Delitto coniugi Masi
Alba Adriatica | Le armi bianche dei cinesi violenti non sono compatibili con quelle del massacro di Nereto. I carabinieri lo escludono. Operazione antidroga in Alba Adriatica.
di Nicola Facciolini
I carabinieri escludono ogni relazione tra il delitto dei coniugi Masi e le armi rinvenute all'interno dell'appartamento di un pregiudicato cinese arrestato lo scorso ottobre per le rapine "violente" in alcune ville teramane della Val Vibrata.
Le sciabole, le scimitarre e i machete trovati nell'abitazione non sarebbero compatibili con le armi che uccisero con efferata violenza l'avvocato Libero Masi e la moglie Emanuela Cheli il 2 giugno del 2005. Gli esami effettuati dal Ris, il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri, non avrebbero dato risultati di compatibilità. D'altra parte l'ipotesi, in un primo momento avanzata, che vi fosse un qualche collegamento tra le armi rinvenute nella casa di un cinese arrestato per rapina e quelle utilizzate per assassinare i coniugi Masi, era assai ardua da sostenere.
Le armi erano state rinvenute lo scorso ottobre a seguito di una perquisizione a casa di un cinese, il quale era stato arrestato assieme ad altri due complici, con l'accusa di sequestro, rapina ed estorsione. Nello scorso mese di settembre si erano resi responsabili di violente incursioni in alcuni appartamenti dell'entroterra vibratiano, dove avevano terrorizzato e rapinato intere famiglie di imprenditori connazionali. Le rapine avvenivano con l'ausilio di diverse armi da taglio che poi furono rinvenute nell'appartamento di uno degli arrestati. Armi bianche non convenzionali, asce, maceti e scimitarre, che i carabinieri del Reparto operativo di Teramo, impegnati nelle operazioni investigative, avevano pensato bene di inviarle ai colleghi del Ris per analisi e accertamenti. C'era anche chi, tra l'opinione pubblica e i giornalisti, sperava eventualmente che le armi potessero essere ricollegabili a quelle utilizzate per il massacro dei Masi.
Il caso non sarebbe certo stato chiuso, ma la pista da seguire per scoprire i responsabili, almeno quella, sarebbe stata svelata. L'avvocato e la moglie infatti furono vittime di un'intrusione nella propria abitazione, dove furono malmenati con pugni e calci e poi uccisi a randellate con colpi di una violenza inaudita all'arma bianca. Per l'efferato omicidio si era sempre parlato di ascia o macete. Ma a questo punto l'ipotesi delle armi cinesi, che poteva rappresentare una svolta per le indagini, arriva ad un binario morto. Il sostituto procuratore della repubblica Bruno Auriemma dovrà proseguire l'inchiesta battendo altre piste. I cittadini di Nereto non vogliono neppure sentir parlare di archiviazione del caso.
Il nuovo procuratore Gabriele Ferretti, atteso in città per i primi di luglio, dovrà studiare bene il da farsi, magari costituendo un pool di magistrati ad hoc visto che i delitti impuniti (senza colpevoli alla sbarra) salgono a 4 in provincia di Teramo. Nel frattempo, i carabinieri di Alba Adriatica, sempre sulla cresta dell'onda, assicurano alla giustizia, con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio in concorso, Walid Salim, 48 anni nato a Mapuda (Mozambico) nel 1959, senza fissa dimora, clandestino e pregiudicato e Stefania Di Concetto, di San Benedetto del Tronto, residente a Martinsicuro, 29 anni disoccupata e pregiudicata.
I due avevano avviato in casa una vera e propria raffineria e vendita al dettaglio di sostanze stupefacenti. Ma la coppia di spacciatori è stata bloccata, la droga sequestrata, così come l'ingente bottino che i due erano riusciti ad accumulare con il loro lavoro. I carabinieri di Alba al termine di un'intensa attività info-investigativa protratta da oltre una settimana, hanno fatto irruzione nell'abitazione dei due. Al termine della perquisizione domiciliare, sono stati rinvenuti e sequestrati 100 grammi di eroina, 50 grammi di cocaina, 50 grammi di hashish e 900 grammi di sostanza da taglio (mannite). E' stata sequestrata anche la somma in contanti di 25mila euro che i due avevano nascosto nell'armadio, in un sacco di plastica, provento della loro attivita' criminale. I due sono rinchiusi nel carcere di Teramo.
Le sciabole, le scimitarre e i machete trovati nell'abitazione non sarebbero compatibili con le armi che uccisero con efferata violenza l'avvocato Libero Masi e la moglie Emanuela Cheli il 2 giugno del 2005. Gli esami effettuati dal Ris, il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri, non avrebbero dato risultati di compatibilità. D'altra parte l'ipotesi, in un primo momento avanzata, che vi fosse un qualche collegamento tra le armi rinvenute nella casa di un cinese arrestato per rapina e quelle utilizzate per assassinare i coniugi Masi, era assai ardua da sostenere.
Le armi erano state rinvenute lo scorso ottobre a seguito di una perquisizione a casa di un cinese, il quale era stato arrestato assieme ad altri due complici, con l'accusa di sequestro, rapina ed estorsione. Nello scorso mese di settembre si erano resi responsabili di violente incursioni in alcuni appartamenti dell'entroterra vibratiano, dove avevano terrorizzato e rapinato intere famiglie di imprenditori connazionali. Le rapine avvenivano con l'ausilio di diverse armi da taglio che poi furono rinvenute nell'appartamento di uno degli arrestati. Armi bianche non convenzionali, asce, maceti e scimitarre, che i carabinieri del Reparto operativo di Teramo, impegnati nelle operazioni investigative, avevano pensato bene di inviarle ai colleghi del Ris per analisi e accertamenti. C'era anche chi, tra l'opinione pubblica e i giornalisti, sperava eventualmente che le armi potessero essere ricollegabili a quelle utilizzate per il massacro dei Masi.
Il caso non sarebbe certo stato chiuso, ma la pista da seguire per scoprire i responsabili, almeno quella, sarebbe stata svelata. L'avvocato e la moglie infatti furono vittime di un'intrusione nella propria abitazione, dove furono malmenati con pugni e calci e poi uccisi a randellate con colpi di una violenza inaudita all'arma bianca. Per l'efferato omicidio si era sempre parlato di ascia o macete. Ma a questo punto l'ipotesi delle armi cinesi, che poteva rappresentare una svolta per le indagini, arriva ad un binario morto. Il sostituto procuratore della repubblica Bruno Auriemma dovrà proseguire l'inchiesta battendo altre piste. I cittadini di Nereto non vogliono neppure sentir parlare di archiviazione del caso.
Il nuovo procuratore Gabriele Ferretti, atteso in città per i primi di luglio, dovrà studiare bene il da farsi, magari costituendo un pool di magistrati ad hoc visto che i delitti impuniti (senza colpevoli alla sbarra) salgono a 4 in provincia di Teramo. Nel frattempo, i carabinieri di Alba Adriatica, sempre sulla cresta dell'onda, assicurano alla giustizia, con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio in concorso, Walid Salim, 48 anni nato a Mapuda (Mozambico) nel 1959, senza fissa dimora, clandestino e pregiudicato e Stefania Di Concetto, di San Benedetto del Tronto, residente a Martinsicuro, 29 anni disoccupata e pregiudicata.
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13/04/2007
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