Giorgio De Fabritiis appoggia e il progetto Cult Teramo Culturale
| TERAMO - De Fabritiis lancia un invito al Sindaco Chiodi: Hai ragione bisogna partire dalla cultura: creiamo una Organizzazione Non Governativa Teramo solidale e riempiamo insieme il contenitore culturale.
di Nicola Facciolini
Giorgio De Fabritiis, Presidente della Cia di Teramo appoggia il sindaco Gianni Chiodi
Il Presidente della CIA di Teramo, Giorgio De Fabritiis, appoggia le iniziative culturali del sindaco Gianni Chiodi sulla base del rapporto tra crescita del comparto agricolo e sviluppo culturale della città.
E lancia un appello al primo cittadino di Teramo per aderire a Cult, l’ambizioso progetto “Teramo Culturale” varato dall’Amministrazione di centrodestra. “Sono totalmente d’accordo con le premesse e le sottolineature espresse dal sindaco di Teramo Gianni Chiodi – ha dichiarato il presidente De Fabritiis - la cultura intesa come patrimonio elaborato dalle generazioni che ci hanno preceduto e da una pluralità di segmenti della società, deve costituire la base su cui costruire uno sviluppo armonico dei rapporti fra le diverse componenti della società.
E’ solo partendo da questa base – continua il Presidente - che si possono porre i presupposti per uno sviluppo, anche economico, sostenibile e compatibile con la conservazione di saperi, sapori, ambiente, territorio, rispetto per la vita di tutti e giusta valorizzazione delle diversità”. Per favorire la sostenibilità e l’armonia dello sviluppo, secondo il presidente della Cia di Teramo “un puro efficientismo sganciato dalla realtà culturale in cui si opera o anche una industrializzazione tesa solo ad aumentare posti di lavoro o ricchezza senza alcun rispetto per il tessuto sociale in cui si colloca, alla fine può creare più danni che benefici”.
Insomma, “avere più soldi o più posti di lavoro e ritrovarsi intorno una società invivibile, insicura, violenta, stressante, che deturpa il territorio e mette a rischio la vita nostra e delle future generazioni, non ha in sé alcuna armonia e risulta non sostenibile da alcun punto di vista”. Ecco perché l’agricoltura si connette con il progetto Cult di Gianni Chiodi.
“La cultura contadina è ricca di valori il cui recupero e la cui affermazione farebbe un gran bene a questa società consumistica e frenetica solo schiava del “dio denaro” o del successo ad ogni costo. Gli agricoltori hanno la cultura dell’attesa (bisogna aspettare che il seme maturi!!!), della pazienza e dell’accettazione ma senza rassegnazione (dopo un cattivo raccolto si ricomincia), dell’amore per la natura e gli animali (se non si curano o si allevano bene non si avranno frutti): una cultura a dimensione d’uomo lontana anni luce dalla cultura del “ tutto e subito o del gratta e vinci”.
Qualunque sviluppo o idea di sviluppo non può che ripartire da questi valori se si vuole costruire una società che sappia “essere in armonia” con gli altri esseri umani e la natura”. Sono molte le idee e le proposte della Cia di Teramo, a cominciare dal rispetto e valorizzazione dell’agricoltura come fonte di vita per tutti. “Visto che produciamo il mangiare quotidiano e lavoriamo per salvaguardare ambiente e territorio senza che nessuno ci dica grazie – ha detto il presidente De Fabritiis – non strappiamo all’agricoltura i territori migliori relegandola sempre più in aree marginali, garantiamo un giusto rapporto fra sviluppo industriale e rispetto territoriale.
Creiamo una Organizzazione Non Governativa “Teramo solidale” in cui metter dentro tutti i segmenti della società (provincia, comuni, chiesa, banche, industrie, forze sindacali, culturali) e lanciare una cultura di amore per quegli esseri umani incolpevoli che soffrono miseria e muoiono di fame nel mondo. Partiamo da questi valori culturali”.
De Fabritiis si aspetta molto dal sindaco Gianni Chiodi. “Dopo il suo grido di allarme – ha annunciato il presidente della Cia di Teramo – mi aspetto che si affacci dalla finestra del Comune e mi chiami, visto che ho la finestra di fronte alla sua, e mi inviti ad iniziare a riempire quel “contenitore culturale” di cui lui parla. Noi risponderemo di sicuro anche perché, l’agricoltura, ha bisogno di rompere un isolamento culturale da cui è oppressa da tempo immemorabile ed é per questo che ci convince che l’inizio di un nuovo sviluppo, inteso nell’ accezione più completa e complessa, non possa che essere un inizio che parta dalla cultura”.
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28/03/2007
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