Mille speranze in una fiamma
| CUNEO - La nota di febbraio del Camper Club La Granda
di Beppe Tassone*
Poi il sole spunta: le montagne si tingono di rosa e il paesaggio cambia aspetto. Quante volte ci è capitato di assistere a simili spettacoli, quando, raggiunto un incantevole pianoro, ammiriamo l’alba a pochi passi dal nostro camper col camino fumante e la neve intorno!
La montagna ha il proprio fascino e chi viaggia con i veicoli ricreazionali ben lo sa: vuol dire pace, abbandono di luoghi vocianti, riscoperta di valori da troppo tempo dimenticati, immersione piena in quella cultura del territorio che, sia pure a fatica, riesce a conservarsi intatta e, perfino, a rigenerarsi.
Grazie alle Olimpiadi, la montagna è al centro dell’attenzione: si tratta di un’occasione da non perdere, che deve servire da stimolo per creare le condizioni per rafforzare una presenza turistica rispettosa e responsabile. Perché al centro della montagna vi sono soprattutto le popolazioni che la abitano, gente abituata da secoli a fare i conti col proprio territorio, a rapportarsi ad esso, a vivere l’emigrazione (la propria) come una scommessa sul futuro, a riconoscere nella propria cultura, nelle tradizioni, nel linguaggio elementi che contraddistinguono una porzione di territorio, ma che non escludono le comunità vicine.
Svettano cento campanili e altrettante torri civiche, non per creare mini zone chiuse ed impermeabili alla realtà che muta, ma per segnare, nella diversità e nella tipicità, la volontà di comunità intere di non perdere i propri valori, ma di preservarli e potenziarli attraverso un turismo intelligente, in grado di capire e di accompagnare il progresso senza tentare facili, quanto poco produttive, scorciatoie. Un ragionamento, questo, che può essere esteso a tutto il nostro Paese, ai villaggi dell’entroterra, alle vallate appenniniche ed alle località marine che, sia pure con tanta fatica, stanno comprendendo come la follia urbanistica a lungo andare si paghi cara e come il futuro economico non possa essere riposto solo nello sviluppo edilizio incontrastato, ma nel saper preservare, anche a costo di sacrifici, la propria diversità.
Questa, tutto sommato, è la peculiarità italiana: costituiamo una nazione formata da ottomila e passa comuni, in grado di offrire proprie tipicità, ricchi di cultura, capaci di esprimere, attraverso il volontariato delle pro loco o l’attenzione delle autonomie locali, valori mai dimenticati ed in grado ora di costituire uno degli elementi più importanti per lo sviluppo turistico. Si tratta di un percorso difficile, ma la nostra montagna (nostra sia che si viva al Nord, come al Centro o al Sud) da sempre, tranne pochi sporadici casi, ha saputo difendere con forza il proprio patrimonio culturale ed i propri valori. Viaggiando con il camper è facile rendersene conto ed è facile comprendere come il turismo di movimento molto possa ricevere, ma tanto possa dare alla montagna per aiutarla in un’espansione turistica che deve essere gestita al meglio.
Le Olimpiadi di Torino 2006 rappresentano un momento importante: aiutano a far comprendere come le montagne italiane (non solo quelle olimpiche) potranno giocare un ruolo importantissimo sotto il profilo economico ed occupazionale se saranno in grado di mantenere saldi i propri valori e di coniugare l’offerta turistica con il territorio, senza privilegiare la prima a scapito del secondo. Un’impresa difficile, ma non impossibile: in questi anni molti hanno capito che la strada giusta da percorrere è proprio quella che privilegia valori che hanno saputo reggere al tempo ed alle modifiche dei comportamenti. Scomodare la sociologia o l’11 settembre, quando si parla di montagna, non serve: la “via del sale” un tempo utlizzata per andare a cercare lavoro al mare attraversando i valichi alpini è ora percorsa dai veicoli ricreazionali, ma le località sono rimaste le stesse in entrambi i versanti.
Architettura e produzioni gastronomiche, dialetti (o lingue che dir si voglia), canti e balli non rappresentano (come in altri casi) un fenomeno posticcio inventato per comodità dei turisti, ma valori con i quali le popolazioni locali ancor oggi si confrontano. Il turismo di movimento è in grado di esaltare queste peculiarità, offrire loro opportunità di tipo economico, aprire nuove strade senza chieder in cambio quella “perdita di verginità” che alla fine snaturerebbe il territorio e lo comprometterebbe in modo irrimediabile.
Certo, in questi anni, abbiamo assistito, anche nelle montagne, all’assalto alla diligenza: per fortuna il territorio ha saputo sviluppare anticorpi e si presenta ancora con le carte in regola per dimostrarsi preparato alle nuove esigenze turistiche che, con sempre maggior forza, emergono da più parti. Queste le speranze che ci sentiamo di riporre nella fiamma olimpica di Torino 2006! Non si tratta di sogni: la montagna è in grado di giocare un ruolo importantissimo nell’attività turistica dei prossimi anni.
Certo, la situazione non è facile e molto occorre fare, ma le popolazioni, i giovani che con sacrificio sono rimasti nei propri villaggi, quanti fanno ricerca, quanti ritornano dopo esperienze in città, rappresentano un valore importante per il nostro Paese. In altre zone (quelle marine soprattutto) il camper non costituisce l’elemento di forza dello sviluppo turistico, invece cil ruolo che possiamo esprimere in montagna è di ben altra portata.
Di questo occorre essere consci, sapendo che dentro al fiamma olimpica ardono aspirazioni e valori che sono anche i nostri. Turismo e territorio, in montagna, non possono fare a meno dei veicoli ricreazionali. Insieme il percorso potrà rivelarsi più agevole. Per questo quella fiamma olimpica che arde a simbolo di Torino 2006 la sentiamo anche nostra e ne andiamo orgogliosi, sapendo di essere parte di un progetto turistico che vedrà i nostri camper coprire, finalmente, il ruolo dei protagonisti.
*Camper Club La Granda
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02/02/2006
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