La Santa Teresa di Porto Sant'Elpidio in condizioni disperate
Porto Sant'Elpidio | E' un'opera dell'artista marchigiano Alberto Spadolini.
Santa Teresa dell'artista marchigiano Alberto Spadolini
Il dipinto di Santa Teresa dell'artista marchigiano Alberto Spadolini che si trova nella chiesetta di Porto Sant'Elpidio è in condizioni disperate, rotto in più punti.
Ecco perchè, insieme ad Elvezio Serena di Italia Nostra, si sta tentando di salvarlo per esporlo alla Rassegna "BOLERO-SPADO' : Spadolini, un marchigiano alla corte di Joséphine Baker" , che si terrà a Fermo nell'autunno 2006.
Su Alberto Spadolini, probabilmente il più eclettico artista del secolo scorso, troverà alcuni articoli su internet (culturalweb, corsera, marche expo, anconanostra, cultura marche, storia arte, regione emilia romagna, ecc.)
Alberto Spadolini nasce il 19 dicembre 1907 nel quartiere Piano di San Lazzaro ad Ancona. Le sorelle ce lo descrivono come un bambino intelligente amante dello sport e di ogni forma d’arte. Da ragazzo fa nuoto e tuffi alla ‘Stamura’, diviene campione di corsa veloce e, appena può, scappa in cima al monte Conero ad ammirare quella natura selvaggia che disegnerà poi a casa con una matita su di un pezzetto di carta. Per sopravvivere Spadolini è costretto a lasciare la sua Ancona.
A diciassette anni diventa apprendista scenografo al Teatro degli Indipendenti di Roma. Alla fine degli anni ’20 emigra a Parigi dove trova lavoro come decoratore nell’atelier di Paul Colin; pochi mesi dopo, senza aver mai studiato danza, diventa ballerino (A) con Mistinguett e Joséphine Baker (con la quale ha avuto una lunga e burrascosa relazione sentimentale); è coreografo amato da Marléne Dietrich, da Maurice Rostand, da Cécile Sorel, da Paul Valery, da Maurice Ravel (dopo averlo diretto nel “Bolero” Ravel giudica la coreografia di Spadolini in perfetta armonia con la sua musica); negli anni ’30 è attore accanto a Charles Boyer, a Tino Rossi, a Mila Pareli, a Jean Gabin, a Jean Marais; protagonista del documentario “La danse à travers les ages”, commento e costumi di Jean Cocteau, regia di Bérard; in qualità di regista, all’inizio degli anni ’50, gira una serie di cortometraggi sulla danza con il jazzista Jango Reinhart e con la ballerina Carmen Amaya; è adattatore di dialoghi per sir Alexander Korda (il film “I racconti di Hoffman”, a cui collabora, vince il premio per la Miglior Produzione al Festival di Cannes del 1951); cantante di musica melodica ‘dalla voce gradevole ed intonata’ negli anni ‘50 incide il disco “E tu pallida luna”; è scultore capace di dare un’anima alle sue opere; è restauratore di castelli sulla Loira, di ville nel fermano, di discoteche a Parigi; per tutta la vita è pittore geniale apprezzato da Max Jacob, da Anton Giulio Bragaglia, da Jean Cocteau … Nelle sue numerose mostre a Parigi, a Stoccolma, a Bruxelles, a Copenaghen, a New York, insieme a scene di danza egli espone i paesaggi più amati, la sua Ancona, il Conero, la città di Fermo (dove risiedeva la mamma Ida e le sorelle), i Monti Sibillini, il mare Adriatico.
Ecco perchè, insieme ad Elvezio Serena di Italia Nostra, si sta tentando di salvarlo per esporlo alla Rassegna "BOLERO-SPADO' : Spadolini, un marchigiano alla corte di Joséphine Baker" , che si terrà a Fermo nell'autunno 2006.
Su Alberto Spadolini, probabilmente il più eclettico artista del secolo scorso, troverà alcuni articoli su internet (culturalweb, corsera, marche expo, anconanostra, cultura marche, storia arte, regione emilia romagna, ecc.)
Alberto Spadolini nasce il 19 dicembre 1907 nel quartiere Piano di San Lazzaro ad Ancona. Le sorelle ce lo descrivono come un bambino intelligente amante dello sport e di ogni forma d’arte. Da ragazzo fa nuoto e tuffi alla ‘Stamura’, diviene campione di corsa veloce e, appena può, scappa in cima al monte Conero ad ammirare quella natura selvaggia che disegnerà poi a casa con una matita su di un pezzetto di carta. Per sopravvivere Spadolini è costretto a lasciare la sua Ancona.
A diciassette anni diventa apprendista scenografo al Teatro degli Indipendenti di Roma. Alla fine degli anni ’20 emigra a Parigi dove trova lavoro come decoratore nell’atelier di Paul Colin; pochi mesi dopo, senza aver mai studiato danza, diventa ballerino (A) con Mistinguett e Joséphine Baker (con la quale ha avuto una lunga e burrascosa relazione sentimentale); è coreografo amato da Marléne Dietrich, da Maurice Rostand, da Cécile Sorel, da Paul Valery, da Maurice Ravel (dopo averlo diretto nel “Bolero” Ravel giudica la coreografia di Spadolini in perfetta armonia con la sua musica); negli anni ’30 è attore accanto a Charles Boyer, a Tino Rossi, a Mila Pareli, a Jean Gabin, a Jean Marais; protagonista del documentario “La danse à travers les ages”, commento e costumi di Jean Cocteau, regia di Bérard; in qualità di regista, all’inizio degli anni ’50, gira una serie di cortometraggi sulla danza con il jazzista Jango Reinhart e con la ballerina Carmen Amaya; è adattatore di dialoghi per sir Alexander Korda (il film “I racconti di Hoffman”, a cui collabora, vince il premio per la Miglior Produzione al Festival di Cannes del 1951); cantante di musica melodica ‘dalla voce gradevole ed intonata’ negli anni ‘50 incide il disco “E tu pallida luna”; è scultore capace di dare un’anima alle sue opere; è restauratore di castelli sulla Loira, di ville nel fermano, di discoteche a Parigi; per tutta la vita è pittore geniale apprezzato da Max Jacob, da Anton Giulio Bragaglia, da Jean Cocteau … Nelle sue numerose mostre a Parigi, a Stoccolma, a Bruxelles, a Copenaghen, a New York, insieme a scene di danza egli espone i paesaggi più amati, la sua Ancona, il Conero, la città di Fermo (dove risiedeva la mamma Ida e le sorelle), i Monti Sibillini, il mare Adriatico.
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12/04/2006
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