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Troppi i delitti impuniti in una provincia di “gialli” e misteri

| TERAMO - Al nuovo procuratore capo della Repubblica, i cittadini chiedono giustizia e la creazione di uno speciale team di magistrati anti-crimine.

di Nicola Facciolini

Libero Masi


L’assoluzione in primo grado e con formula piena di Doriano Paolini, l’operario accusato di aver assassinato nel 2005 la moglie polacca con ventinove colpi di forbici, non può che fare piacere. Giustizia è fatta per l’innocente. Forse la procura non chiederà l’appello. Ma sono state azzerate le conclusioni di due anni di indagini. Il “giallo” del laghetto di Corropoli ripropone più impenetrabile e misterioso che mai, il tema dei delitti impuniti in Val Vibrata e nel resto della provincia di Teramo.

Accade proprio quando è in arrivo (1° aprile 2007) il nuovo procuratore capo della Repubblica Ferretti, al quale i cittadini della provincia di Teramo ricordano un altro giallo insoluto e chiedono la creazione di una speciale squadra di magistrati anti-crimine.

Su tutti pesa il ricordo del delitto impunito dei coniugi Masi a Nereto (Te), due anni fa. Giallo impenetrabile e indecifrabile. Inevitabile pensare ad un filo conduttore, forse a un “serial killer” impazzito o alla spietata mafia orientale. Che in Val Vibrata uccidono con impressionante violenza per poi sparire dalla circolazione come un fantasma.

Non vogliamo creare allarme sociale. Anzi, invochiamo più prevenzione e sicurezza, ma ogni ipotesi diventa a questo punto lecita, quando il lavoro degli inquirenti pare brancolare nel buio. Che faremo la prossima volta? Il delitto della donna polacca e il massacro dei coniugi Masi, invocano giustizia. I due misteri hanno alcuni elementi in comune: la inaudita ferocia dell’ignoto massacratore, l’area circoscritta della Val Vibrata in cui i fatti di sangue sono stati compiuti, la scomparsa dell’arma del delitto. Aspetti da non sottovalutare, a cui aggrapparsi, per rilanciare il difficile lavoro d’indagine ma occorre una svolta investigativa.

Sempre in provincia di Teramo a Pineto (Te) attende risposta il cosiddetto “giallo della macelleria”. Storia di qualche anno fa, conclusasi, a sua volta, con un’assoluzione. Il presunto assassino rimesso in libertà. Con tanti interrogativi rimasti senza risposta. Nell’immediato dopoguerra, per la macchina giudiziaria, a Ponzano di Civitella del Tronto (Te), decisamente meglio andò il duplice delitto della “Banda Pennesi” che faceva capo ad un ex carabiniere. Il quale una notte, insieme ad altri tre o quattro sbandati, massacrò un benestante della zona e sua sorella, mentre la domestica, nascondendosi sotto il letto, si salvò per miracolo.

Fu un super-poliziotto di allora a risolvere il mistero con la collaborazione di un semplice appuntato dei carabinieri, che da un fazzoletto macchiato di sangue risalì al capobanda e, quindi, ai complici. Altri tempi? Anche per la criminalità e per chi deve tenerle testa. Fa impressione che un delitto resti impunito. Oggi come ieri. Ma ora, sempre più spesso, accade che si accetti come normale e inevitabile. Per dimenticare in fretta.

Un tempo i casi più clamorosi della cronaca nera rimanevano a lungo al centro dell’attenzione dei mezzi di informazione e dell’opinione pubblica. Fino ad una svolta decisiva e convincente. Si era meno disposti a dimenticare e a seppellire i fatti gravi sotto la coltre di notizie inutili. Adesso si invoca persino il “silenzio stampa” con gli organi d’informazione che, purtroppo, assecondano, tutto sommato, una tendenza preoccupante. Quella di dimenticare in fretta certe vicende allarmanti e i loro misteri. E gli assassini in libera circolazione, pronti all’ennesimo delitto.

28/03/2007





        
  



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