Porto Sant'Elpidio, la China Town del fermano
Porto Sant'Elpidio | Il capogruppo di An, Loredana Moretti:" è il risultato di un certo tipo di scelta politica"
di Paola Pieroni
La cittadina elpidiense si sta trasformando in una vera e propria China Town. Il proliferare dei negozi cinesi, se ne contano una trentina in città, preoccupa la cittadinanza e mette a dura prova l’economia locale e i piccoli commercianti, molti dei quali costretti a chiudere perché non abbastanza competitivi.
I cinesi vendono di tutto dal vestiario alle cianfrusaglie a prezzi rigorosamente stracciati. Per ogni tipologia di esercizio commerciale c’è un’insegna cinese e una vendita all’ingrosso e al dettaglio all’interno dello stesso negozio. La maggior parte si trova lungo la strada statale che da via Mazzini, nella zona sud della città, arriva fino a via Cavour, passando per la zona centrale di via Umberto I. Un fatto anomalo ed emblematico che non si riscontra con la stessa intensità e frequenza nei comuni limitrofi.
Quello che in tanti si domandano è come mai proprio a Porto Sant’Elpidio la realtà cinese attecchisca così tanto. Un problema che si è affacciato all’orizzonte già da tempo ma che purtroppo è stato sottovalutato e che solo ora sta mostrando i suoi effetti negativi.
“Evidentemente a Porto Sant’Elpidio l’alto numero dei negozi cinesi è il risultato di un certo tipo di scelta politica, diversa da quella di Porto San Giorgio e Civitanova- ha spiegato il capogruppo di Alleanza Nazionale, Loredana Moretti - È vero come sottolinea il sindaco che l’autorizzazione per l’apertura dei negozi è concessa dalla Camera di Commercio e che i controlli da parte delle forze dell’ordine si stanno intensificando, ma è pur sempre vero che l’amministrazione può intervenire approvando un nuovo piano del commercio e obbligando, per fare un esempio, la vendita all’ingrosso solo nella zona Industriale”.
In giro per la città in questi giorni, appesi agli angoli delle strade, si trovano volantini per sensibilizzare la cittadinanza all’acquisto dei prodotti locali e nazionali, boicottando il made in China. “Porto Sant'Elpidio è invaso da prodotti che vengono direttamente dalla madre patria cinese e poi rivenduti in appositi negozi presenti sul nostro territorio - si legge nel volantino - tutto ciò si traduce per le nostre aziende e per la nostra economia locale in una concorrenza sleale e soprattutto dannosa, che porta le nostre aziende a chiudere i battenti perché non reggono la concorrenza con i prodotti cinesi con la conseguenza che molti lavoratori onesti e soprattutto italiani perdono il posto di lavoro. Noi consumatori elpidiensi con i nostri acquisti - continua - riempiamo le casse degli schiavisti cinesi e danneggiamo i lavoratori, diventando loro complici. Dobbiamo esprimere la nostra preferenza per i prodotti italiani per proteggere l’economia locale dal fallimento e soprattutto promuovere un sistema sociale che assicuri maggiori posti di lavoro e tutela di quelli già esistenti”.
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04/11/2005
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Betto Liberati