Cartografia e storia naturale del Nuovo Mondo"
Fermo | Grande successo ha suscitato allinterno della mostra di Fermo dedicata a Cristoforo Colombo la Sezione dedicata alle piante rare e ai nuovi alimenti
Oltre a far riprendere gli studi scientifici sulla cartografia e a raccogliere esperti e studiosi del settore, grande successo ha suscitato all’interno della mostra di Fermo dedicata a Cristoforo Colombo, la Sezione dedicata alle Storia Naturale del Nuovo Mondo, in particolare alle piante rare e ai nuovi alimenti.
Tra le rivoluzionare novità portate dalle Americhe, (che per Colombo e per i suoi coevi, erano Le Indie)nella vecchia e ancora quasi medievale Europa, figurano prodotti fondamentali che poi contribuirono nei secoli a risolvere carestie e malanni di ogni genere. Tra i numerosissimi alimenti ed erbe portati i dal navigatore genovese a Isabella di Castiglia (che aveva promosso e finanziato la sua impresa alla ricerca di spezie) vanno ricordati: Mais, Caffè ,Cacao, Peperone, Patata, Fagioli, ecc.
A Fermo, oltre ai volumi a stampa e incisioni che riproducono le nuove specie vegetali ed animali provenienti dal Nuovo Mondo, sono in mostra scatole lignee usate per contenere “il caffè, la farina di patate, la salsa pariglia” utilizzate a scopo terapeutico ed alimentare ed una farmacia portatile in legno del XVII secolo con ancora gli originari contenitori dei farmaci, in gran parte realizzati con le nuove specie vegetali importate dalle Americhe. Quando Colombo arrivò in America, non trovò neppure l’ombra delle spezie desiderate dagli Spagnoli, ma in compenso ne scoprì altre, insieme a nuovi prodotti che avrebbero modificato irreversibilmente la dieta dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa. In effetti, lo scambio fra Vecchio e Nuovo Mondo fu reciproco.
Tra i vegetali di provenienza americana alcuni si sono acclimatati in Africa, come la manioca, l’ananas, l’arachide; altri in Europa, come le fragole, il lampone, il pomodoro, il peperone e il peperoncino, la zucca, il girasole, la patata, i fagioli, il mais. Un alimento, quest’ultimo, che si è conquistato da subito un grande successo. Il suo gusto dolciastro e i mille impasti possibili (dalle tortillas alla polenta) hanno sfamato generazioni di europei. Curiosamente, nel nostro Paese, il suo nome originario fu per lunghissimo tempo ignorato, e il cereale si guadagnò l’appellativo di “grano turco”, probabilmente perché all’inizio scaricato da navi che commerciavano con vari porti del Mediterraneo e provenivano da Oriente.
Il pomodoro, che cresceva come erbaccia nei campi di mais, veniva utilizzato dai messicani per la preparazione di salse con cui insaporire polenta e fagioli. Quando arrivò in Europa, il suo colore doveva essere quello di una varietà gialla, tant’è che in Italia venne appunto chiamato “pomo d’oro”. Il suo successo culinario fu relativamente rapido, grazie soprattutto alla cucina italiana che lo sposò alla pasta.
La grande trasformazione del pomodoro avvenne con molta probabilità negli orti botanici italiani (forse anche in quello di Camerino, tra i più antichi e famosi) che, nel ‘500 e ‘600, si sono molto sviluppati per studiare le verdure del nuovo mondo. orari Epifania, 6 gennaio: dalle ore 9 alle ore 13; dalle 16 alle 19. La mostra, con questi stessi orari si protrarrà fino all’8 gennaio compreso, per poi trasferirsi In Spagna a Valladolid, nella Sala Palacio de Pimente e Medina del Campo, Museo de La Ferias, dal 2 marzo all’8 maggio 2006.
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05/01/2006
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