rimaste a Fermo
Fermo | Non ci sarà più la campagna di produzione, resta solo da considerare la possibilità di riconversione
di Pierpaolo Pierleoni
Dopo la mazzata nell’incontro di ieri con i vertici aziendali dell’Eridania-Sadam, che hanno decretato che per lo stabilimento saccarifero fermano non ci saranno più campagne di lavorazione delle bietole, oggi si è cercato ancora di trovare soluzioni per una situazione in cui tutto sembra farsi sempre più proibitivo. In breve, nella giornata di ieri è stato deciso che a Campiglione non si farà più operazione di raccolta. La produzione avverrà a Jesi.
Quello che resta alla fabbrica fermana è la parte relativa al confezionamento del prodotto. Questo significa che, nonostante l’impegno garantito dalla società per la conservazione dei posti di lavoro, le ricadute saranno purtroppo pesanti. La fabbrica proseguirà momentaneamente con il confezionamento, con una rotazione tra i dipendenti, poi si passerà alla cassa integrazione. Il danno più pesante non dovrebbe ripercuotersi tanto sui lavoratori fissi, quanto sui 400 dipendenti stagionali e sui 3.000 dell’indotto.
Nella giornata di oggi, malumore dominante nella riunione tenutasi in mattinata tra i lavoratori. Per domani, previsto un nuovo incontro con il sindaco di Fermo Saturnino Di Ruscio, per discutere eventuali strategie da proporre per limitare i danni. Nei prossimi giorni, con ogni probabilità si terrà anche una serie di incontri con la Regione Marche per discutere le possibilità di riconversione dello stabilimento, comunque impossibili a brevissimo termine, nella speranza che possa assorbirsi la maggioranza dei posti di lavoro. Intanto, a Bruxelles prosegue la marcia verso l’approvazione della riforma Fischer-Boel, che ha di fatto tagliato le gambe a buona parte della produzione bieticolo-saccarifera italiana. Potrebbe esserci qualche lieve modifica, di certo non abbastanza consistente da salvare gli stabilimenti in pericolo. Secondo le previsioni, in Italia ne resteranno dieci, di cui solo uno al centro, quello di Jesi, mentre il futuro per Fermo ed i suoi dipendenti si fa ogni giorno più preoccupante.
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22/11/2005
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