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Il Giro a Berghem

San Benedetto del Tronto | Il Giro svolta e finisce la seconda settimana. Corsa piena di suggestioni, di ipotesi e di fatica. Saronni, due giorni fa ha contrapposto l'onestà dei ragazzi del Giro di fronte alle confessioni di doping che arrivano dall'estero.

di Renato Novelli

Qualcuno ha denunciato il Tour come terreno di cultura dell'Epo et similia. Un dato è vero: il Tour si è buttato su un modulo fisso: strapotere di un leader indiscusso che si misura con i record precedenti a colpi di numero di tour vinti. Basso sarebbe stato l'erede di Armstrong, come lui lo fu di Indurain, come questi lo fu di Lemond, come questi lo fu di Hinault. Salvo, poi , ricordare che i tour più belli furono quello di un outsider di nome Pantani(1998) o quello (1988) che Fignon perse per 8 miserabili secondi in una cronometro da lui vinta su Lemond e quello, dove il milite ignoto Chiappucci osò sfidare Sua maestà americana Lemond(1989) . Dove non ci sono super corridori è meno necessario bombarsi, dice Saronni.

Chissà se ha risolto il mistero. Lui e Cunego pongono al povero appassionato un mistero più classico. Di Luca si è comportato come uno che ha messo sulla vittoria un'ipoteca forte. Cunego va bene, ma in salita perde sempre qualche colpo rispetto agli altri e in particolare a Di Luca. Perché oggi, in una tappa che doveva essere di trasferimento e per iniziativa del neo nato club degli ex vincitori(Garzelli(2000), Simoni(2001, 2003) Savoldelli(2002,2005) si è movimentata, di fronte all'attacco improvvisato dei tre, la squadra di Capitan Cunego e Saronni direttore, si è consumata come candela al vento per contenere il distacco dei primi.

La Liquigas di Di Luca non c'era più, liquefatta, diceva un giornalista. Brutto segno per il conterraneo nostrale e Omen sarcastico per i patron. Forse Saronni, cervello fino da corridore, sa quello che noi poveri tifosi non dovremmo sapere. Cunego ci prova, dice che ha lavorato per esplodere la terza settimana. Ma forse corre anche preparandosi ad arrivare secondo. Di Luca è stato ingeneroso. Ha corso coperto dai suoi e dalla Lamprex, poi sull'ultima erta che porta a Berghem de Sura, ha impietosamente staccato Cunego medesimo.

Che nella discesa che portava al traguardo di Berghem de Suta ha ricucito lo strappo. Giustizia della TV a Bergamo che è una delle città più belle d'Italia, ma rimane fuori dalla mappa dei siti turistici internazionali. Domenica 27 Maggio, la tappa finisce alle Tre Cime di Lavaredo che nel 1967 videro il trionfo di Gimondi in fuga solitaria. Dietro di lui Anquetil ed altri presero spinte sostanziose dai tifosi. La giuria annullò la classifica, Gimondi(l'unico a non essere aiutato) voleva ritirarsi, ma il giorno dopo, a Tirano arrivò di nuovo solo e si infilò la maglia rosa. Non fu inseguito dal gruppo con determinazione. Anquetil era un vero signore.

Nel 1968, le Tre Cime di Lavaredo furono messe alla quinta tappa per dare una chance a Gimondi campione nazionale di fare suo il Giro presto. Il giorno era terribile. Nebbia da non veder niente, pioggia e freddo. Non era possibile trasmettere immagini. Dezan il commentatore unico del tempo ci intrattenne e ci diede la notizia che nel immenso freddo un corridore aveva staccato tutti. Disse che sicuramente si trattava di Gimondi che all'inizio della salita era pimpante tra i big. Apparve la sagoma di un uomo in bici, che pedalava come se la stesse mangiando. Sbandava per la fatica.

"Eccolo, eccolo" gridava Dezan. Avanzava il pedalatore, ma la sua maglia tendeva ad un pallido rosa, non sembrava essere quella della Salvarani. Il volto stesso del ciclista non era affilato con il lungo naso, ma rotondeggiante. Era Eddy Mercx, che secondo tutti i capiscioni di allora essendo belga era fortissimo, ma non avrebbe mai potuto essere re in montagna. Gimondi arrivò staccato di 5 minuti e pianse, di un pianto disperato infantile, umanissimo. Degli altri non sapemmo che il giorno dopo. La TV dei ragazzi incalzava, il ciclismo chiuse, i miei amici ed io lasciammo il Bar Scalone in Piazza della vittoria a Pavia e tornammo in Università nelle aule occupate a cercare notizie da Parigi e a studiare perché gli esami erano vicini e da noi, al contrario che in Francia, la lotta , come si diceva allora, volgeva al termine. Già come ho detto, era il Maggio del 1968.

27/05/2007





        
  



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