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Unioni dei Comuni marchigiani in ginocchio con i nuovi criteri di riparto dei fondi statali

Lapedona | Tutti i presidenti riuniti lo scorso 10 maggio 2007 nella sede ANCI per concordare azioni efficaci. Si pronuncia il presidente dell’Unione Valdaso Pieroni

Qualcosa non quadra. Lo sostengono con fermezza i 14 presidenti delle Unioni di Comuni marchigiane, in seguito alla comunicazione regionale sui criteri di riparto dei trasferimenti statali. Il taglio netto delle risorse potrebbe addirittura provocare situazioni di dissesto finanziario di questi Enti, che si stanno occupando di mettere in scala finanziaria i servizi tra piccoli Comuni confinanti.

Impresa non semplice, ma che all'Unione Valdaso sta riuscendo piuttosto proficuamente, tanto da essere considerata l'Unione pilota nel territorio regionale. Presidenti e amministratori locali, autoconvocatisi nella sede anconetana dell'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani giovedì 10 maggio, sollecitano quindi l'assessore regionale Minardi per un incontro urgente e una soluzione adeguata.

"A Minardi chiederemo conto di un taglio dei trasferimenti statali tanto ingiustificato quanto drastico - fa sapere il presidente dell'Unione Valdaso Mauro Pieroni, attuale sindaco di Lapedona -. Già il presidente del Consiglio dell'Unione Umberto Pistolesi e il sindaco di Moresco Amato Mercuri hanno sondato la disponibilità dell'amministratore regionale e della Commissione competente a fare dietrofront.

Un'attività parallela sta svolgendo anche Marco Talamonti, sindaco di Altidona e presidente regionale in carica dell'ANCI per i Comuni sotto i 5.000 abitanti. Resta in questi giorni l'interrogativo che sbalordisce: come è possibile che 1 milione e 391 mila euro, destinati alle Unioni marchigiane nel 2006 secondo le direttive statali, possano essere assottigliati sino alla somma di 860 mila euro?

A parte il fatto che si parla di un riparto intempestivo di sei mesi, la diminuzione va ad incidere su un esercizio finanziario già programmato ed eseguito in seguito alle regolari approvazioni degli organi competenti. La destinazione del fondo ministeriale - si è invece stabilito a chiare lettere nella Conferenza Unificata n.936 del 1° marzo 2006 - deve essere gestita nel rispetto delle indicazioni contenute nello specifico documento, sia per Unioni che per Comunità Montane.

Da quest'anno tuttavia, la procedura del riparto ha subito una modificazione. I finanziamenti non seguono più il filo diretto Stato-Enti associati, perché sono state chiamate le Regioni italiane a fare da filtro nella distribuzione.

Tuttavia un conto è la pedissequa distribuzione secondo le direttive, altro è invece una totale revisione dei criteri di riparto. Una Unione istituzionalmente apprezzata come la nostra riceverebbe per l'anno ormai trascorso 56 mila euro anziché i 161 mila indicati dal Ministero, già inseriti tra le entrate del Bilancio. E per il 2007 gli orizzonti non appaiono più sereni. A fronte di questa vertiginosa diminuzione restano aumenti altrettanto vertiginosi per le Comunità Montane. Per alcune di esse è previsto un contributo dalla Regione moltiplicato per dieci rispetto alla somma stanziata dallo Stato. Questa improvvisa e improvvida virata beneficia enti territoriali che oltretutto fruiscono di proprie linee di finanziamento, che tendono a riequilibrare le problematiche delle aree montane.

Se non si dovessero ristabilire i vecchi criteri della gestione statale, che avevano consentito uno sviluppo e un miglioramento dei servizi in forma associata, le 14 Unioni marchigiane si troveranno a dover ripianare deficit imprevisti. Né va escluso che, in alcuni casi, si potrebbe ventilare la chiusura dell'esperienza associata, versando nell'impossibilità di poter continuare a gestire i servizi erogati".

 

16/05/2007





        
  



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