Convenzione nazionale per il Partito Democratico
San Benedetto del Tronto | "Il 29 e 30 luglio l'esito del seminario di Trento delle associazioni regionali per il Partito Democratico, l'esecutivo politico del loro Coordinamento Nazionale conferma la volontà di promuovere una convenzione nazionale".
di Tonino Armata *
Il 29 e 30 luglio l'esito del seminario di Trento delle associazioni regionali per il Partito Democratico, l'esecutivo politico del loro Coordinamento Nazionale conferma la volontà di promuovere una convenzione nazionale che dia forma giuridica e statuaria alla loro confederazione: lo scopo è quello di promuovere la costituzione del Partito Democratico con la partecipazione dei cittadini assieme ai
partiti dell'Ulivo.
L'Associazione Nazionale che ne sortirà dovrà darsi un'organizzazione esemplare, realizzando i principi di partecipazione democratica, di trasparenza decisionale e informativa, nonché di piena rappresentatività sia generazionale, sia di genere, riservando quote significative negli organi direttivi.
La Convenzione Nazionale che si terrà a fine settembre, promuoverà altresì due distinte iniziative, che reclameranno una straordinaria mobilitazione dei cittadini mediante la raccolta di sottoscrizioni ad una petizione popolare e ad una proposta di legge popolare.
La prima iniziativa avrà ad oggetto una petizione al Parlamento che solleciti le forze politiche e parlamentari ad approvare una riforma della legge elettorale fondata su cinque punti qualificati:
1.. Ritorno al collegio uninominale
2.. Indicazioni del candidato premier
3.. Primarie per scegliere le candidature
4.. Riconoscimento legale dello status dell'opposizione, anche dal punto di vista
finanziario ed organizzativo
5.. Finanziamento in forma di rimborsi elettorali erogabili solo ai partiti
rappresentati in parlamento ed ottemperati rispetto al regime legale posto a
tutela della natura democratica del loro ordinamento.
E proprio quest'ultimo obiettivo rappresenta l'oggetto della seconda iniziativa.
Le associazioni regionali per il Partito Democratico hanno deciso di incaricare un comitato di esperti (i professori Franco Bassanini, Stefano Ceccanti, Giammauro Depuro, Giovanni Gazzetta, Cesare Pinelli e Pippo Ranci) per elaborare e redigere un progetto di legge di iniziativa popolare per l'attuazione dell'articolo 49 Cost., ossia di disciplina dell'ordinamento dei partiti in modo da favorire partecipazione
e rappresentatività democratiche e trasparenza dei finanziamenti e dei bilanci.
Entrambe le iniziative sollecitano la soluzione di questioni fondamentali per il consolidamento del progetto del Partito Democratico, sulle quali la futura associazione nazionale per il Partito Democratico spenderà tutte le proprie forze per sensibilizzare e mobilitare la cittadinanza attiva.
Nel caso in cui le forze politiche parlamentari non dovessero dare seguito al più presto alle iniziative popolari l'associazione per il Partito Democratico si dichiara fin d'ora impegnata al fine di promuovere il referendum abrogativo dell'attuale legge elettorale.
Il partito democratico è il più grande progetto politico per l'unificazione delle forze riformiste che il nostro paese abbia mai conosciuto. Da un secolo, i riformisti italiani sono divisi e quest'esito ha pesato sul nostro progresso. C'è chi pensa che basti fondere i grandi apparati dei due partiti, Margherita e Ds, per far nascere il Partito Democratico. Sbagliato! Importante è fondere e intrecciare le
culture politiche, farle comunicare.
È la volontà delle primarie. I cittadini ci sorprendono sempre, non sono cinici, hanno passione, quella che talvolta manca nella classe dirigente. Non possiamo fare come l'abulico protagonista del romanzo di Ivan Goncharov che "dubita, esita, attende e rinvia".
E' naturale che un grande progetto si trovi a fronteggiare una resistenza. Figuriamoci la nascita di un Partito Democratico che aspiri a superare il centro-sinistra di 17 (diconsi diciassette) partiti, partitini e partitelli. Dunque non c'è nulla di strano che alcuni protagonisti della prima repubblica (nazionali e
locali) si dichiarino contrari a questa prospettiva (De Mita - Mussi).
Sono dieci anni (era il 1966) che è stato piantato l'ulivo. E per dieci anni gli elettori del centro-sinistra hanno votato quest'albero virtuale, questo partito - che - non - c'è. Ora dieci anni sono un tempo lunghissimo. Il doppio della seconda guerra mondiale. Il triplo della Grande Guerra. Due terzi dell'era napoleonica. La metà del ventennio fascista. Perciò "frettoloso" non è l'aggettivo giusto, piuttosto
è un pretesto affrettato.
Forse non tutti hanno capito il compito quasi rivoluzionario che ci attende. Qui si tratta di rinnovare profondamente la forma partitica e la democrazia interna. Temo invece che anche nei Ds e nella Margherita qualcuno sia convinto che basti cambiare solo l'etichetta. Non è così. Col Partito Democratico, ad esempio non potremo più fare un governo di 102 componenti (o spartirsi i posti come hanno fatto a San Benedetto).
Capisco che questa volta non si poteva fare diversamente, stava nella logica della coalizione. Ma se il nuovo soggetto vorrà guarire le malattie del sistema politico italiano, allora dovrà partire da una riduzione sostanziale degli organici e dei costi della politica.
* Associazione Marche per il Partito Democratico
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02/08/2006
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