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A due anni dalla mattanza dei coniugi Masi, ancora buio pesto degli inquirenti

Nereto | L'On. Pio Rapagnà scende in campo con una protesta clamorosa per spronare le Istituzioni ad agire subito contro gli assassini.

di Nicola Facciolini

Le pagine dei giornali il giorno dopo il delitto Masi.

Ancora buio pesto degli investigatori e degli inquirenti sul duplice omicidio dei coniugi Libero Masi ed Emanuela Cheli, avvenuto a Nereto (Te).

A due anni esatti da quel maledetto 2 giugno 2005, i cittadini sono ancora in attesa di giustizia per l'effererata, barbara e crudele mattanza senza precedenti nella nostra provincia che si aggiunge agli altri quattro delitti senza soluzione, senza imputati e colpevoli alla sbarra.

Omicidi orribili, consumati tra il 2004 e il 2006. Gli assassini dei coniugi Masi, infatti, sono ancora in libertà, fuggiti chissà dove. I neretesi sono molto preoccupati: hanno chiesto giustizia ma nessuno li ha ascoltati.

"Come amico personale dei coniugi Masi, e non sono il solo - ha dichiarato l'On.le Pio Rapagnà - ho deciso di proseguire nella mia iniziativa di protesta e di stimolo, ed anche in occasione della prossima celebrazione della festa della Repubblica del 2 giugno effettuerò e rispetterò un rigoroso "lutto civico" ed una rinuncia volontaria ai miei diritti civili e politici anche come ex Parlamentare, per denunciare alla opinione pubblica, alle Istituzioni ed agli Organi Costituzionali della medesima Repubblica Italiana che, a due anni dall'efferato delitto, è ormai un dato di fatto incontrovertibile che non siano state assunte, da parte di chiunque ne avesse avuto specifico dovere istituzionale e civico, tutte quelle iniziative tese ad aiutare più concretamente le indagini al fine di pervenire alla cattura degli assassini, che invece risultano essere scomparsi nel nulla, insieme alla memoria della strage tremenda perpetrata a Nereto".

In segno di indignazione civile, e con la morte nel cuore, l'on. Rapagnà non parteciperà a nessuna delle celebrazioni del 2 giugno che si svolgeranno a Teramo ed in Abruzzo. Agli organi investigativi ed inquirenti ed alle altre autorità competenti l'on. Rapagna chiede una risposta pubblica ai molti interrogativi inevasi in questi due anni.

Perché è trascorso tutto quel tempo, quasi 12 ore, prima dell'arrivo delle Forze dell'ordine e successivamente degli investigatori e degli inquirenti? Perché è stato possibile che le persone più disparate entrassero liberamente e disordinatamente nei luoghi del delitto e all'interno della abitazione dei coniugi Masi? Perché sono state avanzate ipotesi "strampalate e campate per aria" anche da parte di chi, in assenza di certezze assolute, avrebbe dovuto mantenere il più assoluto riserbo? Perché é stato poi imposto il silenzio stampa e la secretazione delle indagini quando ormai era troppo tardi e forse anche in assenza di ogni e qualsiasi "notizia sui criminali" e di un "indizio concreto" da proteggere e su cui lavorare con una qualche attendibilità? Perché si è verificato, nel corso delle indagini, il trasferimento in altra sede del Comandante Provinciale dei Carabinieri Colonnello Igino Izzo, che pure è stato tra i primi ad arrivare sul luogo del delitto, a condurre quindi i primi accertamenti, avviare, indirizzare e guidare le relative indagini? Perché è stato possibile l'uscita anticipata dalle medesime indagini del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Teramo, dottor Cristoforo Barrasso, essendo stato anche lui, come il Colonnello Izzo, uno dei primi ad entrare nei luoghi del delitto, condurre gli accertamenti, avviare, indirizzare a caldo, guidare, commentare ed interpretare i fatti in modo rivelatosi poi del tutto opinabile? Perché il Sig. Prefetto ed il Sig. Questore di Teramo, e le altre autorità competenti, vista la gravità dei fatti e l'allarme sociale determinatosi, non hanno immediatamente convocato a Nereto una riunione straordinaria del Comitato Provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, e perché non l'abbiano fatto nemmeno successivamente pur di fronte alle mie reiterate richieste? Perché il Ministro della Giustizia non è intervenuto immediatamente, ovvero tempestivamente, a sanare la situazione di "vacatio" in cui si era venuta a trovare la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Teramo, con il pre-pensionamento del dottor Barrasso?

01/06/2007





        
  



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