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Il Parlamento tifa per un calcio europeo più fair play

| BRUXELLES - Il Parlamento ammonisce che i forti interessi economici mettono a repentaglio tale sport conferendo vantaggi, anche sul campo, ai club più ricchi.


Evidenziando il ruolo sociale del calcio, il Parlamento ammonisce che i forti interessi economici mettono a repentaglio tale sport conferendo vantaggi, anche sul campo, ai club più ricchi. Suggerisce quindi degli spunti per un quadro normativo europeo sul controllo finanziario dei club, la vendita dei diritti di tele diffusione e il sostegno ai vivai. Chiede poi di garantire il diritto alla privacy dei cittadini nelle attività di coordinamento delle polizie nella lotta alla violenza negli stadi.

Lo sport europeo, e il calcio in particolare, «costituisce una parte inalienabile della identità e della cittadinanza europea». E' quanto afferma il Parlamento che, adottando la relazione di Ivo BELET (PPE/DE, BE), sottolinea il proprio attaccamento al modello calcistico europeo, «con la sua relazione simbiotica tra calcio amatoriale e calcio professionistico».

Tuttavia, riconosce anche la necessità di uno sforzo comune - da parte degli organi di governo del calcio e delle autorità politiche - teso a contrastare taluni sviluppi negativi, tra cui l'eccessiva commercializzazione e la concorrenza sleale che ne deriva. A suo parere, infatti, il futuro del calcio professionistico in Europa «è minacciato dalla crescente concentrazione della ricchezza economica e del potere sportivo». Per tale motivo, chiede agli Stati membri, alle autorità calcistiche e alla Commissione di valutare la necessità di misure politiche, tenendo presenti le raccomandazioni contenute nella "Valutazione indipendente sullo sport europeo 2006".

Più in particolare, i deputati si dicono favorevoli a un controllo modulato dei costi, sollecitano una riflessione sull'introduzione di uno statuto giuridico europeo per le società economiche sportive e la promozione della partecipazione dei tifosi alla gestione dei club, nonché una lotta più efficace contro le attività criminali legate al calcio. Chiedono poi che sia esaminata la possibilità di estendere in tutta Europa un sistema di vendita collettiva dei diritti di telediffusione e auspicano un sistema di distribuzione dei biglietti non discriminatorio. Il Parlamento inoltre sottolinea la necessità di sostenere - anche finanziariamente - i vivai e i centri di formazione, e di dare maggiori possibilità di giocare ai giovani talenti. Nel chiedere poi il rispetto dei diritti sociali dei calciatori, sollecita una normativa europea che inquadri l'attività dei procuratori. Occorre infine promuovere una politica di prevenzione e di repressione del doping e per la lotta contro il razzismo e la xenofobia.

Più certezza giuridica nel mondo del calcio

Il Parlamento sottoscrive il principio essenziale secondo il quale gli aspetti economici dello sport professionistico ricadono tra le competenze comunitarie. Ritenendo peraltro che gli effetti restrittivi di una norma sportiva debbano essere conformi al diritto UE, invita la Commissione a definire degli orientamenti sull'applicazione di tale principio e ad avviare consultazioni al fine di negoziare un accordo quadro formale tra l'UE e gli organi direttivi del calcio, nazionali e europei. Alla Commissione è anche chiesto di istituire, nel suo prossimo Libro bianco, un piano d'azione per il calcio europeo che indichi le questioni suscettibili di essere trattate a livello comunitario nonché gli strumenti da utilizzare al fine di «promuovere certezza giuridica e condizioni omogenee per il calcio professionistico». I deputati ritengono infatti necessario evitare che il futuro del calcio professionistico in Europa «sia determinato unicamente caso per caso ».

Nuove norme per il controllo delle finanze dei club. Tifosi azionisti

Il Parlamento appoggia il sistema dell'UEFA di licenze per i club e ne chiede pertanto lo sviluppo ulteriore, in conformità al diritto comunitario, «per assicurare trasparenza finanziaria e una gestione corretta». Tuttavia, i deputati hanno soppresso il paragrafo che raccomandava la creazione di un ente indipendente di controllo avente il compito di verificare le attività finanziarie e commerciali dei club europei e di garantire il rispetto dei criteri di trasparenza finanziaria e di corretta gestione. Si dicono però convinti che l'introduzione di un sistema modulato di controllo dei costi potrebbe migliorare la stabilità finanziaria e l'equilibrio competitivo tra le squadre. Invitano poi la Commissione a riflettere sull'introduzione di uno statuto giuridico europeo per le società economiche sportive che consentirebbe «l'introduzione di norme per il controllo delle attività economiche e finanziarie di tali società, il coinvolgimento dei tifosi e la partecipazione della comunità».

In proposito, agli Stati membri e agli organi di governo del calcio, è chiesto di promuovere attivamente «il ruolo sociale e democratico dei tifosi di calcio sostenitori dei principi del fair play, favorendo la creazione e lo sviluppo di fondi fiduciari, in riconoscimento della loro responsabilità, gestiti dai tifosi stessi, che potrebbero partecipare alla proprietà e alla gestione delle società». Ma anche nominando un difensore civico per il calcio e, in modo specifico, estendendo a livello europeo il modello del movimento britannico di "Supporters Direct".

I deputati chiedono inoltre a tutti gli organi di governo del calcio di definire e coordinare meglio le loro competenze, responsabilità, funzioni e procedure decisionali «al fine di aumentare la loro democraticità, trasparenza e legittimità nell'interesse dell'insieme del settore calcistico». La Commissione è anche invitata a fornire orientamenti sui quali si fondi una legittima e adeguata autoregolamentazione e un sostegno finanziario alle federazioni e alle associazioni finalizzato a promuovere e coltivare i giovani talenti e la squadra nazionale. Per i deputati, infatti, un'autoregolamentazione più concertata a livello nazionale ed europeo, ridurrà la tendenza a ricorrere alla Commissione e alla Corte di giustizia. D'altra parte, il Parlamento riconosce la competenza e la legittimità dei tribunali sportivi «nella misura in cui essi si richiamano al diritto ad un equo processo». Ma, ritenendo che il ricorso a tribunali civili non possa costituire un illecito disciplinare, condanna le decisioni arbitrarie della FIFA in proposito e chiede all'UEFA e alla FIFA di accettare il diritto di ricorso ai tribunali ordinari.

Occorre inoltre riflettere sulle conseguenze di una possibile liberalizzazione del mercato delle scommesse e sui meccanismi volti ad assicurare il finanziamento dello sport in generale e del calcio in particolare, nonché di esaminare misure atte a salvaguardare l'integrità delle competizioni calcistiche nazionali ed europee. La Commissione è invitata a mettere a punto orientamenti chiari sull'applicazione delle norme sugli aiuti di Stato, indicando quale tipo di partecipazione pubblica sia accettabile e legittima, come il sostegno finanziario o d'altro genere accordato da autorità pubbliche alla costruzione o all'ammodernamento di stadi o di altre strutture calcistiche.

Il Parlamento sostiene poi che molte attività criminali (partite truccate, corruzione, ecc.) «sono il risultato della spirale delle spese, dell'inflazione degli ingaggi e della conseguente crisi finanziaria che molte società devono fronteggiare». Sostiene quindi gli sforzi degli organi di governo del calcio europei e nazionali per introdurre «una maggiore trasparenza nella struttura societaria dei club». Al Consiglio è poi chiesto di adottare misure di lotta alle attività criminali «che minacciano il calcio professionistico», compreso il riciclaggio, le scommesse clandestine, il doping e le partite truccate nonché la prostituzione coatta a margine dei grandi eventi calcistici. Gli enti coinvolti nel settore del calcio devono inoltre rispettare pienamente la legislazione in materia di trasparenza e riciclaggio di denaro.

Vendita collettiva dei diritti televisivi e ripartizione dei proventi

Sottolineando che la Commissione ha confermato la compatibilità della vendita collettiva dei diritti di telediffusione con le regole comunitarie della concorrenza, il Parlamento sostiene che, in tutte le competizioni, «la vendita collettiva è essenziale per tutelare il modello della solidarietà finanziaria del calcio europeo». Auspica quindi che la Commissione avvii un'ulteriore indagine sull'opportunità di adottare tale modello in tutta Europa per le competizioni paneuropee e nazionali. Per i deputati occorre poi che la Commissione fornisca una valutazione particolareggiata dell'impatto economico e sportivo delle sue decisioni in questo campo ed è necessario che la vendita dei diritti di telediffusione nelle leghe nazionali di calcio europee sia «negoziata e ultimata in modo trasparente».
Il Parlamento sottolinea poi che la crescente rilevanza dei proventi ricavati dalla vendita dei diritti di telediffusione «potrebbe scardinare l'equilibrio concorrenziale fra le società di vari paesi», poiché tali proventi dipendono in larga misura dalla dimensione dei mercati televisivi nazionali. Ritiene quindi essenziale che tali proventi siano ripartiti equamente secondo modalità «che garantiscano la solidarietà tra il gioco professionale e amatoriale e tra club concorrenti in tutte le competizioni».

Nel prendere atto che l'attuale distribuzione degli introiti derivanti dai diritti televisivi nella Champions League dell'UEFA «rispecchia in modo significativo la dimensione dei mercati televisivi dei club nazionali», osserva che ciò avvantaggia i grandi paesi, «diminuendo così il potere dei club di paesi più piccoli». L'UEFA, assieme alla Commissione, è quindi invitata a continuare a studiare meccanismi che instaurino un maggiore equilibrio competitivo in questo campo «attraverso una maggiore ridistribuzione».

Biglietti d'ingresso allo stadio meno cari

Il Parlamento osserva che la trasmissione televisiva delle gare sportive avviene sempre più su reti codificate e a pagamento e che tali gare diventano pertanto inaccessibili per molti consumatori. D'altro lato, ritiene che le trasmissioni calcistiche debbano essere accessibili al più vasto pubblico possibile anche mediante i canali che trasmettono in chiaro.

Osserva che spesso si registra uno squilibrio tra l'offerta e la domanda di biglietti per i grandi incontri di calcio. Sottolinea quindi l'importanza di considerare appieno gli interessi dei consumatori - e non solo degli sponsor - in sede di distribuzione dei biglietti e di garantire che la loro vendita avvenga «in modo equo e non discriminatorio a tutti i livelli». D'altra parte, riconosce che la distribuzione dei biglietti può, se del caso, essere ristretta ai membri delle associazioni di tifosi e alle associazioni di viaggio, se ciò è realizzato su base non discriminatoria. Per garantire un futuro positivo per il calcio professionistico e un ampio accesso del pubblico alle partite, inoltre, suggerisce di fornire biglietti a prezzo ridotto per giovani e famiglie, in particolare per incontri internazionali di grande interesse.

Sostenere i vivai: giovani talenti in rosa

Il Parlamento sottolinea che il calcio rappresenta un efficiente strumento di inclusione sociale e dialogo multiculturale e deve svolgere un ruolo attivo nella lotta contro la discriminazione, l'intolleranza, il razzismo e la violenza, soprattutto alla luce degli incidenti che tuttora si verificano all'interno e attorno gli stadi. In proposito, pone anche in evidenza l'importanza dell'istruzione attraverso lo sport e le potenzialità insite nel calcio per aiutare i giovani socialmente vulnerabili «a rimettersi in carreggiata».

I deputati esprimono poi il loro sostegno alle misure dell'UEFA tese a incoraggiare la formazione dei giovani calciatori «esigendo la presenza di un numero minimo di calciatori del vivaio nella rosa di una squadra professionistica e ponendo un limite alle dimensioni della rosa». Ritenendo tali incentivi «proporzionati», chiedono quindi ai club professionistici «di applicare rigorosamente tale norma». D'altra parte, si dicono convinti della necessità di disposizioni aggiuntive per far sì che ciò «non porti al traffico di minori derivante dalla concessione di contratti da parte di alcune società a giocatori giovanissimi (di età inferiore ai 16 anni)». Insistono poi sul fatto che la normativa in materia di immigrazione «deve sempre essere rispettata in relazione all'ingaggio di giovani talenti stranieri. Al riguardo invitano gli organi di governo del calcio e i club a impegnarsi nella lotta contro la tratta degli esseri umani.

Nel sottolineare poi l'importanza sociale e educativa dei centri di formazione e la funzione essenziale da essi svolta per lo sviluppo dei talenti calcistici del futuro, il Parlamento sostiene le iniziative finanziarie destinate ai club dotati di un centro di formazione. In proposito, chiede alla Commissione di riconoscere questo ruolo essenziale in sede di definizione degli orientamenti per gli aiuti di Stato e la invita ad appoggiare i progetti di inserimento sociale promossi da società calcistiche. Ai giovani calciatori, inoltre, i club dovrebbero sempre offrire l'opportunità di ricevere parallelamente un'istruzione generale e una formazione professionale, «affinché non siano completamente dipendenti dai club».

Diritti sociali dei calciatori e nuova direttiva sull'attività dei procuratori

Per i deputati la sentenza Bosman del 1995 ha avuto un effetto positivo sui contratti e la mobilità dei calciatori. Tuttavia, ritengono che, nonostante i numerosi problemi occupazionali e sociali tuttora da risolvere, essa ha avuto anche varie conseguenze negative per lo sport. Tra queste, citano l'aumento delle possibilità, per i club più ricchi, di assicurarsi i giocatori migliori, il maggior legame tra capacità finanziaria e risultati sportivi, la spirale inflazionistica degli ingaggi dei giocatori, minori opportunità per i giocatori provenienti dal vivaio di esprimere il loro talento ai massimi livelli e una minore solidarietà tra sport professionistico e amatoriale.

Il Parlamento deplora poi le differenze tra le normative sociali e fiscali degli Stati membri «che causano disequilibri tra i club» nonché «la mancanza di volontà degli Stati membri nel risolvere questo aspetto a livello europeo». Chiede poi all'UEFA e alla Commissione di intensificare i loro sforzi tesi a rafforzare il dialogo sociale a livello europeo su questioni quali la durata del contratto, la definizione del periodo di trasferimento, le possibilità di rescissione anticipata del contratto e il rimborso ai club di formazione. Più in generale riconosce la necessità di attuare in modo più efficace, in tutti gli Stati membri, la legislazione in materia di lavoro al fine di assicurare che i giocatori professionisti si vedano riconosciuti i diritti loro spettanti e adempiano agli obblighi cui sono soggetti in quanto lavoratori dipendenti.

Facendo riferimento alla "causa Charleroi" attualmente all'esame della Corte di giustizia, i deputati ritengono che i club devono liberare i propri giocatori chiamati a giocare nella squadra nazionale «senza aver diritto a compensazioni». L'UEFA e la FIFA, assieme a alle leghe e ai club europei, sono esortate a raggiungere un accordo sulle condizioni applicabili ai calciatori che subiscono infortuni mentre rappresentano i loro paesi e sulla messa a punto di un sistema di assicurazione collettiva.

Nel sottolineare l'importanza del reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali ottenute in un altro Stato membro per consentire la libera circolazione dei lavoratori, i deputati ritengono che la realtà economica in cui operano attualmente gli agenti dei calciatori richieda azioni da parte degli organismi di governo del calcio a tutti i livelli «al fine di migliorare le norme che disciplinano l'attività di tali agenti». La Commissione è quindi invitata ad appoggiare gli sforzi dell'UEFA volti a regolamentare i procuratori dei giocatori, se necessario presentando una proposta di direttiva.

Tale provvedimento, è precisato, dovrebbe prevedere norme e criteri d'esame rigorosi per autorizzare un soggetto a svolgere l'attività di agente di calciatori, trasparenza nelle transazioni degli agenti, norme minime armonizzate per i contratti degli agenti e un sistema di controllo e disciplinare efficiente ad opera degli organismi europei di governo del calcio. Ma la direttiva dovrebbe anche introdurre un "regime di concessione delle licenze di agente" e un registro degli agenti, nonché prevedere la cessazione della "doppia rappresentanza" e del pagamento dell'agente da parte del giocatore.

Prevenzione e lotta al doping: istituire un'agenzia indipendente

Il Parlamento raccomanda che la prevenzione e la lotta contro il doping diventino un'importante preoccupazione per gli Stati membri. Sollecita quindi una politica di prevenzione e di repressione del doping e sottolinea la necessità di combattere le irregolarità attraverso controlli, la ricerca, test, un monitoraggio permanente effettuato da medici indipendenti e, parallelamente, mediante la prevenzione e la formazione.

I club professionisti sono poi esortati ad assumersi l'impegno di combattere il doping e a verificarne il rispetto attraverso controlli interni. La Commissione, invece, dovrebbe creare un organismo indipendente di controllo del doping corrispondente all'Agenzia mondiale antidoping (WADA), che riguardi esclusivamente il calcio e operi secondo le stesse condizioni e procedure di detta agenzia.

Inasprire le pene contro gli atti di razzismo

Tutti gli Stati membri, infine, sono invitati a introdurre meccanismi atti a promuovere la cooperazione tra club, forze di polizia e tifoserie organizzate, al fine di combattere la violenza e i fenomeni di teppismo nonché altre forme di comportamento delinquenziale prima, durante e dopo le partite di calcio. Alla Commissione, agli Stati membri e a tutti i soggetti operanti nel calcio professionistico è poi chiesto di intensificare la lotta al razzismo e alla xenofobia anche attraverso un inasprimento delle sanzioni contro qualsiasi atto discriminatorio nel calcio.

L'UEFA e le federazioni e le leghe nazionali dovrebbero inoltre applicare norme disciplinari in modo coerente, fermo e coordinato senza ignorare la situazione finanziaria dei club. Per i deputati, inoltre, occorre condurre una vasta campagna europea di sensibilizzazione dei tifosi, al fine di arginare la violenza all'interno e all'esterno degli stadi.

Sicurezza in occasione delle partite di calcio internazionali

Il 25 aprile 2002 il Consiglio ha adottato la decisione 2002/348/GAI che prevede la creazione, in ciascuno Stato membro, di un punto nazionale d'informazione sul calcio che funge da punto di contatto per lo scambio delle informazioni di polizia in relazione alle partite di calcio internazionali. Alla luce dell'esperienza acquisita negli ultimi anni e tenuto conto dell'aumento dei tifosi che si recano a vedere partite all'estero, il Consiglio ha scelto di rivedere ed aggiornare la decisione. Si tratta, in particolare, di rispondere alla necessità che gli organismi competenti rafforzino la loro cooperazione e professionalizzino lo scambio di informazioni al fine di prevenire turbative dell'ordine pubblico e di consentire a ogni Stato membro di effettuare un'efficace valutazione dei rischi.

Il Parlamento, consultato su questa proposta, ha quindi adottato la relazione di Giusto CATANIA (GUE/NGL, IT) che propone alcuni emendamenti volti, soprattutto, a garantire il diritto alla privacy dei cittadini nelle attività di scambio di informazioni da parte delle antenne nazionali dei diversi Stati membri. I deputati, pur riconoscendo che tali antenne costituiscono uno strumento fondamentale, precisano che esse devono funzionare esclusivamente in applicazione delle legislazioni nazionali e in attuazione delle direttive europee e delle convenzioni internazionali a tutela dei dati personali.

Inoltre, chiedono che i dati di carattere personale sui tifosi a rischio siano trattati esclusivamente in occasione degli incontri di calcio e non possano essere utilizzati per eventuali altre attività. E' poi sottolineato che lo scambio di dati dev'essere inteso a preparare e adottare le misure appropriate per mantenere l'ordine pubblico in occasione di un evento calcistico. Si può trattare, in particolare, di informazioni riguardanti individui che presentano o possono presentare una minaccia per l'ordine e la sicurezza pubblici.

02/04/2007





        
  



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