La città onora "li frèchì de la rota"
San Benedetto del Tronto | Intensa celebrazione in sala consigliare della giornata di San Giacomo protettore dei "fenare". Trentacinque le medaglie consegnate. Gaspari promette un monumento, lo storico Cavezzi commuove rifacendone la storia.
di Carmine Rozzi
Emidio Perotti premiato dal sindaco Giovanni Gaspari
“Li fenare”. Erano tutti lì ieri mattina. Qualcuno con le proprie forze, altri appoggiandosi ad un bastone o sorretto da qualche famigliare. Nessuno vuol far sentire la sua assenza soprattutto a testimonianza ed a ricordo di quelli che non ci sono più. In una sala consigliare gremita i “frechì de la rote” di una volta passano simbolicamente il testimone ad altri ragazzi della terza media venuti dalla vicina scuola Curzi.
Festa del lavoro, si dirà. Di uno dei più umili, faticosi, mal retribuiti e massacranti dell’indotto marinaro sanbenedettese, pari solo a quello dei “canapini” che per la polvere respirata in scantinati bui ed umidi non ha lasciato sopravvissuti. Eppure fino ad oggi, come ricorda lo storico Gabriele Cavezzi nel suo dettagliato resoconto commosso e commovente corredato dalla proiezione di fotografie d’epoca, non c’è in tutta la città uno spiazzo, una piccola strada, una lapide a ricordo di queste attività. Solo un piccolo altare ignorato da tutti in una delle navate della Madonna della Marina dedicato alla figura del martire San Biagio con a sinistra una ruota e a destra un canapino.
“Sorgerà un monumento in Piazza Garibaldi” promette il sindaco Giovanni Gaspari. Chissà quanti di loro lo vedranno realizzato. Iniziano a lavorare all’età di otto anni, alzandosi la mattina alle quattro per tornare a casa alle nove e se c’è ancora luce anche più tardi. Sei giorni su sette, per poche lire. Storie di sacrifici e miserie inaudite sorrette da una grande dignità. E siccome “Una città che guarda al futuro non può disconoscere il suo passato” Gaspari, nell’aprire la celebrazione, asserisce che la sua amministrazione intende onorare negli anni a venire questa memoria cittadina estendendola alle “retare”, il cui lavoro completava quello dei “fenare” e dei “canapì”.
“Leggete libri locali come Un Mare di Corde e Vota Cì in modo da assimilare gli eroi della storia mondiale a questi di casa vostra” invita Cavezzi rivolto ai ragazzi presenti in sala mentre sullo schermo scorre la foto di un bambino di poco più di quattro anni già alle prese con una “rota” . Lo chiamavano “Lù bionde”. Ma non era lì. Qualcuno in sala asserisce che è ancora vivo, altri no. Molti gli applausi. Ad Antonio Consorti, il più anziano, a Nazzareno Grannò sempre in giro a salvare reperti e testimonianze, a Francesco Pignati, giunto fino in Perù a impiantare la più grande produzione di corde del sud America. Vittoria Giuliani e Giovanni Quondamatteo leggono due struggenti poesie sulle loro condizioni di vita e di lavoro.
Infine la consegna degli attestati e delle medaglie (alcuni individuati ancora il giorno precedente): Elio Assenti, Pietro Assenti, Umberto Assenti, Vincenzo Assenti, Benedetto Bartolomei, Luigi Bollettini, Vittorio Brasiliano, Vincenzo Ciotti, Antonio Consorti, Marcello Falcioni, Franco Ferroni, Franco Ficetola, Raffaele Gambini, Alfredo Giammarini, Nicola Giuliani, Gabriele Grannò, Giovanni Grannò, Giuseppe Grannò, Nazzareno Grannò, Remo Guidotti, Marino Libbi, Mario Maloni, Gaetano Mangiola, Antonio Merlini, Domenico Nico, Salvatore Nico, Antonio Paolini, Emidio Perotti, Primo Pignotti, Vigo Pignotti, Ermete Scipi, Franco Scipi, Nicola Silenzi, Emidio Vannicola, Wladyslaw Welke.
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03/02/2007
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